Cavalleria Cristiana

"È autentica Cavalleria Cristiana quella dei Cavalieri Erranti, nel duplice senso di andare ed errare, simili ai saggi e giusti di Dio, i quali si ritirano di tanto in tanto nella fortezza della Tradizione Interiore per dare la scalata alle vette dello Spirito" Primo Siena

mercoledì 28 settembre 2016

“Quella in Siria è una guerra contro i cristiani”

Quando risponde al telefono, monsignor mons. Jacques Behnan Hindo, arcivescovo siro-cattolico di Hassaké-Nisibi (diocesi che comprende anche Raqqa, la capitale del sedicente Stato islamico), ha la voce roca. La voce di chi ogni giorno guarda in faccia la guerra. Sul sagrato dell’arcivescovado si affacciano due cecchini. Uno a trenta metri. L’altro a duecento. La tensione è palpabile, nonostante le prime frasi di monsignor Hindo vengano pronunciate con calma. A bassa voce. La linea va e viene. Ma, mano a mano che continuiamo a parlare, l’arcivescovo si fa sentire sempre di più. Parla della guerra che, ormai da cinque anni, sta distruggendo la Siria. Anzi, la “sua” Siria perché, mi spiegherà, “la Siria è prima di tutto mia. Perché io sono siriaco. E Siria deriva da siriaco. Io sono la Siria. Tutti i siriani sono la Siria”. Parole pronunciate dal cuore, come dirà più volte durante l’intervista. Parole di un pastore che ha deciso di non abbandonare le sue pecore. Anche a costo di vivere nel mirino dei cecchini. Giorno e notte.


Monsignore, recentemente ha usato parole molto dure nei confronti dei curdi dello Ypg, accusandoli di voler strappare qualsiasi cosa ai cristiani della sua diocesi. Qual è la situazione ora?
La presenza curda è sempre più pressante. Qui in città hanno preso tutti gli incroci e occupato tutte le vie, specialmente nel quartiere cristiano. Gli uomini dello Ypg si stanno comportando molto male con noi cristiani. Sono molto aggressivi. Inizialmente hanno preso il sud della città, poi si sono allargati sempre più. Hanno preso tutto il cotone e tutte le nostre ricchezze. Hanno rubato perfino le sedie. Hanno svuotato tutto, ora non c’è più nulla. Quando Daesh si è allontanato, sono arrivati i curdi dello Ypg, che vorrebbero creare uno Stato indipendente, ma questo non ha senso. Hanno preso qualche avvocato e l’hanno nominato giudice. Ma che giustizia è questa? L’anno scorso, a febbraio, 35 villaggi sono stati occupati da Daesh. I curdi dello Ypg li hanno visti scendere dalle montagne, ma non hanno fatto nulla per fermarli. Volevano che Isis occupasse queste terre bellissime. Quando sono arrivati, gli uomini dello Ypg mi hanno detto: “Siamo qui per proteggere i cristiani”. Ma non era vero: erano venuti per cacciare i cristiani.

Ma in Occidente i curdi dello Ypg vengono visti come degli eroi perché combattono Isis. Come può dire questo?
Loro lavorano per gli americani, che li usano per fare la loro politica. Ma poi li abbandoneranno. I curdi non pensano a ciò che accadrà tra un’ora oppure domani. Pensano solamente all’oggi. Non hanno imparato dalla loro storia e dalle persecuzioni degli ottomani. Lei sa cosa stanno facendo ora i curdi? Stanno imponendo la loro lingua nelle nostre scuole. Due ore al giorno per cinque giorni. Al Nord insegnano tutto in lingua curda. Ho detto loro: “Non avete programmi e non avete professori adatti. Come potete insegnare ai bambini?” E sa cosa mi hanno risposto? “Siamo pronti a sacrificare sette generazioni”. Questa non è democrazia. È ideologia. La propaganda curda e americana li presenta come eroi solo perché sono contro il governo. Ma i curdi stanno facendo tutto questo perché vogliono uno Stato. Lo stanno facendo solamente per il loro interesse.

Uno scenario davvero cupo, se è vero – come è vero – che i curdi hanno sfruttato il cessate il fuoco per alzare le barricate. Secondo lei la tregua è stata invece utile per i civili in zone come Aleppo?
Io sono contro il cessate il fuoco. La prima volta che l’esercito siriano è avanzato contro i ribelli, gli americani hanno chiesto una tregua e così i terroristi si sono riorganizzati per attaccare i soldati lealisti. Anche con questo cessate il fuoco hanno fatto la stessa cosa. De Mistura e l’Onu parlano solo di Aleppo est, dove sono presenti i ribelli, ma non parlano mai dell’altra parte, dove ci sono un milione e duecentomila siriani che vengono continuamente bombardati dai jihadisti. Anche l’arcivescovado di Aleppo è stato colpito da un missile, ma gli americani, i francesi e gli italiani non ne hanno parlato.

Ed è pure vero che durante la tregua i “ribelli” vengono riforniti di armi e munizioni. Ma chi gliele dà?
Di certo non vengono via aereo perché è tutto bloccato. Vengono dalla Turchia. La Turchia aiuta Daesh e anche l’America, che infatti non lo vuole distruggere. Da una parte gli Usa lo combattono, dall’altra lo aiutano. Addestrano i ribelli che poi passano le armi ad Al Qaida e all’Isis. Quando parlano i Capi dei governi occidentali dicono solo bugie. Non vogliono combattere né Daesh né Al Nusra. Non vogliono che la Russia e i siriani li bombardino.

E così i terroristi di Al Nusra hanno cambiato nome per presentarsi come “jihadisti” buoni…
Certo. E loro sono sostenuti anche dal Qatar, come l’Isis con l’Arabia Saudita.

Ma qual è la politica degli Usa in Medio Oriente?
Quella di Israele, che è il piede americano in Medio Oriente. Lo Stato ebraico ha un valore economico e strategico fondamentale. Per questo deve essere più forte ed è per questo che gli Usa vogliono smembrare la Siria. Non a caso hanno dato 38 miliardi di armi agli israeliani. Ma l’America fa anche gli interessi dell’Arabia Saudita, tanto che Obama ha posto il veto sul disegno di legge sull’11 settembre che permetterebbe alle famiglie delle vittime dell’11 settembre di citare in giudizio i sauditi. L’America ha deciso di attaccare la Siria perché Assad non ha voluto rompere le sue alleanze con l’Iran e con gli Hezbollah.

Com’è il rapporto tra cristiani e musulmani in Siria?
L’islam siriano è speciale. Non è come quello dell’Arabia Saudita o della Turchia. Non è un islam politico. I musulmani siriani hanno, prima di tutto, un cuore siriano. Hanno preso il volto della cultura, del commercio e della civiltà siriana. Purtroppo abbiamo anche noi qualche villaggio o qualche città in cui ci sono persone con la mentalità dei Fratelli musulmani…

Ma prima della primavera araba Assad riusciva a tenerli a bada…
Da quando il partito Baath ha preso il potere, la Siria è diventata un Paese laico. Quando ho costruito un campanile di 42 metri con una croce di 7 metri nessuno ha detto nulla. Anche se è più alta dei minareti. Come mai? Da settant’anni abbiamo una cultura laica. L’estremismo è arrivato con i Fratelli musulmani. Daesh è figlio loro e dei wahabiti.

Ma davvero Assad ha commesso tutti i crimini di cui è accusato?
Nella prima settimana della rivolta c’è stato qualche sciopero e l’esercito ha sparato sugli scioperanti. È vero. Ma chi ha sparato è stato punito. Quella in Siria non è stata una rivoluzione. È una guerra dei Fratelli musulmani. Chi dice che si tratta di una rivoluzione fa propaganda. È una guerra contro i cristiani. Il segretario di Laurent Fabius, tre anni fa, mi ha detto: “Tra poco arriverà in Europa un aereo pieno di cristiani iracheni”. Sa cosa gli ho risposto? “State sradicando i cristiani mediorientali affinché continui la guerra tra sciiti e sunniti”.

Dopo il bombardamento Usa contro l’esercito siriano, monsignor Abu Khazen, arcivescovo di Aleppo, ha detto che non si è trattato affatto di un errore. Condivide questa tesi?
Nel 2012 ho preso carta e penna per dire che dovevano essere Russia, Cina e Iran a bombardare Daesh in Siria. Non gli americani e i loro alleati perché ero certo che avrebbero colpito anche l’esercito siriano. E ora è successo. Di solito Isis cerca di colpire gli aerei, ma in questo caso non l’ha fatto. Come mai? Non posso parlare con tranquillità di fronte a questo bombardamento. Sono anche arcivescovo di Deir el-Zor e non posso accettare quello che gli americani hanno fatto. Conosco le persone che combattono con l’esercito siriano e i cristiani che vivono ancora lì. Non posso stare seduto su un trono. Uso le parole che mi vengono dal cuore e, quando vedo la Mogherini che piange per gli attentati di Bruxelles, mi chiedo se mente. Anzi, so che mente. Non ha mai parlato di tutte le scuole bombardate dai terroristi a Damasco. Forse il sangue siriano non è come quello occidentale…

Abbiamo parlato tanto di propaganda. Ma cosa possiamo fare noi giornalisti per raccontare con lealtà il conflitto siriano?
Non prendete per oro colato tutto ciò che i governi occidentali vi dicono. Sono bugiardi e contro i cristiani e i siriani. Hanno i loro interessi e non hanno in mente né gli uomini né i cristiani. Credo che la politica debba significare “servizio”, ma purtroppo ora è solo questione di interessi. Mettete dei punti di domanda sulle cose che vi dicono. Abbiate un po’ di cuore per questa Nazione. La Siria è prima di tutto mia. Perché io sono siriaco. E Siria deriva da siriaco. Io sono la Siria. I siriani sono la Siria. Piantatela di chiamare “moderati” i ribelli. È una bugia. Non sono moderati. Nemmeno l’Esercito Siriano Libero lo è. È solo il cambiamento di un’etichetta. Come Isis e come Al Nusra sono degli islamisti. I russi continuano a chiedere agli americani chi sono i ribelli moderati, ma loro non hanno ancora risposto.

Come giudica l’intervento russo in Siria?
Putin non è venuto solo per aiutare i cristiani e i siriani. Ma anche perché i terroristi non tornino in Russia. La posizione russa è difendibile, quella americana no perché è contro il diritto internazionale. Chi ha autorizzato l’intervento aereo della coalizione a guida Usa in Siria? Nessuno. È assurdo. La crisi siriana ha mostrato che la Russia è la seconda potenza mondiale e questo non è tollerabile per l’America.

Due mesi fa ha potuto parlare con Bashar Al Assad. Cosa vi siete detti?
A dir la verità, ho parlato della situazione nella mia regione. Ho parlato del problema curdo, presentando anche documenti scritti. Sa cosa mi ha detto? “Voglio una Siria laica in cui è vietato parlare di minoranze”. Mi ha poi detto: “Io sono un simbolo. Se va via un simbolo crolla tutto”. E ha ragione. In Siria succederebbe ciò che è successo in Libia e in Iraq. Se Assad se ne va, sparirà pure l’esercito e la Siria verrà smembrata.
Dice queste parole con un nodo alla gola, monsignor Hindo. E non possiamo dargli torto. La Siria anche è “sua”. È una questione di fede e di sangue. Cose che sembrano impensabili qui, dove tutto è pace.

giovedì 15 settembre 2016

Benedetto XVI è costretto a mentire. Da chi?


di Maurizio Blondet 

“Che sta succedendo in Vaticano ?  –  mi chiedono diversi lettori – perché ora Papa Benedetto se ne esce con quel libro intervista in cui sembra solo elogiare Bergoglio, sminuire se stesso e rimarcare che la decisione di mettersi da parte è stata del tutto personale è presa in autonomia senza coercizione ?
“È una buffonata –  dice un altro – e Ratzinger ed è stato ancora una volta manovrato dal potere in Vaticano pro Bergoglio, oppure non abbiamo capito niente è davvero Benedetto ha scritto di suo pugno tutto il testo e stima Bergoglio?”.
Il libro si chiama “Ultime Conversazioni”; è  sotto forma di intervista,   e viene presentato trionfalmente da Vatican Insider (il sito  più adulatorio  verso Papa Francesco, non a caso di La Stampa)  come quello che fa “ emergere il «vero» RatzingerUn teologo e un Papa che si smarca dai cliché dei sedicenti «ratzingeriani», da quelli che hanno cercato di rinchiuderlo nel recinto dei conservatori o dei tradizionalisti”. Soprattutto, l’Emerito nega di essersi dimesso sotto pressione (“Non sono stato ricattato”), “Ho scritto io la rinuncia” (il latino scorretto  in cui era stata stesa aveva fatto sospettare un’altra mano), “sono stato contento e felice” della scelta di Bergoglio;  ne approva le riforme, “significa  che la Chiesa è in movimento, è dinamica, aperta, con davanti a sé prospettive di nuovi sviluppi. Che non è congelata in schemi: … la Chiesa è viva e trabocca di nuove possibilità”  Si autoaccusa: “Il governo pratico non è il mio forte”…
Non   ho letto il libro, ma mi aspettavo il contenuto. So, da voci interne, che Ratzinger stava subendo da mesi fortissime  pressioni per correggere e diradare la scandalosa impressione che aveva fatto, a maggio,  il discorso del suo segretario, monsignor Georg Ganswein durante la presentazione di un libro:  il quale  proponendo un assurdo “papato collegiale”,  con uno “attivo e uno contemplativo” , inferiva  che Ratzinger era ancora pontefice, e gettava un’ombra profonda sulla legittimità di “Francesco”  come Papa.

Era a tutti chiaro che Ganswein, il segretario, non parlava di sua iniziativa, ma su mandato del dimissionario, il quale mandava a  Francesco un segnale, un avvertimento.  Adesso, il libro intervista dal titolo anodino, finalmente, Ratzinger dissolve quel fumo nero che il suo segretario aveva sparso sul papato sudamericano.
Come  diceva, alcune voci mi hanno detto che questa ritrattazione è stata richiesta all’ex Papa con forti pressioni. Ma erano voci. Adesso invece ho la prova:  la prova che Benedetto  mente su almeno un particolare importante.
La prova  la dà, involontariamente, proprio   il sito Vatican Insider, a firma del vaticanista de La Stampa Andrea Tornielli,   forse il più  esaltato esaltatore di “Francesco”.  E’ nel pezzo che Tornielli  pubblica il 9 settembre, dal titolo   “Ratzinger: fu mia l’idea di cambiare i vertici dello Ior nel 2012”   Eccola: “Un esempio finora sfuggito ai recensori del libro riguarda l’Istituto per le Opere di Religione. Una certa vulgata ha fatto passare l’idea che la clamorosa destituzione del presidente Ettore Gotti Tedeschi (nominato nel 2009, e dunque in pieno pontificato ratzingeriano), avvenuta con modalità a dir poco discutibili, sia stata frutto di un complotto ordito dal cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone. Una decisione che Benedetto XVI avrebbe subito, incapace di reagire. Ma a pagina 209 del libro intervista, il Papa emerito risponde senza tentennamenti a Seewald, rivendicando la scelta: «Per me lo IOR è stato fin dall’inizio un grosso punto di domanda, e ho tentato di riformarlo. Non sono operazioni che si portano a termine rapidamente perché è necessario impratichirsi. È stato importante aver allontanato la precedente dirigenza. Bisognava rinnovare i vertici e mi è sembrato giusto, per molte ragioni, non mettere più un italiano alla guida della banca. Posso dire che la scelta del barone Freyberg si è rivelata un’ottima soluzione». «È stata una sua idea?», chiede il giornalista. «Sì» risponde Ratzinger”.
Ora, si dà il caso che lo stesso medesimo Tornielli, su Vatican Insider   di tre  anni fa ( 22/10/2013)  affermasse proprio il contrario. Fin dal titolo: «Benedetto XVI fu molto sorpreso della cacciata di Gotti Tedeschi» – Ecco il testo :   “Papa Ratzinger era evidentemente all’oscuro della clamorosa cacciata del presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi, avvenuta con modalità e circostanze del tutto inedite nella storia della Santa Sede e accompagnata dal tentativo di delegittimare personalmente e professionalmente la sua persona, come attestano le motivazioni messe nero su bianco dal board della «banca vaticana» in un documento a firma di Carl Anderson.
“Lo attesta monsignor Georg Gänswein, Prefetto della Casa pontificia e segretario di Papa Ratzinger, in un’intervista con «Il Messaggero» pubblicata oggi. Alla domanda se Benedetto XVI fosse all’oscuro della cacciata di Gotti, Gänswein risponde: «Ricordo bene quel momento, era il 24 maggio. Quel giorno vi fu anche l’arresto del nostro aiutante di camera Paolo Gabriele. Contrariamente a quello che si pensa, non vi è nessun nesso tra i due eventi, semmai solo una coincidenza sfortunata, persino diabolica…».
“Un accenno significativo, questo di don Georg  – continuava Tornielli nel 2013 – . Nel durissimo documento con il quale Gotti venne licenziato, fatto volutamente filtrare alla stampa, tra le motivazioni veniva data anche la sua incapacità di spiegare come documenti riservati e corrispondenza interna dello Ior fosse finita sui giornali. Lasciando quasi intendere un coinvolgimento del presidente dell’Istituto per le Opere di Religione in Vatileaks. Le indagini della Gendarmeria vaticana hanno però verificato che anche gli scambi riservati di email riguardanti la legge sulla trasparenza vaticana divenuti pubblici facevano parte dell’archivio di fotocopie ritrovato in casa di Paolo Gabriele.
«Benedetto XVI – continua Gänswein – che aveva chiamato Gotti allo Ior per portare avanti la politica della trasparenza restò sorpreso, molto sorpreso per l’atto di sfiducia al professore. Il Papa lo stimava e gli voleva bene, ma per il rispetto delle competenze di chi aveva responsabilità scelse di non intervenire in quel momento. Successivamente alla sfiducia – aggiunge il segretario di Ratzinger – il papa, per motivi di opportunità anche se non ha mai ricevuto Gotti ha mantenuto i contatti con lui in modo adatto e discreto». È probabile che proprio monsignor Gänswein sia stato il tramite di questi contatti. Secondo alcune indiscrezioni, poco prima della rinuncia di Benedetto XVI, era stata decisa una forma di «riabilitazione» del banchiere licenziato, che poi non si è verificata”.

Qui potete leggere la versione n. 1:

…e qui la versione 2:

Nella prima, l’insider del Vaticano (e lo è davvero) afferma che la cacciata di Gotti Tedeschi – così brutale che lo stesso Gotti Tedeschi  affidò una serie di documenti a sua difesa a un notaio, nel caso “gli fosse successo qualcosa”  – non era stata voluta da Ratzinger, che non ne sapeva nulla e ne fu addolorato; la seconda versione,  il Vatican Insider sottolinea  che Ratzinger rivendica per sé quella cacciata, “avvenuta con modalità del tutto inedite   nella storia della Santa Sede”,  per   la misura di inciviltà,  malvagità e perfidia nel tentativo  di infamare  l’onore professionale del banchiere cattolico.
Ora, noi abbiamo motivi  diretti per affermare che la verità è la  prima: Ratzinger fu addolorato dalla cacciata di Gotti Tedeschi, cacciata di cui non lui era l’autore.  Adesso invece nella sua ultima intervista, Benedetto XVI si attribuisce anche questa mala azione  (“E’  stata una mia idea”); azione per di più con caratteri di abiezione e bassezza, che certo non gli somigliano. Si  incolpa di  una cattiveria commessa da altri:  di cui, per di più, si può documentare che è falsa. Voleva infatti riabilitare Gotti Tedeschi, e ci sono testimonianze a provarlo.

Excusatio Non Petita

Un autorevole insider mi dice: E’  possibile  che Benedetto  XVI faccia dichiarazioni menzognere ed evidentemente false per “falsificare”  tutte le dichiarazioni  nella intervista  ?  Oppure   vuole provocare  , con dette dichiarazioni false , reazioni  di smentita e  precisazioni ? .   E perché infine dichiara che non è sotto ricatto? Non è una Excusatio non petita   ? per far capire  che sotto ricatto   effettivamente fu, ed è ancora?

Tornielli   ha detto la verità due volte, e  passi (è un giornalista).  Ma che cosa induce Benedetto a mentire? Un Papa emerito?  Il motivo dev’essere gravissimo. Quale?  Un anno fa, nel settembre 2015,  ipotizzai che Ratzinger si fosse dovuto dimettere perché le potenze mondialiste avevano tagliato fuori la banca vaticana da SWIFT, il sistema di transazioni finanziarie globali:  ciò che rendeva il Vaticano uno stato-canaglia come l’Iran, e non gli consentiva alcun pagamento se non in contanti.  E difatti, appena  le telecamere ripresero l’elicottero con cui Benedetto XVI si ritirava a Castelgandolfo,   il Vaticano fu ricollegato a SWIFT,   i bancomat ripresero a funzionare…

Con Gotti Terdeschi, presidente IOR
Con Gotti Tedeschi, presidente IOR
Può  essere stato rudemente invitato ad andarsene, da chi controllava veramente le finanze vaticane  perché la Chiesa sarebbe rimasta a secco in poche ore? E  nunziature e missioni nel mondo non avrebbero potuto ricevere fondi da Roma? Né Roma ricevere donazioni?
Georg Ganswein alluse, nel luglio scorso, al rapporto malato della Chiesa tedesca col denaro:   in Germania,  “Se decidi di non registrarti più come cattolico” (e non paghi la tassa ecclesiastica) sei fuori.   La Chiesa reagisce con l’espulsione automatica dalla comunità, in altre parole la scomunica! Questo è eccessivo, incomprensibile. Se metti in questione un dogma, non importa a nessuno, non ti cacciano. Il non pagamento della tassa alla Chiesa è un’offesa maggiore alla fede della violazione dei principi di Fede?”  Le casse piene e chiese vuote, questa forbice è terribile, e non può andare molto più a lungo bene. Se i registratori di cassa si riempiono ed i banchi si svuotano, ci dovrà essere un giorno un’implosione. Una chiesa vuota non può essere presa sul serio”.
A me sembrò  una mite e sibillina protesta contro la Chiesa-Mammona;  la Chiesa che   tiene più ad esser  collegata con Swift   che a tenersi un Papa   sgradito alle potenze dietro a SWIFT.  Ma forse io sono troppo sospettoso.
Un’altra voce o tesi,   dice che queste stesse potenze  vogliono affrettare la fusione-dissoluzione della Chiesa romana, sacramentale, nel  protestantesimo generico, al “cristianesimo” generico,  ridotto universalismo  umanitario, ritenuto il necessario componente  del ‘governo mondiale’: operazione a cui Ratzinger esitava, e che Bergoglio sta compiendo con straordinaria rapidità e specifico zelo.

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Ma queste son tutte elucubrazioni cospiratorie. Una cosa è certa: Benedetto ha ritrattato le affermazioni  e le allusioni del suo segretario  che gettavano un’ ombra su Bergoglio;  ha fatto di più, fino ad incolparsi di un’azione abietta che effettivamente non ha commesso. Chi è  stato scagionato da questa auto-accusa? Non sappiamo.  Perché Benedetto mente? Perché deve mentire? Nonostante le sue fragilità, non credo che lo farebbe se non nella convinzione di  evitare alla Chiesa un danno più grande.  Deve avere, in qualche modo, adempiuto a un dovere.
Quale? Non ho risposte.
Invece sento il tono, e persino la terminologia, della Junta sudamericana nell’ottimismo entusiasta di Ratzinger    per le  novità    che così poco  gli somiglia: “L’elezione di un cardinale latino-americano significa che la Chiesa è in movimento, è dinamica, aperta, con davanti a sé prospettive di nuovi sviluppi. Che non è congelata in schemi: accade sempre qualcosa di sorprendente, che possiede una dinamica intrinseca capace di rinnovarla costantemente. Ciò che è bello e incoraggiante è che proprio nella nostra epoca accadono cose che nessuno si aspettava e mostrano che la Chiesa è viva e trabocca di nuove possibilità. (…) La Chiesa sta abbandonando sempre più le vecchie strutture tradizionali della vita europea e quindi muta aspetto e in lei vivono nuove forme. È chiaro soprattutto che la scristianizzazione dell’Europa progredisce, che l’elemento cristiano scompare sempre più dal tessuto della società. Di conseguenza la Chiesa deve trovare una nuova forma di presenza, deve cambiare il suo modo di presentarsi”.
E’ il programma  ideologico  di Bergoglio, espresso con le parole di Bergoglio,  che sembra dettato da Bergoglio:  non congelarsi in schemi,  Chiesa in movimento,  trabocca di nuove  possibilità….Ora, si può essere d’accordo che “La Chiesa deve trovare nuove forme di presenza”, sfrondando,  abbandonando tradizioni morte, rendendosi dinamica:  ma io personalmente accetterei senza residui questo impulso, non avrei alcun dubbio sulle innovazioni, se venissero da una persona con una  intensa  vita di santità personale.    Ma vedo sotterfugi, pressioni, menzogne e violenze; vedo una tendenza a legarsi al dito, a non perdonare, a farsi adulare, a godere delle luci mediatiche

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