Cavalleria Cristiana

"È autentica Cavalleria Cristiana quella dei Cavalieri Erranti, nel duplice senso di andare ed errare, simili ai saggi e giusti di Dio, i quali si ritirano di tanto in tanto nella fortezza della Tradizione Interiore per dare la scalata alle vette dello Spirito" Primo Siena

domenica 18 dicembre 2016

Santuari, esercito di devoti: centomila sardi in cammino per chiese campestri



La Via dei santuari tracciata dalla associazione "Camminantes" 

È un percorso lungo il quale si spostano ogni anno non meno di centomila fedeli. Una carovana che ripercorre gli stessi itinerari degli avi, chilometri di strada a piedi, a cavallo o in macchina per sciogliere un voto o chiedere una grazia.
San Francesco di Lula è una di queste mete. Come i Martiri di Fonni, San Cosimo di Mamoiada, San Mauro di Sorgono, e San Paolo di Monti da secoli destinazione spirituale degli orunesi.
Mappe, storia e tradizioni messe insieme dall'associazione Camminantes che ha tracciato l'itinerario della Via dei santuari, 350 chilometri da San Salvatore di Cabras fino a San Paolo di Monti.
Una linea rossa che tocca quattordici santuari campestri tra il Sinis, il Montiferru, la Barbagia, la Baronia e la Gallura.

Fonte: 

mercoledì 14 dicembre 2016

Aleppo liberata. Vicario apostolico: “Questo Natale avrà un altro profumo” .

Mons. Abou Khazen, felice per l’ingresso dell’esercito siriano nei quartieri occupati, considera “motivo di speranza” la lettera del Papa ad Assad. Ma accusa: “L’embargo colpisce solo i civili”

 Maloula, Siria. Monastero di Santa Tecla - Wikimedia Commons




“La città di Aleppo finalmente sta per essere completamente liberata e unificata dopo quattro lunghi anni di divisione e di morte seminata da diversi gruppi armati siriani e non”. La testimonianza diretta giunge a ZENIT da mons. Georges Abou Khazen, vicario apostolico di Aleppo per i cattolici di rito latino.
Mentre lui parla, di sottofondo è nitido il suono dei colpi di mortaio. Stavolta però, rispetto ai mesi scorsi, è un sibilo di speranza, giacché testimonia l’assedio da parte dell’esercito siriano nella parte orientale della città, fino a poche settimane fa una roccaforte dei gruppi cosiddetti “ribelli”.
Durante l’occupazione – racconta mons. Abou Khazen, che ha avuto modo di parlare con persone fuggite dalla parte est di Aleppo – “la vita non era affatto facile, specialmente negli ultimi mesi di combattimenti, perché i ‘ribelli’ impedivano di far arrivare viveri e medicinali, mentre i loro depositi era riforniti”.
Questi gruppi – ribadisce il vicario apostolico – appartengono tutti alla galassia del fondamentalismo islamico e – aggiunge – “imponevano alla popolazione dei precetti e dei modi di vita all’insegna del fanatismo, totalmente estranei alla tradizione del popolo siriano”.
L’Onu riferisce che la situazione umanitaria è “catastrofica”: si registrano difficoltà logistiche per curare i feriti, l’igiene è scarsissima e la gran parte degli edifici è distrutta.
“Ora che la città è quasi interamente in mano all’esercito regolare – spiega tuttavia mons. Abou Khazen – molti profughi stanno tornando e questo è comunque un simbolo di rinascita”. Il vicario apostolico sottolinea che molti cittadini di Aleppo si erano allontanati recentemente, “durante l’ultima operazione dell’esercito per liberare i quartieri est della città”.
Una volta ripreso il controllo di queste zone, è stato necessario “pulire questi quartieri dalle mine, riaprire le strade e far funzionare tutte le altre infrastrutture”. Quasi concluse queste attività, la gente sta tornando indietro, dove spesso al posto della propria casa trova però un luogo spettrale. Presto dovrà avvenire la ricostruzione.
“Il clima che si respira tra la gente è di gioia, ottimismo e speranza”, racconta il vicario apostolico. Il quale però rileva che c’è anche tanta prudenza, perché il popolo siriano ormai è abituato alle “brutte sorprese”.
Prudenza – o forse sano realismo – che traspare anche dalle parole di mons. Abou Khazen. “Purtroppo non sono fiducioso per niente riguardo a un aspetto!”, esclama. E rivolge un’esplicita accusa nei confronti della comunità internazionale: “Tutte le scuse sono buone per lasciare le sanzioni e l’embargo contro la Siria!”.
Ad avviso del rappresentante cattolico, l’embargo sembra riguardare “solo gli aiuti umanitari, il gasolio, i medicinali” e dunque “chi ne paga le conseguenze è la povera gente”. E invece le armi – “ogni genere di armi”, dice – continuano ad entrare nel Paese.
L’8 dicembre scorso, del resto, il Governo Usa ha concesso una deroga alle esportazioni di armi a “forze irregolari, gruppi o individui impegnati nel sostenere o agevolare le operazioni militari degli Stati Uniti per contrastare il terrorismo in Siria”.
Non da Washington, ma dalla Città del Vaticano arrivano concreti segni per un avvenire migliore per il popolo siriano. La lettera inviata da Papa Francesco al presidente Assad “è un altro motivo di speranza per tutti noi, cristiani e non”, commenta mons. Abou Khazen. Che definisce inoltre “un gesto speciale” la nomina a cardinale da parte del Pontefice del nunzio apostolico in Siria, Mario Zenari.
Da qui bisogna ripartire per il futuro della Siria. “Questo Natale – spiega il vicario apostolico – avrà un altro profumo alla luce della liberazione della città, alcune strade saranno adornate per la festa anche se non c’è l’elettricità. Ma come abbiamo fatto lungo questi anni di guerra, cerchiamo di seminare la vera gioia e speranza cristiana nell’animo dei fedeli”.

Fonte: Zenit


lunedì 12 dicembre 2016

Francesco: "Ho la sensazione che resterò Papa per poco"

La confessione in privato del Papa: "Potrei anche sbagliarmi, ma..."




Una sensazione, "un po' vaga", a dare retto al Pontefice, ma pur sempre importante. Perché papa Francesco, parlando con Antonio Spadaro, direttore di Civilità cattolica, dice parole che potrebbero essere un'indicazione su quello che sarà il suo futuro.
 "Io ho la sensazione che il mio pontificato sarà breve, 4, 5 anni", dice il Pontefice. Che aggiunge: "Magari non è così? ma ho come la sensazione che il signore mi ha messo qui per poco tempo. Però è una sensazione, per questo lascio sempre le possibilità aperte".

La confidenza è contenuta in un video che sarà trasmesso domani da Sky, con l'autorizzazione dello stesso erede di Pietro. Un documento realizzato in occasione degli 80 anni del Pontefice.
"A me succede - racconta ancora il Pontefice parlando di se stesso in privato - che quando provo delle emozioni mi chiudo e la cosa si cucina a fuoco lento, no? E poi appare. Io mi difendo molto dalle emozioni perchè... non so...per pudore, pudore machista...non so...".


Fonte: http://www.ilgiornale.it/news/cronache/francesco-ho-sensazione-che-rester-papa-poco-1340924.html 

venerdì 9 dicembre 2016

Il capolinea della libertà e l’inizio della reazione. E non è solo antipolitica





di Costanza Miriano

Hanno una strana idea di libertà, in Francia, dunque. Fare vignette in cui le tre Persone della Trinità hanno rapporti sodomitici è libertà espressiva, anzi è creatività e umorismo, e nessuno deve sentirsi offeso. Dire a una donna che si è pronti ad aiutarla affinché, se se la sente, faccia nascere suo figlio è un reato, punibile col carcere fino a due anni.
L’altro ieri è dunque passato anche al Senato francese, seppur modificato, il testo della legge che metterà il bavaglio a tutti i mezzi di comunicazione, compresi i siti internet, che cercano di salvare qualche donna e qualche bambino dalla carneficina quotidiana. Contro il genocidio censurato e finanziato dallo stato un manipolo di volenterosi oppone, si badi bene, non una azione o una resistenza attiva, ma semplicemente, mitemente, parole, consigli, offerta di aiuto pratico, informazioni. Tutte le donne che conosco, se sono passate attraverso il dolore dell’aborto, dicono di non essersi rese conto di quello che stavano facendo, tutte, dopo, dicono con strazio “magari qualcuno mi avesse fermata”. Ecco, da oggi i prolife francesi non potranno più provarci, a fermarle.
Non potranno più fare nulla: imbavagliati, a meno che non vogliano pagare ventimila euro di multa ed essere arrestati. E sia chiaro che non vanno in giro a giudicare, non minano la libertà sessuale di nessuno, e chi gliela tocca per carità (pare che alle analisi biochimiche l’acqua della Senna sia risultata infestata di ormoni anticoncezionali), non accusano. Semplicemente aprono luoghi di incontro, centri, siti web a cui chi ha bisogno di un aiuto nel momento della decisione possa, spontaneamente, rivolgersi. E così tutta la libertà strappata a qualsiasi controllo, a grandi passi, dall’illuminismo a oggi, passando per il vietato vietare sessantottino, ha fatto il giro, ed è diventata dittatura. Sei libero, ma di pensare quello che dicono loro. La polizia del pensiero oggi è realtà.
Trovo inquietanti tutte le limitazioni della libertà di espressione, e trovo un incubo che le si possa punire col carcere. Il mondo è grande, la rete è enorme, c’è posto per tutte le idee. Uno, semplicemente, non compra Charlie Hebdo. Uno non va su quella pagina irritante. Magari blocca sulla propria il commentatore molesto. Ognuno che lo desideri può avere la sua pagina, e ne faccia ciò che vuole, visto che le leggi sulla diffamazione e sulla tutela dell’immagine già ci sono. Ma per quanto riguarda le idee, per carità, che tutti siano liberi di pensare e di esprimersi come vogliono.
Il fatto è che il mondo senza Verità è terrorizzato da tutto, cerca di costruirne una in laboratorio, che però purtroppo non è reale, che non è vera. E così si censura persino un progressista come Mark Twain perché usa la parola negro, come se nell’800 ce ne potesse essere un’altra per parlare degli schiavi di origine africana. E così si dice diversamente abili, o non udenti, pensando che con le parole sterilizzate il mondo sia un posto meno doloroso. Noi cristiani invece non abbiamo paura delle parole, perché abbiamo un fondamento certo. Non abbiamo paura del male perché sappiamo che il cuore di ogni uomo è capace di male, anzi, da solo non è capace di bene, e non serve rieducarlo con programmi studiati dall’OMS. Il cuore dell’uomo è un mistero, ed è inutile imporgli le parole giuste. Uno solo è buono, sulla terra, ed è Cristo. Per questo noi cristiani siamo gli unici uomini liberi, perché sappiamo che la Verità non è un codice, un protocollo espressivo, un programma scolastico contro i cattivi sentimenti.
La Verità è una persona, Cristo, e ciò che guarisce prima i nostri cuori e poi anche le nostre parole è un incontro con questa persona. Tanto più è vivo e alimentato questo incontro, tanto più è nitida e chiara la nostra percezione della Verità, che è lui. Tanto più siamo saldi nella Verità, tanto più siamo dialoganti, perché,  attaccati al nostro tutto, l’incontro con una qualsiasi creatura limitata non ci turba in nessun modo. Sono gli altri, quelli che stanno nella palude del soggettivismo, dell’individualismo, del trionfo dell’emozione che hanno paura dei punti fermi. Una cristiana, per esempio, può anche sopravvivere al pensiero di avere ucciso suo figlio, può perdonarsi, perché la perdona un altro, può amarsi perché amata da un altro. Può ripartire, a condizione che qualcuno le dica la verità. Ma per una donna che non ha fatto l’incontro, è intollerabile che qualcuno le dica che ha ucciso suo figlio. Meglio rimanere nella bugia (ho esercitato il mio diritto all’autodeterminazione e ora sto serena).
Così in Francia la legge contro la libertà va avanti di fretta. Hollande non si ricandiderà, e il suo partito tenta un’operazione di immagine. Passato il testo il governo, socialista, potrebbe forzare la mano per farlo approvare, e saltare il nuovo passaggio all’Assemblea nazionale: pare voglia farne un uso ideologico nella prossima campagna elettorale, ormai imminente. Chiudendo i siti prolife la gauche au cachemire pensa di riuscire a far credere di essere dalla parte dei diritti. Eppure tutti i difensori dei cosiddetti diritti civili stanno cadendo uno dopo l’altro (Obama/Clinton, Cameron, Hollande, Zapatero, Renzi…).
I raffinati analisti politici parlano solo di antipolitica, di un odio cieco e tutto sommato ignorante. Trovo insopportabile questa spocchia. Non sarà forse che le priorità di questa élite non solo non sono quelle della gente, ma anzi sono contrarie al sentire comune, che non è più certo cristiano, ma che avverte naturalmente che è meglio aiutare i bambini a nascere che a morire? Che è più difficile e politicamente più impegnativo aiutare le vere famiglie, che abbracciare la causa di finti diritti che non costano niente, che riguardano lo zero virgola della popolazione e che soprattutto c’erano già (il diritto di amarsi convivere fare sesso intestarsi case lasciarsi eredità e girare nudi abbracciati a una banana gonfiabile nell’indifferenza generale, visto io a Parigi con i miei occhi?).
Trovo, ancora, insopportabile che anche nelle analisi post referendum in Italia questo sentire della gente naturalmente poco appassionata alle battaglie che vogliono cambiare l’antropologia sia stato trascurato. Una mobilitazione gigantesca di popolo è stata ignorata. Un popolo di famiglie a rischio povertà – quasi tutte famiglie numerose – a cui nessuno ha dato un euro per il viaggio, né la Cei come nel 2007, né i sindacati come in tanti altri casi. Perché nessuno li ha tenuti in considerazione? Neanche una riga sui giornali? Tra i principali errori attribuiti a Renzi, per esempio da Galli della Loggia sul Corriere, nella top five persino l’abitudine di usare slides. Nessuno, credo, tranne Matzuzzi sul Foglio, ha preso in considerazione il fatto che sia stato snobbato il popolo che in due giornate di giugno e gennaio ha invaso Roma. Eppure c’è un popolo che non si beve i diktat del Fondo Monetario e dell’Unione Europea e dell’Oms sull’idea di uomo e di donna che DOBBIAMO avere se vogliamo rimanere nel sistema (in Africa chi vuole prestiti deve accettare i corsi su contraccezione e gender nelle scuole). È vero, a forza di fare corsi a scuola e rieducazione di massa su tutti i mezzi possibili, forse si creerà una nuova mentalità, ma per il momento c’è ancora un sentire comune che avverte la ragionevolezza della famiglia, che avverte con fastidio l’arroganza di una tecnocrazia che vuole dirci cosa dobbiamo pensare. Non per niente le teste di tutti i paladini dei diritti incivili stanno rotolando come birilli, una dopo l’altra, ed è troppo comodo dare tutta la colpa all’antipolitica.
E’ vero, il voto cattolico non è più compatto. E’ vero,  Civiltà Cattolica aveva invitato a votare sì, mentre Bagnasco si era raccomandato di informarsi bene senza prendere posizione; è vero, di gente che dorme con l’Humanae Vitae sul comodino non ce n’è tantissima, ma non si può dimenticare che le due piazze più piene degli ultimi anni erano piene di famiglie che sperimentano ogni giorno la ragionevolezza e la convenienza della proposta cristiana. Prendere in giro loro, trasformando la prepotenza di una elite che vuole ridefinire l’idea di uomo e donna in una eroica battaglia per i diritti civili non sarà facilissimo, far credere che la battaglia di Elton John e degli altri che comprano i figli sia come quella dei neri che marciarono su Washington sarà impossibile.

Fonte: https://costanzamiriano.com/2016/12/09/il-capolinea-della-liberta-e-linizio-della-reazione-e-non-e-solo-antipolitica/

martedì 29 novembre 2016

Cardinale Bagnasco: “L’Occidente sta perdendo la dimensione mistica del Vangelo”

Dall'omelia del 27/11/2016, Cattedrale di San Lorenzo, Genova

“Se non si conosce Dio, non si può neppure conoscere Gesù. Lo si riduce a un saggio, a un politico, a un martire, un visionario, ma non si riconosce il redentore del mondo. Allora la Chiesa non è più mistero e sacramento ma diventa una realtà sociologica opera di uomini soggetta alle categorie del mondo: il numero, il potere il consenso, le organizzazioni”. Ad affermarlo il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, nell’omelia pronunciata ieri pomeriggio, nella cattedrale di San Lorenzo, in occasione della Messa per le ordinazioni presbiterali. “Ma – ha aggiunto il card. Bagnaco – la Chiesa non è umanamente attraente perché Dio vuole convertire, non sedurre. Divenire cristiani non è una adesione ma una conversione perché Dio, prima di essere il nostro bene è la nostra origine, la possibilità e la consistenza del nostro essere. Solo dopo è anche il destino della nostra anima”. E questa, ha aggiunto “è la questione delle questioni” perché riguarda “la salvezza eterna dell’anima”. Ma “quando si perde il senso dell’eterno, allora l’anima si identifica con le cose che incontra e consuma”. “Il sole di Satana che vuole sedurre le anime – ha detto ancora nell’omelia – vuole far credere che il proprio del cristiano è l’attività ma questo svuota la memoria di Dio e della sua grazia. L’uomo si trova da solo con sé stesso solo anche se dentro ad una collettività che però è altro della comunità dei discepoli”. Di qui l’invito all’adorazione perché “adorare non è un fare, è un non fare, per lasciarsi fare da Cristo e questa è la dimensione mistica del Vangelo che l’Occidente sta perdendo e per questo, più si danna nel fare, più sprofonda nell’angoscia della sua impotenza di senso”.

venerdì 25 novembre 2016

UNO STRANO CONCISTORO. SENZA INCONTRO CON I CARDINALI DI TUTTO IL MONDO. PER NON RISPONDERE AI “DUBIA”?



Marco Tosatti

Sabato (19 Novembre, l'articolo è del 17 Novembre, ndr) si svolgerà uno strano Concistoro. Strano perché, a differenza delle altre due occasioni precedenti, il Pontefice non vedrà i cardinali convenuti a Roma nei giorni precedenti.
Un Concistoro per la creazione di nuovi porporati è un avvenimento molto speciale, nella vita della Chiesa; anche perché tutti i cardinali che possono farlo vengono a Roma in quell’occasione, per dare solennità all’evento in cui si creano i nuovi principi della Chiesa, gli speciali collaboratori e consiglieri del Papa.
E’ anche un’occasione speciale per il Pontefice; per vedere riunito intorno a sé il Collegio, compresi quelli che di rado giungono ad limina apostolorum, per ricevere informazioni, scambiare idee e percezioni, e mandare messaggi.
Così è stato nelle due precedenti tornate di creazione di cardinali nel regno del Pontefice regnante.
Nel 2014 tutti i porporati, residenziali e di Curia, hanno passato due giorni con il Papa, il 20 e il 21 febbraio, prima della cerimonia ufficiale di consegna del cappello cardinalizio, avvenuta il 22 febbraio.
Lo stesso modello si è ripetuto l’anno scorso, sempre a febbraio. Anche in quell’occasione il Collegio si è riunito cum Petro il 12 e il 13 febbraio, prima della cerimonia ufficiale del 14 febbraio.
Quest’anno invece la riunione con tutti i porporati non ci sarà. Il programma prevede solo la cerimonia di creazione dei nuovi porporati, nella basilica di San Pietro, alle 11 di sabato 19 novembre, e la messa il giorno dopo. Il pomeriggio di sabato dalle 16.30 alle 18.30 sono previste le visite di cortesia, “di calore” come recita il gergo curiale.
E siamo alla chiusura di un Anno Santo voluto fortissimamente dal Pontefice. Quale migliore occasione ci sarebbe stata per discutere di un tema importante come la Misericordia davanti al Collegio dei suoi consiglieri?
Non è stata data nessuna spiegazione ufficiale, a nostra conoscenza, di questa singolare anomalia. E allora facciamo un’ipotesi.
A settembre quattro cardinali si sono fatti espressione di un sentimento molto diffuso nella Chiesa – e certamente anche nel Collegio – e hanno scritto una lettera imbarazzante al Papa e al Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Una lettera che – in assenza di una risposta qualsiasi da parte del Pontefice – hanno deciso di rendere pubblica nei giorni scorsi.
E’ chiaro che il Pontefice non ha voluto rispondere – e non vuole rispondere – alle domande formulate secondo un preciso schema teologico sotto forma di “dubia” che non ammette svicolamenti e scappatoie nella replica.
Ed è probabile, a nostro parere, che il quesito si sarebbe ripresentato nel corso di un incontro con il Collegio cardinalizio; non solo da parte dei firmatari della richiesta di chiarimenti, ma anche forse da parte di altri porporati, desiderosi di un parola risolutiva da parte del Pontefice.
Ecco, noi pensiamo che proprio per questo nel Concistoro di Novembre non è stato previsto un incontro collegiale con i porporati. Avrebbe potuto avere risvolti davvero imbarazzanti per il Pontefice. E ha preferito evitare…

martedì 1 novembre 2016

Sulla vigilia di Ognissanti

 Ringrazio Mons. Arnaldo Morandi di Brescia per la sua consueta e puntuale newsletter della Gebetsliga Italia - Lega di Preghiera per il Beato Imperatore Carlo e la pace fra i popoli. 

Qui è proposta una riflessione su "Halloween" e Ognissanti.

Robertus

In prossimità della festa di Halloween, vorrei proporre alle famiglie, alle agenzie educative, alle istituzioni, ai gestori degli esercizi commerciali, agli operatori pastorali e alla Comunità Ecclesiale tutta alcune riflessioni che ci aiutino a comprenderne l’autentico significato e la reale portata, al fine di decidere con più consapevolezza e con ragionevoli e coerenti motivazioni quale sistema di pensiero e di valori vogliamo fare nostro e trasmettere ai più piccoli, al di là di una ingenua e superficiale accettazione di tutto ciò che una società sempre più confusa e incerta, precaria e consumista, oggi ci propone.
Chiarisco subito che si tratta di semplici riflessioni, che non hanno altra pretesa se non quella di far maturare un pensiero autonomo e critico, capace di vagliare i vari messaggi, più o meno chiari ed evidenti, che ogni giorno riceviamo e che rischiano, talvolta a nostra insaputa, di disorientarci o anche semplicemente di distrarci da una realtà più scomoda ed esigente.
Anche se il nome “Halloween”, attribuito peraltro alla festa solo nel XIX secolo, significa letteralmente “Vigilia di tutti i Santi” e lascerebbe supporre che si tratti di una festa tipicamente cristiana, le sue origini sono da ricercare nella cultura delle popolazioni celtiche pre-cristiane, presso le quali si chiamava “Samhain”, nome che piuttosto indicava semplicemente la fine dell’estate.
Più precisamente, la festa di Samhain nella religione druidica si colloca in una visione circolare e ciclica del tempo, in cui tutto ritorna secondo i ritmi della natura, e rappresenta un momento che, posto al limite tra il ciclo vecchio (fine dell’estate) e quello nuovo (inizio dell’inverno), esce dalla dimensione temporale e consente per questo l’abolizione del confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
Nella notte di questo passaggio, fra il 31 ottobre e il 1° novembre secondo il calendario celtico, in un tempo strappato al tempo e in uno spazio abitato contemporaneamente dalla vita e dalla morte, i Celti credevano che i morti uscissero dalle tombe per far visita ai vivi, mentre fate ed elfi, creature mitologiche considerate nemiche degli uomini, si intromettessero per fare scherzi, spesso pericolosi, ai vivi.
A questa credenza e a questo sistema culturale e religioso, tipici dell’Irlanda e della Scozia e diffusi successivamente negli Stati Uniti e in Canada, si collega l’usanza di far vestire i bambini da streghe, zombie, fantasmi e vampiri (figure che, in un modo o in un altro, richiamano lo stato di non-morte, il mondo dell’occulto e la dimensione del male) e di mandarli a bussare alle porte delle case a chiedere «dolcetto o scherzetto?», rievocando l’altra tradizione, sempre legata allo Samhain celtico, di lasciare nelle case dei dolci per i morti che fossero venuti a far visita alla famiglia.
Quando il Cristianesimo si impiantò nei già esistenti sistemi culturali, ne riprese e ne affinò le espressioni più tipiche, dando, proprio a partire dalle feste, una lettura della storia e del mondo che corrispondesse ai dati della Rivelazione cristiana.
Così, in una rinnovata visione del mondo sottratto al caos di forze incontrollabili e consegnato all’ordine sapiente e onnipotente del Creatore, alla pre-cristiana e pagana festa delle forze occulte della natura e dei morti che non trovano riposo, si sostituirono la Festa di tutti i Santi e la Commemorazione di tutti i Fedeli defunti.
La storia di questa evoluzione, che qui, per esigenza di brevità, ho dovuto presentare in maniera succinta ed essenziale, ma che sarebbe utile approfondire ulteriormente in sedi più opportune, rivela la trasformazione culturale, e non solo religiosa, che si sta progressivamente operando nella nostra società.
Ciò premesso, nel pieno rispetto di quanti volessero scegliere altri sistemi religiosi e filosofici a cui ispirare la propria vita, vorrei proporre, a quanti si professano cristiani e a quanti hanno a cuore l’identità culturale che ci contraddistingue, i seguenti interrogativi:
a) che effetti può avere, a lungo andare e senza una matura e cosciente riflessione, l’assunzione inconsapevole di una cultura della morte e del male, propria di un neopaganesimo dilagante, in evidente contrapposizione a una cultura della vita e del bene, propria della più autentica tradizione cristiana?
b) a cosa porta la sostituzione dell’usanza – tipicamente nostra – di far trovare ai bambini i “regali dei morti”, perché imparino che la morte è un dono della vita, con l’acquisto di oggetti che esprimono la dissacrazione della morte e, conseguentemente, della vita?
c) cosa comporta la sostituzione del culto – tipicamente cristiano – dei morti e dei santi, capace di aprire alla speranza della vita eterna e alla comunione con i vivi e i defunti, con la leggerezza dello scherzo sulla condizione dei morti e, conseguentemente, dei vivi?
Auspicando che queste semplici riflessioni e questi ineludibili interrogativi trovino tante persone di buona volontà disposte a mettersi in discussione, auguro a tutti la maturità di fede e di pensiero che S. Paolo augurava alla comunità di Roma dicendo: «Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto» (Rm 12, 2).
Buona festa di Tutti i Santi!
Arnaldo Morandi






mercoledì 28 settembre 2016

“Quella in Siria è una guerra contro i cristiani”

Quando risponde al telefono, monsignor mons. Jacques Behnan Hindo, arcivescovo siro-cattolico di Hassaké-Nisibi (diocesi che comprende anche Raqqa, la capitale del sedicente Stato islamico), ha la voce roca. La voce di chi ogni giorno guarda in faccia la guerra. Sul sagrato dell’arcivescovado si affacciano due cecchini. Uno a trenta metri. L’altro a duecento. La tensione è palpabile, nonostante le prime frasi di monsignor Hindo vengano pronunciate con calma. A bassa voce. La linea va e viene. Ma, mano a mano che continuiamo a parlare, l’arcivescovo si fa sentire sempre di più. Parla della guerra che, ormai da cinque anni, sta distruggendo la Siria. Anzi, la “sua” Siria perché, mi spiegherà, “la Siria è prima di tutto mia. Perché io sono siriaco. E Siria deriva da siriaco. Io sono la Siria. Tutti i siriani sono la Siria”. Parole pronunciate dal cuore, come dirà più volte durante l’intervista. Parole di un pastore che ha deciso di non abbandonare le sue pecore. Anche a costo di vivere nel mirino dei cecchini. Giorno e notte.


Monsignore, recentemente ha usato parole molto dure nei confronti dei curdi dello Ypg, accusandoli di voler strappare qualsiasi cosa ai cristiani della sua diocesi. Qual è la situazione ora?
La presenza curda è sempre più pressante. Qui in città hanno preso tutti gli incroci e occupato tutte le vie, specialmente nel quartiere cristiano. Gli uomini dello Ypg si stanno comportando molto male con noi cristiani. Sono molto aggressivi. Inizialmente hanno preso il sud della città, poi si sono allargati sempre più. Hanno preso tutto il cotone e tutte le nostre ricchezze. Hanno rubato perfino le sedie. Hanno svuotato tutto, ora non c’è più nulla. Quando Daesh si è allontanato, sono arrivati i curdi dello Ypg, che vorrebbero creare uno Stato indipendente, ma questo non ha senso. Hanno preso qualche avvocato e l’hanno nominato giudice. Ma che giustizia è questa? L’anno scorso, a febbraio, 35 villaggi sono stati occupati da Daesh. I curdi dello Ypg li hanno visti scendere dalle montagne, ma non hanno fatto nulla per fermarli. Volevano che Isis occupasse queste terre bellissime. Quando sono arrivati, gli uomini dello Ypg mi hanno detto: “Siamo qui per proteggere i cristiani”. Ma non era vero: erano venuti per cacciare i cristiani.

Ma in Occidente i curdi dello Ypg vengono visti come degli eroi perché combattono Isis. Come può dire questo?
Loro lavorano per gli americani, che li usano per fare la loro politica. Ma poi li abbandoneranno. I curdi non pensano a ciò che accadrà tra un’ora oppure domani. Pensano solamente all’oggi. Non hanno imparato dalla loro storia e dalle persecuzioni degli ottomani. Lei sa cosa stanno facendo ora i curdi? Stanno imponendo la loro lingua nelle nostre scuole. Due ore al giorno per cinque giorni. Al Nord insegnano tutto in lingua curda. Ho detto loro: “Non avete programmi e non avete professori adatti. Come potete insegnare ai bambini?” E sa cosa mi hanno risposto? “Siamo pronti a sacrificare sette generazioni”. Questa non è democrazia. È ideologia. La propaganda curda e americana li presenta come eroi solo perché sono contro il governo. Ma i curdi stanno facendo tutto questo perché vogliono uno Stato. Lo stanno facendo solamente per il loro interesse.

Uno scenario davvero cupo, se è vero – come è vero – che i curdi hanno sfruttato il cessate il fuoco per alzare le barricate. Secondo lei la tregua è stata invece utile per i civili in zone come Aleppo?
Io sono contro il cessate il fuoco. La prima volta che l’esercito siriano è avanzato contro i ribelli, gli americani hanno chiesto una tregua e così i terroristi si sono riorganizzati per attaccare i soldati lealisti. Anche con questo cessate il fuoco hanno fatto la stessa cosa. De Mistura e l’Onu parlano solo di Aleppo est, dove sono presenti i ribelli, ma non parlano mai dell’altra parte, dove ci sono un milione e duecentomila siriani che vengono continuamente bombardati dai jihadisti. Anche l’arcivescovado di Aleppo è stato colpito da un missile, ma gli americani, i francesi e gli italiani non ne hanno parlato.

Ed è pure vero che durante la tregua i “ribelli” vengono riforniti di armi e munizioni. Ma chi gliele dà?
Di certo non vengono via aereo perché è tutto bloccato. Vengono dalla Turchia. La Turchia aiuta Daesh e anche l’America, che infatti non lo vuole distruggere. Da una parte gli Usa lo combattono, dall’altra lo aiutano. Addestrano i ribelli che poi passano le armi ad Al Qaida e all’Isis. Quando parlano i Capi dei governi occidentali dicono solo bugie. Non vogliono combattere né Daesh né Al Nusra. Non vogliono che la Russia e i siriani li bombardino.

E così i terroristi di Al Nusra hanno cambiato nome per presentarsi come “jihadisti” buoni…
Certo. E loro sono sostenuti anche dal Qatar, come l’Isis con l’Arabia Saudita.

Ma qual è la politica degli Usa in Medio Oriente?
Quella di Israele, che è il piede americano in Medio Oriente. Lo Stato ebraico ha un valore economico e strategico fondamentale. Per questo deve essere più forte ed è per questo che gli Usa vogliono smembrare la Siria. Non a caso hanno dato 38 miliardi di armi agli israeliani. Ma l’America fa anche gli interessi dell’Arabia Saudita, tanto che Obama ha posto il veto sul disegno di legge sull’11 settembre che permetterebbe alle famiglie delle vittime dell’11 settembre di citare in giudizio i sauditi. L’America ha deciso di attaccare la Siria perché Assad non ha voluto rompere le sue alleanze con l’Iran e con gli Hezbollah.

Com’è il rapporto tra cristiani e musulmani in Siria?
L’islam siriano è speciale. Non è come quello dell’Arabia Saudita o della Turchia. Non è un islam politico. I musulmani siriani hanno, prima di tutto, un cuore siriano. Hanno preso il volto della cultura, del commercio e della civiltà siriana. Purtroppo abbiamo anche noi qualche villaggio o qualche città in cui ci sono persone con la mentalità dei Fratelli musulmani…

Ma prima della primavera araba Assad riusciva a tenerli a bada…
Da quando il partito Baath ha preso il potere, la Siria è diventata un Paese laico. Quando ho costruito un campanile di 42 metri con una croce di 7 metri nessuno ha detto nulla. Anche se è più alta dei minareti. Come mai? Da settant’anni abbiamo una cultura laica. L’estremismo è arrivato con i Fratelli musulmani. Daesh è figlio loro e dei wahabiti.

Ma davvero Assad ha commesso tutti i crimini di cui è accusato?
Nella prima settimana della rivolta c’è stato qualche sciopero e l’esercito ha sparato sugli scioperanti. È vero. Ma chi ha sparato è stato punito. Quella in Siria non è stata una rivoluzione. È una guerra dei Fratelli musulmani. Chi dice che si tratta di una rivoluzione fa propaganda. È una guerra contro i cristiani. Il segretario di Laurent Fabius, tre anni fa, mi ha detto: “Tra poco arriverà in Europa un aereo pieno di cristiani iracheni”. Sa cosa gli ho risposto? “State sradicando i cristiani mediorientali affinché continui la guerra tra sciiti e sunniti”.

Dopo il bombardamento Usa contro l’esercito siriano, monsignor Abu Khazen, arcivescovo di Aleppo, ha detto che non si è trattato affatto di un errore. Condivide questa tesi?
Nel 2012 ho preso carta e penna per dire che dovevano essere Russia, Cina e Iran a bombardare Daesh in Siria. Non gli americani e i loro alleati perché ero certo che avrebbero colpito anche l’esercito siriano. E ora è successo. Di solito Isis cerca di colpire gli aerei, ma in questo caso non l’ha fatto. Come mai? Non posso parlare con tranquillità di fronte a questo bombardamento. Sono anche arcivescovo di Deir el-Zor e non posso accettare quello che gli americani hanno fatto. Conosco le persone che combattono con l’esercito siriano e i cristiani che vivono ancora lì. Non posso stare seduto su un trono. Uso le parole che mi vengono dal cuore e, quando vedo la Mogherini che piange per gli attentati di Bruxelles, mi chiedo se mente. Anzi, so che mente. Non ha mai parlato di tutte le scuole bombardate dai terroristi a Damasco. Forse il sangue siriano non è come quello occidentale…

Abbiamo parlato tanto di propaganda. Ma cosa possiamo fare noi giornalisti per raccontare con lealtà il conflitto siriano?
Non prendete per oro colato tutto ciò che i governi occidentali vi dicono. Sono bugiardi e contro i cristiani e i siriani. Hanno i loro interessi e non hanno in mente né gli uomini né i cristiani. Credo che la politica debba significare “servizio”, ma purtroppo ora è solo questione di interessi. Mettete dei punti di domanda sulle cose che vi dicono. Abbiate un po’ di cuore per questa Nazione. La Siria è prima di tutto mia. Perché io sono siriaco. E Siria deriva da siriaco. Io sono la Siria. I siriani sono la Siria. Piantatela di chiamare “moderati” i ribelli. È una bugia. Non sono moderati. Nemmeno l’Esercito Siriano Libero lo è. È solo il cambiamento di un’etichetta. Come Isis e come Al Nusra sono degli islamisti. I russi continuano a chiedere agli americani chi sono i ribelli moderati, ma loro non hanno ancora risposto.

Come giudica l’intervento russo in Siria?
Putin non è venuto solo per aiutare i cristiani e i siriani. Ma anche perché i terroristi non tornino in Russia. La posizione russa è difendibile, quella americana no perché è contro il diritto internazionale. Chi ha autorizzato l’intervento aereo della coalizione a guida Usa in Siria? Nessuno. È assurdo. La crisi siriana ha mostrato che la Russia è la seconda potenza mondiale e questo non è tollerabile per l’America.

Due mesi fa ha potuto parlare con Bashar Al Assad. Cosa vi siete detti?
A dir la verità, ho parlato della situazione nella mia regione. Ho parlato del problema curdo, presentando anche documenti scritti. Sa cosa mi ha detto? “Voglio una Siria laica in cui è vietato parlare di minoranze”. Mi ha poi detto: “Io sono un simbolo. Se va via un simbolo crolla tutto”. E ha ragione. In Siria succederebbe ciò che è successo in Libia e in Iraq. Se Assad se ne va, sparirà pure l’esercito e la Siria verrà smembrata.
Dice queste parole con un nodo alla gola, monsignor Hindo. E non possiamo dargli torto. La Siria anche è “sua”. È una questione di fede e di sangue. Cose che sembrano impensabili qui, dove tutto è pace.

giovedì 15 settembre 2016

Benedetto XVI è costretto a mentire. Da chi?


di Maurizio Blondet 

“Che sta succedendo in Vaticano ?  –  mi chiedono diversi lettori – perché ora Papa Benedetto se ne esce con quel libro intervista in cui sembra solo elogiare Bergoglio, sminuire se stesso e rimarcare che la decisione di mettersi da parte è stata del tutto personale è presa in autonomia senza coercizione ?
“È una buffonata –  dice un altro – e Ratzinger ed è stato ancora una volta manovrato dal potere in Vaticano pro Bergoglio, oppure non abbiamo capito niente è davvero Benedetto ha scritto di suo pugno tutto il testo e stima Bergoglio?”.
Il libro si chiama “Ultime Conversazioni”; è  sotto forma di intervista,   e viene presentato trionfalmente da Vatican Insider (il sito  più adulatorio  verso Papa Francesco, non a caso di La Stampa)  come quello che fa “ emergere il «vero» RatzingerUn teologo e un Papa che si smarca dai cliché dei sedicenti «ratzingeriani», da quelli che hanno cercato di rinchiuderlo nel recinto dei conservatori o dei tradizionalisti”. Soprattutto, l’Emerito nega di essersi dimesso sotto pressione (“Non sono stato ricattato”), “Ho scritto io la rinuncia” (il latino scorretto  in cui era stata stesa aveva fatto sospettare un’altra mano), “sono stato contento e felice” della scelta di Bergoglio;  ne approva le riforme, “significa  che la Chiesa è in movimento, è dinamica, aperta, con davanti a sé prospettive di nuovi sviluppi. Che non è congelata in schemi: … la Chiesa è viva e trabocca di nuove possibilità”  Si autoaccusa: “Il governo pratico non è il mio forte”…
Non   ho letto il libro, ma mi aspettavo il contenuto. So, da voci interne, che Ratzinger stava subendo da mesi fortissime  pressioni per correggere e diradare la scandalosa impressione che aveva fatto, a maggio,  il discorso del suo segretario, monsignor Georg Ganswein durante la presentazione di un libro:  il quale  proponendo un assurdo “papato collegiale”,  con uno “attivo e uno contemplativo” , inferiva  che Ratzinger era ancora pontefice, e gettava un’ombra profonda sulla legittimità di “Francesco”  come Papa.

Era a tutti chiaro che Ganswein, il segretario, non parlava di sua iniziativa, ma su mandato del dimissionario, il quale mandava a  Francesco un segnale, un avvertimento.  Adesso, il libro intervista dal titolo anodino, finalmente, Ratzinger dissolve quel fumo nero che il suo segretario aveva sparso sul papato sudamericano.
Come  diceva, alcune voci mi hanno detto che questa ritrattazione è stata richiesta all’ex Papa con forti pressioni. Ma erano voci. Adesso invece ho la prova:  la prova che Benedetto  mente su almeno un particolare importante.
La prova  la dà, involontariamente, proprio   il sito Vatican Insider, a firma del vaticanista de La Stampa Andrea Tornielli,   forse il più  esaltato esaltatore di “Francesco”.  E’ nel pezzo che Tornielli  pubblica il 9 settembre, dal titolo   “Ratzinger: fu mia l’idea di cambiare i vertici dello Ior nel 2012”   Eccola: “Un esempio finora sfuggito ai recensori del libro riguarda l’Istituto per le Opere di Religione. Una certa vulgata ha fatto passare l’idea che la clamorosa destituzione del presidente Ettore Gotti Tedeschi (nominato nel 2009, e dunque in pieno pontificato ratzingeriano), avvenuta con modalità a dir poco discutibili, sia stata frutto di un complotto ordito dal cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone. Una decisione che Benedetto XVI avrebbe subito, incapace di reagire. Ma a pagina 209 del libro intervista, il Papa emerito risponde senza tentennamenti a Seewald, rivendicando la scelta: «Per me lo IOR è stato fin dall’inizio un grosso punto di domanda, e ho tentato di riformarlo. Non sono operazioni che si portano a termine rapidamente perché è necessario impratichirsi. È stato importante aver allontanato la precedente dirigenza. Bisognava rinnovare i vertici e mi è sembrato giusto, per molte ragioni, non mettere più un italiano alla guida della banca. Posso dire che la scelta del barone Freyberg si è rivelata un’ottima soluzione». «È stata una sua idea?», chiede il giornalista. «Sì» risponde Ratzinger”.
Ora, si dà il caso che lo stesso medesimo Tornielli, su Vatican Insider   di tre  anni fa ( 22/10/2013)  affermasse proprio il contrario. Fin dal titolo: «Benedetto XVI fu molto sorpreso della cacciata di Gotti Tedeschi» – Ecco il testo :   “Papa Ratzinger era evidentemente all’oscuro della clamorosa cacciata del presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi, avvenuta con modalità e circostanze del tutto inedite nella storia della Santa Sede e accompagnata dal tentativo di delegittimare personalmente e professionalmente la sua persona, come attestano le motivazioni messe nero su bianco dal board della «banca vaticana» in un documento a firma di Carl Anderson.
“Lo attesta monsignor Georg Gänswein, Prefetto della Casa pontificia e segretario di Papa Ratzinger, in un’intervista con «Il Messaggero» pubblicata oggi. Alla domanda se Benedetto XVI fosse all’oscuro della cacciata di Gotti, Gänswein risponde: «Ricordo bene quel momento, era il 24 maggio. Quel giorno vi fu anche l’arresto del nostro aiutante di camera Paolo Gabriele. Contrariamente a quello che si pensa, non vi è nessun nesso tra i due eventi, semmai solo una coincidenza sfortunata, persino diabolica…».
“Un accenno significativo, questo di don Georg  – continuava Tornielli nel 2013 – . Nel durissimo documento con il quale Gotti venne licenziato, fatto volutamente filtrare alla stampa, tra le motivazioni veniva data anche la sua incapacità di spiegare come documenti riservati e corrispondenza interna dello Ior fosse finita sui giornali. Lasciando quasi intendere un coinvolgimento del presidente dell’Istituto per le Opere di Religione in Vatileaks. Le indagini della Gendarmeria vaticana hanno però verificato che anche gli scambi riservati di email riguardanti la legge sulla trasparenza vaticana divenuti pubblici facevano parte dell’archivio di fotocopie ritrovato in casa di Paolo Gabriele.
«Benedetto XVI – continua Gänswein – che aveva chiamato Gotti allo Ior per portare avanti la politica della trasparenza restò sorpreso, molto sorpreso per l’atto di sfiducia al professore. Il Papa lo stimava e gli voleva bene, ma per il rispetto delle competenze di chi aveva responsabilità scelse di non intervenire in quel momento. Successivamente alla sfiducia – aggiunge il segretario di Ratzinger – il papa, per motivi di opportunità anche se non ha mai ricevuto Gotti ha mantenuto i contatti con lui in modo adatto e discreto». È probabile che proprio monsignor Gänswein sia stato il tramite di questi contatti. Secondo alcune indiscrezioni, poco prima della rinuncia di Benedetto XVI, era stata decisa una forma di «riabilitazione» del banchiere licenziato, che poi non si è verificata”.

Qui potete leggere la versione n. 1:

…e qui la versione 2:

Nella prima, l’insider del Vaticano (e lo è davvero) afferma che la cacciata di Gotti Tedeschi – così brutale che lo stesso Gotti Tedeschi  affidò una serie di documenti a sua difesa a un notaio, nel caso “gli fosse successo qualcosa”  – non era stata voluta da Ratzinger, che non ne sapeva nulla e ne fu addolorato; la seconda versione,  il Vatican Insider sottolinea  che Ratzinger rivendica per sé quella cacciata, “avvenuta con modalità del tutto inedite   nella storia della Santa Sede”,  per   la misura di inciviltà,  malvagità e perfidia nel tentativo  di infamare  l’onore professionale del banchiere cattolico.
Ora, noi abbiamo motivi  diretti per affermare che la verità è la  prima: Ratzinger fu addolorato dalla cacciata di Gotti Tedeschi, cacciata di cui non lui era l’autore.  Adesso invece nella sua ultima intervista, Benedetto XVI si attribuisce anche questa mala azione  (“E’  stata una mia idea”); azione per di più con caratteri di abiezione e bassezza, che certo non gli somigliano. Si  incolpa di  una cattiveria commessa da altri:  di cui, per di più, si può documentare che è falsa. Voleva infatti riabilitare Gotti Tedeschi, e ci sono testimonianze a provarlo.

Excusatio Non Petita

Un autorevole insider mi dice: E’  possibile  che Benedetto  XVI faccia dichiarazioni menzognere ed evidentemente false per “falsificare”  tutte le dichiarazioni  nella intervista  ?  Oppure   vuole provocare  , con dette dichiarazioni false , reazioni  di smentita e  precisazioni ? .   E perché infine dichiara che non è sotto ricatto? Non è una Excusatio non petita   ? per far capire  che sotto ricatto   effettivamente fu, ed è ancora?

Tornielli   ha detto la verità due volte, e  passi (è un giornalista).  Ma che cosa induce Benedetto a mentire? Un Papa emerito?  Il motivo dev’essere gravissimo. Quale?  Un anno fa, nel settembre 2015,  ipotizzai che Ratzinger si fosse dovuto dimettere perché le potenze mondialiste avevano tagliato fuori la banca vaticana da SWIFT, il sistema di transazioni finanziarie globali:  ciò che rendeva il Vaticano uno stato-canaglia come l’Iran, e non gli consentiva alcun pagamento se non in contanti.  E difatti, appena  le telecamere ripresero l’elicottero con cui Benedetto XVI si ritirava a Castelgandolfo,   il Vaticano fu ricollegato a SWIFT,   i bancomat ripresero a funzionare…

Con Gotti Terdeschi, presidente IOR
Con Gotti Tedeschi, presidente IOR
Può  essere stato rudemente invitato ad andarsene, da chi controllava veramente le finanze vaticane  perché la Chiesa sarebbe rimasta a secco in poche ore? E  nunziature e missioni nel mondo non avrebbero potuto ricevere fondi da Roma? Né Roma ricevere donazioni?
Georg Ganswein alluse, nel luglio scorso, al rapporto malato della Chiesa tedesca col denaro:   in Germania,  “Se decidi di non registrarti più come cattolico” (e non paghi la tassa ecclesiastica) sei fuori.   La Chiesa reagisce con l’espulsione automatica dalla comunità, in altre parole la scomunica! Questo è eccessivo, incomprensibile. Se metti in questione un dogma, non importa a nessuno, non ti cacciano. Il non pagamento della tassa alla Chiesa è un’offesa maggiore alla fede della violazione dei principi di Fede?”  Le casse piene e chiese vuote, questa forbice è terribile, e non può andare molto più a lungo bene. Se i registratori di cassa si riempiono ed i banchi si svuotano, ci dovrà essere un giorno un’implosione. Una chiesa vuota non può essere presa sul serio”.
A me sembrò  una mite e sibillina protesta contro la Chiesa-Mammona;  la Chiesa che   tiene più ad esser  collegata con Swift   che a tenersi un Papa   sgradito alle potenze dietro a SWIFT.  Ma forse io sono troppo sospettoso.
Un’altra voce o tesi,   dice che queste stesse potenze  vogliono affrettare la fusione-dissoluzione della Chiesa romana, sacramentale, nel  protestantesimo generico, al “cristianesimo” generico,  ridotto universalismo  umanitario, ritenuto il necessario componente  del ‘governo mondiale’: operazione a cui Ratzinger esitava, e che Bergoglio sta compiendo con straordinaria rapidità e specifico zelo.

huxley

Ma queste son tutte elucubrazioni cospiratorie. Una cosa è certa: Benedetto ha ritrattato le affermazioni  e le allusioni del suo segretario  che gettavano un’ ombra su Bergoglio;  ha fatto di più, fino ad incolparsi di un’azione abietta che effettivamente non ha commesso. Chi è  stato scagionato da questa auto-accusa? Non sappiamo.  Perché Benedetto mente? Perché deve mentire? Nonostante le sue fragilità, non credo che lo farebbe se non nella convinzione di  evitare alla Chiesa un danno più grande.  Deve avere, in qualche modo, adempiuto a un dovere.
Quale? Non ho risposte.
Invece sento il tono, e persino la terminologia, della Junta sudamericana nell’ottimismo entusiasta di Ratzinger    per le  novità    che così poco  gli somiglia: “L’elezione di un cardinale latino-americano significa che la Chiesa è in movimento, è dinamica, aperta, con davanti a sé prospettive di nuovi sviluppi. Che non è congelata in schemi: accade sempre qualcosa di sorprendente, che possiede una dinamica intrinseca capace di rinnovarla costantemente. Ciò che è bello e incoraggiante è che proprio nella nostra epoca accadono cose che nessuno si aspettava e mostrano che la Chiesa è viva e trabocca di nuove possibilità. (…) La Chiesa sta abbandonando sempre più le vecchie strutture tradizionali della vita europea e quindi muta aspetto e in lei vivono nuove forme. È chiaro soprattutto che la scristianizzazione dell’Europa progredisce, che l’elemento cristiano scompare sempre più dal tessuto della società. Di conseguenza la Chiesa deve trovare una nuova forma di presenza, deve cambiare il suo modo di presentarsi”.
E’ il programma  ideologico  di Bergoglio, espresso con le parole di Bergoglio,  che sembra dettato da Bergoglio:  non congelarsi in schemi,  Chiesa in movimento,  trabocca di nuove  possibilità….Ora, si può essere d’accordo che “La Chiesa deve trovare nuove forme di presenza”, sfrondando,  abbandonando tradizioni morte, rendendosi dinamica:  ma io personalmente accetterei senza residui questo impulso, non avrei alcun dubbio sulle innovazioni, se venissero da una persona con una  intensa  vita di santità personale.    Ma vedo sotterfugi, pressioni, menzogne e violenze; vedo una tendenza a legarsi al dito, a non perdonare, a farsi adulare, a godere delle luci mediatiche

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domenica 7 agosto 2016

La denuncia di Bagnasco: “Si vuole un ordine mondiale senza Dio”








Anche oggi i cristiani sono martiri. Lo sono nelle forme sanguinose che vengono sperimentate. Ma lo sono anche in altre forme, “raffinate, ma non meno crudeli, legalizzate ma non meno ingiuste”. È la denuncia del Cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova. Che, nella festa di San Lorenzo, cui è dedicato il Duomo di Genova, punta il dito contro l’Europa che “considera il cristianesimo divisivo”, e in un mondo che “in nome di valori come l’uguaglianza, la tolleranza e i diritti” pretende “di emarginare il cristianesimo” e di creare “un ordine mondiale senza Dio”.
Il presidente della Conferenza Episcopale Italiana muove il suo ragionamento proprio dalla vita del martire Lorenzo. Lorenzo fu ucciso dall’imperatore Valeriano nel III secolo, eppure – osserva il Cardinale – “se osserviamo il mondo, di Valeriani ne troviamo moltitudini”.
“La persecuzione – argomenta – oggi ha assunto molte forme: mentre continuano quelle classiche, che conosciamo da una storia che si credeva lontana, oggi si aggiungono forme raffinate, ma non meno crudeli, legalizzate, ma non meno ingiuste”. Formule di cui l’Occidente “è esperto, malato come è delle proprie fallimentari ideologie”. E l’Europa, “il continente dei diritti”, sempre più “discrimina il cristianesimo, dimenticando che la razza umana è una razza religiosa”.
Per il Cardinale Bagnasco è evidente che la religione fa paura. Faceva paura all’imperatore Valeriano, fa paura alla classe politica. Ma “i vari imperatori del mondo possono spogliare la Chiesa da ogni risorsa, screditarla in ogni modo, ridurla a impotenza nel fare le opere del Vangelo, ma nessuno potrà toglierle il Vangelo, la gioia del suo Signore”.
Sottolinea il Cardinale: come Valeriano “illuso della sua potenza” fu sconfitto da “un uomo inerme”, “nessun potente della terra potrà possedere per sempre il cuore dell’uomo attraverso la propaganda delle menzogne, con promesse truccate, democrazie apparenti”. Certo, la coscienza “può rimanere stordita per molto tempo”, ma prima o poi “succede qualcosa che la risveglia e la rigenera”.
“Nessuno si illuda, il cristianesimo potrà essere ridotto in visibile minoranza, ma non potrà mai essere cancellato”, esclama l’arcivescovo di Genova. Che vede in questa “marginalizzazione del cristianesimo” dalla sfera pubblica il tentativo di “creare un ordine mondiale senza Dio, dove le diversità da una parte vengono esaltate e da un’altra vengono schiacciate”.
Vale per tutti, Europa e mondo. Ma è evidente che il Cardinale Bagnasco pensa all’Europa quando spiega che “la volontà prepotente di omologare, di voler condizionare le visioni profonde della vita e dei comportamenti, il sistematico azzeramento delle identità culturali, assomigliano non ad un cammino verso una Unione Europea armonica e solidale, certamente necessaria, ma piuttosto verso una dannosa rifondazione continentale che i popoli sentono pesante e arrogante, dove il cristianesimo viene considerato divisivo perché non si prostra agli imperatori di turno”.
Il giudizio del Cardinale Bagnasco è netto: “La storia attesta che quando i potenti si concentrano sulla propria sopravvivenza per ragioni per ambizioni personali, è l’ora della decadenza”. Perché emarginare il cristianesimo dalla sfera pubblica “è segno non di intelligenza, ma di paura; è non comprendere, offuscati dai pregiudizi, che la società non può che averne del bene”. In fondo, nota il presidente della CEI, è “la luce del Vangelo, e non le inaffidabili maggioranze” ad aver creato “la civiltà europea e il suo umanesimo”.
Di fronte a un continente che balbetta, il Cardinale si domanda se “una laicità che diventa laicismo” e “ottusa” possa portare da qualche parte, e si chiede quali siano i valori di cui si parla tanto. Nel giorno del martire Lorenzo, la preghiera di Bagnasco è un grido di speranza: “Il Signore ci aiuti a tornare saggi, di quella saggezza che non ha paura di Dio”. Perché “la crisi del mondo è innanzitutto una crisi spirituale”. Ma questo va compreso. “Dobbiamo tornare a pensare con la nostra testa!”, esclama il Cardinale.



Il miracolo di Hiroshima

I gesuiti sono sopravvissuti alla bomba atomica grazie al Rosario.


70 anni fa, Hiroshima (Giappone) è stata colpita dalla bomba atomica in uno degli episodi più drammatici nella storia dell'umanità. Il 6 agosto 1945, festa della Trasfigurazione, molto vicino al luogo in cui cadde la bomba Little Boy, quattro sacerdoti gesuiti tedeschi sono sopravvissuti alla catastrofe, e le radiazioni – che hanno ucciso migliaia di persone nei mesi successivi – non hanno avuto alcun effetto su di loro.
Questa storia, documentata da storici e medici, è nota come “il Miracolo di Hiroshima”.
I gesuiti Hugo Lassalle, superiore in Giappone, Hubert Schiffer, Wilhelm Kleinsorge e Hubert Cieslik si trovavano nella casa parrocchiale della chiesa gesuita di Nostra Signora dell'Assunzione, uno dei pochi edifici che hanno resistito alla bomba. Al momento dell'esplosione, uno dei gesuiti stava celebrando l'Eucaristia, un altro stava facendo colazione e gli altri erano nei pressi della parrocchia.
In base a quanto ha scritto padre Hubert Cieslik, hanno riportato solo ferite di poco conto a causa dei vetri rotti, ma nessun effetto delle radiazioni né perdita dell'udito o qualsiasi altro danno.
I medici che hanno assistito i gesuiti alcuni giorni dopo l'esplosione li hanno avvertiti che le radiazioni avrebbero potuto provocare loro gravi lesioni, nonché malattie e morte prematura, ma questa diagnosi non si è mai realizzata.
Non hanno sviluppato alcun disturbo, e nel 1976, 31 anni dopo l'esplosione della bomba, padre Schiffer si è recato al Congresso Eucaristico a Philadelphia, ha raccontato la sua storia e ha detto che tutti e quattro i gesuiti erano ancora vivi e non avevano alcuna malattia.
I sacerdoti sono stati esaminati da decine di medici circa 200 volte negli anni successivi, e sul loro corpo non è mai stata rinvenuta alcuna conseguenza delle radiazioni.
I quattro religiosi non hanno mai dubitato del fatto di aver goduto della protezione divina, e in particolare della Madonna: “Crediamo di essere sopravvissuti perché stavamo vivendo il Messaggio di Fatima. Vivevamo e recitavamo il Rosario quotidianamente in quella casa”, hanno spiegato.
Padre Schiffer ha scritto “Il Rosario di Hiroshima”, un libro in cui racconta tutto ciò che ha vissuto.
In occasione dei 70 anni dell'esplosione della bomba atomica a Hiroshima, il vescovo di Niigata e Presidente di Caritas Asia, monsignor Tarcisius Isao Kikuchi, ha diffuso un messaggio in cui sottolinea che il Giappone può contribuire alla pace “non con nuove armi, ma con le sue attività di nobiltà e grande storia nella crescita mondiale, in particolare nei cosiddetti Paesi in via di sviluppo”.
Il presule ha aggiunto che “con questo contributo allo sviluppo, che porta al pieno rispetto e alla realizzazione della dignità umana, sarebbe molto apprezzato e rispettato dalla comunità internazionale”. Ogni anno, tra il 5 e il 15 agosto, il Paese celebra una Preghiera per la Pace.
A Hiroshima e Nagasaki (l'altra città sulla quale è stata sganciata la bomba atomica) sono morte circa 246.000 persone, la metà delle quali al momento dell'impatto e il resto qualche settimana dopo per gli effetti delle radiazioni.
La bomba di Hiroshima ha coinciso con la solennità della Trasfigurazione del Signore, e la resa del Giappone è avvenuta il 15 agosto, solennità dell'Assunzione della Vergine Maria.

[Fonte: http://it.aleteia.org/2015/08/07/il-miracolo-di-hiroshima/]



 

giovedì 4 agosto 2016

Le leggi di Francia non riconoscono piú il Creatore

Francia, chiesa sgomberata da polizia

Sacerdoti trascinati di peso dalle forze dell’ordine in tenuta antisommossa. Nella Francia del sangue sparso sull’altare di Saint-Etienne-du Rouvray, a Rouen, capita anche questo.

A pochi giorni dall’efferata esecuzione di padre Jacques, sgozzato dentro la sua chiesa da due terroristi, Parigi sgombera senza troppe smancerie una trentina di persone accorse per salvare dalla demolizione la chiesa di Santa Rita, ex edificio sacro dove la pratica religiosa non è mai stata abbandonata.
A rue François Bonvin, nel 15 ° arrondissement parigino, la celebrazione della messa viene interrotta dall’irruzione degli agenti. Un gruppo di sacerdoti, spalleggiati da un drappello di fedeli, cerca di resistere senza nessun risultato se non quello di esser trascinati via come corpi morti, coi talari che sfregano sul pavimento, davanti agli occhi increduli dei presenti.

Il caso della “chiesa occupata” nasce 15 anni fa, quando Les Chapelles Catholiques et Apostoliques, associazione belga titolare dell’immobile, mette in vendita le mura. L’autorizzazione alla cessione della proprietà arriva nel 2010, anno in cui il Tar francese dà il via libera all’alienazione del locale stabilendo l’inesistenza di ostacoli di natura artistica o urbanistica.

Dopo tre anni si affaccia l’immobiliare Garibaldi che acquista lo stabile di 720 mq e, con esso, la proprietà di Santa Rita alla cifra di tre milioni di euro. Oggi la società è determinata a completare il suo progetto. Santa Rita verrà rasa al suolo e sulle sue rovine sorgerà una distesa d’asfalto destinata a diventare un’area di parcheggio.
Proprio così: una colata di cemento nero seppellirà un luogo che – prima ancora d’esser “casa” spirituale per molti fedeli – è quel “simbolo dell’identità cristiana ed europea” attraverso cui, secondo Gian Micalessin, passa “la conquista di Roma” minacciata da Daesh.
Le sequenze del “rastrellamento” di Santa Rita sembrano estratte da un video delle bandiere nere, tanto che arriva la scomunica della leader del Front National. “E se facessimo dei parcheggi sul luogo delle moschee salafite piuttosto che distruggere le nostre chiese?”, domanda Marine Le Pen. Alla numero uno del Front National fa eco la nipote Marion, punto di riferimento della cordata conservatrice del Fn. “Prete trascinato da terra, chierichetti arrestati… il governo pronto a tutto per evacuare e radere al suolo la chiesa di Santa Rita mentre non fa nulla contro le moschee salafite” twitta la più giovane dei Le Pen.

La Police Nationale minimizza. “Trenta persone hanno cercato di opporsi allo sgombero. La loro evacuazione – si legge in un comunicato – è stata completata senza incidenti”. Eppure, le immagini choc continuano a rimbalzare nel cyberspazio da stamattina. Tanto che Alessandro Monteduro, direttore di Aiuto alla Chiesa che Soffre, al telefono con Gli Occhi della Guerra, si domanda: “È Parigi o Mosul?”. “Immagini simili – racconta Monteduro – si vedono quotidianamente nelle roccaforti del Califfato, in Cina o in Corea del Nord”.
Eppure, chi osserva attentamente le dinamiche d’Oltralpe sa perfettamente che l’episodio di questa mattina è solo l’ultimo pezzetto di un puzzle che, spiega il direttore di ACS Italia, racconta “l’inesorabile processo di decristianizzazione dell’Europa”. Un processo che, secondo Monteduro, parte proprio dalla Francia assediata – non a caso – dal terrorismo internazionale. Nella lunga lista di “episodi Mosul” elencati da Monteduro, c’è anche l’affissione della Carta della laicità, all’inizio dell’anno scolastico 2012-2013. Il testo, diramato in tutte le scuole di Francia, bandisce dalle classi transalpine i simboli di tutte le religioni. Secondo il direttore di ACS, così facendo si “allontana il sacro dalla sfera pubblica per abbandonarlo alle distorsioni del fondamentalismo”.

Fonte: http://www.occhidellaguerra.it/francia-chiesa-sgomberata-da-polizia/

Da "I sogni di Don Bosco"

"Le leggi di Francia non riconoscono piú il Creatore, ma il Creatore si farà conoscere e la visiterà per tre volte con la verga del suo furore. La prima volta, Egli abbatterà la sua superbia con le sconfitte, con il saccheggio e con la strage dei raccolti, degli animali e degli uomini. La seconda volta, la grande prostituta di Babilonia, quella che i buoni chiamano il "Postribolo d'Europa", sarà privata del capo, in preda a disordini! Parigi… Parigi! Invece di armarti nel nome del Signore, tu ti circondi di case di immoralità! Ma esse saranno distrutte da te stessa! L'idolo tuo, il Panteon, sarà incenerito, affinché si avveri che mentita est iniquitas sibi (l'iniquità ha mentito a sé stessa). I tuoi nemici ti metteranno nelle angustie, nella fame, nello spavento e nell'abominio delle nazioni. Ma guai a te se non riconoscerai la mano di chi ti percuote! Io voglio punire l'immoralità, l'abbandono, il disprezzo della mia legge! La terza volta, tu cadrai in mano straniera: i tuoi nemici vedranno da lontano i tuoi palazzi in fiamme, le tue abitazioni divenute un mucchio di rovine, bagnate dal sangue dei tuoi prodi che non sono piú! Ma ecco un gran guerriero dal Nord che tiene, nella sua mano destra, uno stendardo sul quale è scritto: "Irresistibile mano del Signore!". 
In quell'istante il venerabile Vegliardo del Lazio gli andò incontro, sventolando una fiaccola ardentissima. Allora, lo stendardo si dilatò, e di nero che era divenne bianco come la neve. Nel mezzo dello stendardo, in lettere d'oro, stava scritto il nome di COLUI che tutto può! Il guerriero e i suoi si inchinarono, profondamente, davanti al Vegliardo, e si strinsero le mani. "







 

sabato 16 luglio 2016

Il Vaticano conferma. Ecco il piano di Pio XII per sfuggire a Hitler

Il pontefice, per evitare il rapimento, avrebbe dovuto nascondersi nella Torre dei Venti.

  Nell'inverno tra il 1943 e il 1944 Roma era una città aperta ma de facto sotto il controllo della Wehrmacht.
E gli occupanti nazisti si stavano seriamente chiedendo cosa fare del Papa, tanto più che gli alleati si stavano avvicinando rapidamente. Iniziarono a circolare piani per il rapimento del pontefice, la così detta operazione Rabat (nota in tedesco anche come Aktion Papst). I dettagli di questa operazione (ma forse di azione se ne pianificò più d'una) non sono mai stati chiariti del tutto. Nel corso del tempo, soprattutto grazie alla testimonianza del generale tedesco delle SS Karl Wolff, se ne sono delineate le linee generali. Durante il processo di Norimberga disse che Hitler stava già pensando di rapire il papa nel settembre del '43. Secondo altri storici, l'idea di partenza non fu nemmeno di Hitler, bensì di Léon Degrelle. Capo dei nazisti belgi, aveva fondato il movimento rexista che fondeva l'antisemitismo a un cattolicesimo di facciata. A inizio '44, Degrelle mise a punto il progetto di rapire Pio XII per deportarlo in Germania e magari costringerlo a firmare un'enciclica filo nazista. Il piano fu presentato a Hitler: agenti delle SS avrebbero dovuto travestirsi da sionisti e partigiani per sequestrare Pacelli. Dopo di che, la Wehrmacht avrebbe compiuto un «salvataggio» per portarlo in Germania. A una operazione molto simile lavorarono probabilmente Karl Wolff, generale delle SS, e il generale Wilhelm Burgdorf. Pare che le prime esercitazioni dei rapitori fossero in corso nei dintorni del castello di Bracciano quando la loro presenza venne notata e forse il Vaticano, nella persona di monsignor Montini (ovvero il futuro papa Paolo VI), fu informato. Sino a qui quanto si sapeva sino a oggi, una sciarada che per altro alcuni storici, come Owen Chadwick (1916-2015), hanno contestato.
Ora però L'Osservatore Romano ha pubblicato, mercoledì, uno scritto inedito che consente di fare luce sulla vicenda e lascia capire che certamente il Vaticano fosse al corrente del piano. Convinto della sua pericolosità, prese le sue contromisure. Il testo è stato recuperato tra le carte di Antonio Nogara (1918-2014) unico figlio di Bartolomeo, che fu direttore dei Musei vaticani dal 1920 sino alla morte, nel 1954. Nogara racconta che in una fredda notte tra il gennaio e il febbraio del 1944 suo padre ricevette una visita notturna di monsignor Montini. Subito dopo i due uscirono frettolosamente. Perché? Nogara lo apprese il pomeriggio seguente. «Mio padre ci svelò che l'ambasciatore del Regno Unito Sir Francis d'Arcy Osborne e l'Incaricato d'affari degli Stati Uniti Harold Tittmann avevano congiuntamente avvertito monsignor Montini di aver avuto notizia, da parte dei rispettivi servizi militari d'informazione, di un avanzato piano tedesco per la cattura e la deportazione del Santo Padre con il pretesto di porlo in sicurezza sotto l'alta protezione del Führer». I due diplomatici assicurarono la disponibilità degli alleati a intervenire in soccorso del Pontefice, se necessario anche con un aviolancio di truppe. Fu così che Montini e Nogara Senior si affrettarono a cercare un luogo adatto per nascondere Sua santità. Dopo affannose ricerche, dalla Galleria lapidaria alla Biblioteca vaticana, localizzarono il luogo adatto: la Torre dei Venti. Le sue molte stanzette erano perfette.
Giorni dopo il pericolo sembrava rientrato. Nogara confidò al figlio che: «Il piano di Hitler era già da tempo noto a conoscenza del Vaticano, che era stato allertato da riservate indiscrezioni tedesche di persone ostili al piano in questione». Erano stati probabilmente gli stessi diplomatici tedeschi a Roma a convincere Hitler a non giocare questa carta. Non ebbe poi la possibilità di ripensarci perché l'avanzata degli alleati, ormai inarrestabile, liberò la città tra il 4 e il 5 giugno del 1944. La lunga testimonianza di prima mano di Nogara, però, conferma in maniera definitiva che il piano tedesco esisteva. Almeno secondo Montini e la Santa sede.

Fonte: http://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/vaticano-conferma-ecco-piano-pio-xii-sfuggire-hitler-1281598.html