di Maurizio Blondet
“Che sta succedendo in Vaticano ? – mi chiedono diversi lettori –
perché ora Papa Benedetto se ne esce con quel libro intervista in cui
sembra solo elogiare Bergoglio, sminuire se stesso e rimarcare che la
decisione di mettersi da parte è stata del tutto personale è presa in
autonomia senza coercizione ?
“È una buffonata – dice un altro – e Ratzinger ed è stato ancora una volta manovrato dal potere in Vaticano pro Bergoglio, oppure non abbiamo capito niente è davvero Benedetto ha scritto di suo pugno tutto il testo e stima Bergoglio?”.
“È una buffonata – dice un altro – e Ratzinger ed è stato ancora una volta manovrato dal potere in Vaticano pro Bergoglio, oppure non abbiamo capito niente è davvero Benedetto ha scritto di suo pugno tutto il testo e stima Bergoglio?”.
Il libro si chiama “Ultime Conversazioni”; è sotto forma di
intervista, e viene presentato trionfalmente da Vatican Insider (il
sito più adulatorio verso Papa Francesco, non a caso di La Stampa) come quello che fa “ emergere il «vero» Ratzinger. Un
teologo e un Papa che si smarca dai cliché dei sedicenti
«ratzingeriani», da quelli che hanno cercato di rinchiuderlo nel recinto
dei conservatori o dei tradizionalisti”. Soprattutto, l’Emerito nega di essersi dimesso sotto pressione (“Non sono stato ricattato”), “Ho scritto io la rinuncia” (il latino scorretto in cui era stata stesa aveva fatto sospettare un’altra mano), “sono stato contento e felice” della scelta di Bergoglio; ne approva le riforme, “significa che la Chiesa è in movimento, è dinamica, aperta,
con davanti a sé prospettive di nuovi sviluppi. Che non è congelata in
schemi: … la Chiesa è viva e trabocca di nuove possibilità” Si
autoaccusa: “Il governo pratico non è il mio forte”…
Non ho letto il libro, ma mi aspettavo il contenuto. So, da voci interne, che Ratzinger stava subendo da mesi fortissime pressioni
per correggere e diradare la scandalosa impressione che aveva fatto, a
maggio, il discorso del suo segretario, monsignor Georg Ganswein
durante la presentazione di un libro: il quale proponendo un assurdo
“papato collegiale”, con uno “attivo e uno contemplativo” , inferiva
che Ratzinger era ancora pontefice, e gettava un’ombra profonda sulla
legittimità di “Francesco” come Papa.
Era a tutti chiaro che Ganswein, il segretario, non parlava di sua
iniziativa, ma su mandato del dimissionario, il quale mandava a
Francesco un segnale, un avvertimento. Adesso, il libro intervista dal
titolo anodino, finalmente, Ratzinger dissolve quel fumo nero che il suo
segretario aveva sparso sul papato sudamericano.
Come diceva, alcune voci mi hanno detto che questa ritrattazione è
stata richiesta all’ex Papa con forti pressioni. Ma erano voci. Adesso
invece ho la prova: la prova che Benedetto mente su almeno un
particolare importante.
La prova la dà, involontariamente, proprio il sito Vatican
Insider, a firma del vaticanista de La Stampa Andrea Tornielli, forse
il più esaltato esaltatore di “Francesco”. E’ nel pezzo che Tornielli
pubblica il 9 settembre, dal titolo “Ratzinger: fu mia l’idea di cambiare i vertici dello Ior nel 2012” Eccola:
“Un esempio finora sfuggito ai recensori del libro riguarda l’Istituto
per le Opere di Religione. Una certa vulgata ha fatto passare l’idea che
la clamorosa destituzione del presidente Ettore Gotti Tedeschi
(nominato nel 2009, e dunque in pieno pontificato ratzingeriano),
avvenuta con modalità a dir poco discutibili, sia stata frutto di un
complotto ordito dal cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone. Una
decisione che Benedetto XVI avrebbe subito, incapace di reagire. Ma a
pagina 209 del libro intervista, il Papa emerito risponde senza
tentennamenti a Seewald, rivendicando la scelta: «Per me lo IOR è stato
fin dall’inizio un grosso punto di domanda, e ho tentato di riformarlo.
Non sono operazioni che si portano a termine rapidamente perché è
necessario impratichirsi. È stato importante aver allontanato la
precedente dirigenza. Bisognava rinnovare i vertici e mi è sembrato
giusto, per molte ragioni, non mettere più un italiano alla guida della
banca. Posso dire che la scelta del barone Freyberg si è rivelata
un’ottima soluzione». «È stata una sua idea?», chiede il giornalista.
«Sì» risponde Ratzinger”.
Ora, si dà il caso che lo stesso medesimo Tornielli, su Vatican
Insider di tre anni fa ( 22/10/2013) affermasse proprio il
contrario. Fin dal titolo: «Benedetto XVI fu molto sorpreso della cacciata di Gotti Tedeschi»
– Ecco il testo : “Papa Ratzinger era evidentemente all’oscuro della
clamorosa cacciata del presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi,
avvenuta con modalità e circostanze del tutto inedite nella storia della
Santa Sede e accompagnata dal tentativo di delegittimare personalmente e
professionalmente la sua persona, come attestano le motivazioni messe
nero su bianco dal board della «banca vaticana» in un documento a firma
di Carl Anderson.
“Lo attesta monsignor Georg Gänswein, Prefetto della Casa pontificia e segretario di Papa Ratzinger, in un’intervista con «Il Messaggero» pubblicata oggi. Alla domanda se Benedetto XVI fosse all’oscuro della cacciata di Gotti, Gänswein risponde: «Ricordo bene quel momento, era il 24 maggio. Quel giorno vi fu anche l’arresto del nostro aiutante di camera Paolo Gabriele. Contrariamente a quello che si pensa, non vi è nessun nesso tra i due eventi, semmai solo una coincidenza sfortunata, persino diabolica…».
“Un accenno significativo, questo di don Georg – continuava Tornielli nel 2013 – . Nel durissimo documento con il quale Gotti venne licenziato, fatto volutamente filtrare alla stampa, tra le motivazioni veniva data anche la sua incapacità di spiegare come documenti riservati e corrispondenza interna dello Ior fosse finita sui giornali. Lasciando quasi intendere un coinvolgimento del presidente dell’Istituto per le Opere di Religione in Vatileaks. Le indagini della Gendarmeria vaticana hanno però verificato che anche gli scambi riservati di email riguardanti la legge sulla trasparenza vaticana divenuti pubblici facevano parte dell’archivio di fotocopie ritrovato in casa di Paolo Gabriele.
«Benedetto XVI – continua Gänswein – che aveva chiamato Gotti allo Ior per portare avanti la politica della trasparenza restò sorpreso, molto sorpreso per l’atto di sfiducia al professore. Il Papa lo stimava e gli voleva bene, ma per il rispetto delle competenze di chi aveva responsabilità scelse di non intervenire in quel momento. Successivamente alla sfiducia – aggiunge il segretario di Ratzinger – il papa, per motivi di opportunità anche se non ha mai ricevuto Gotti ha mantenuto i contatti con lui in modo adatto e discreto». È probabile che proprio monsignor Gänswein sia stato il tramite di questi contatti. Secondo alcune indiscrezioni, poco prima della rinuncia di Benedetto XVI, era stata decisa una forma di «riabilitazione» del banchiere licenziato, che poi non si è verificata”.
“Lo attesta monsignor Georg Gänswein, Prefetto della Casa pontificia e segretario di Papa Ratzinger, in un’intervista con «Il Messaggero» pubblicata oggi. Alla domanda se Benedetto XVI fosse all’oscuro della cacciata di Gotti, Gänswein risponde: «Ricordo bene quel momento, era il 24 maggio. Quel giorno vi fu anche l’arresto del nostro aiutante di camera Paolo Gabriele. Contrariamente a quello che si pensa, non vi è nessun nesso tra i due eventi, semmai solo una coincidenza sfortunata, persino diabolica…».
“Un accenno significativo, questo di don Georg – continuava Tornielli nel 2013 – . Nel durissimo documento con il quale Gotti venne licenziato, fatto volutamente filtrare alla stampa, tra le motivazioni veniva data anche la sua incapacità di spiegare come documenti riservati e corrispondenza interna dello Ior fosse finita sui giornali. Lasciando quasi intendere un coinvolgimento del presidente dell’Istituto per le Opere di Religione in Vatileaks. Le indagini della Gendarmeria vaticana hanno però verificato che anche gli scambi riservati di email riguardanti la legge sulla trasparenza vaticana divenuti pubblici facevano parte dell’archivio di fotocopie ritrovato in casa di Paolo Gabriele.
«Benedetto XVI – continua Gänswein – che aveva chiamato Gotti allo Ior per portare avanti la politica della trasparenza restò sorpreso, molto sorpreso per l’atto di sfiducia al professore. Il Papa lo stimava e gli voleva bene, ma per il rispetto delle competenze di chi aveva responsabilità scelse di non intervenire in quel momento. Successivamente alla sfiducia – aggiunge il segretario di Ratzinger – il papa, per motivi di opportunità anche se non ha mai ricevuto Gotti ha mantenuto i contatti con lui in modo adatto e discreto». È probabile che proprio monsignor Gänswein sia stato il tramite di questi contatti. Secondo alcune indiscrezioni, poco prima della rinuncia di Benedetto XVI, era stata decisa una forma di «riabilitazione» del banchiere licenziato, che poi non si è verificata”.
Qui potete leggere la versione n. 1:
…e qui la versione 2:
Nella prima, l’insider del Vaticano (e lo è davvero) afferma che la
cacciata di Gotti Tedeschi – così brutale che lo stesso Gotti Tedeschi
affidò una serie di documenti a sua difesa a un notaio, nel caso “gli
fosse successo qualcosa” – non era stata voluta da Ratzinger, che non
ne sapeva nulla e ne fu addolorato; la seconda versione, il Vatican
Insider sottolinea che Ratzinger rivendica per sé quella cacciata,
“avvenuta con modalità del tutto inedite nella storia della Santa
Sede”, per la misura di inciviltà, malvagità e perfidia nel
tentativo di infamare l’onore professionale del banchiere cattolico.
Ora, noi abbiamo motivi diretti per affermare che la verità è la
prima: Ratzinger fu addolorato dalla cacciata di Gotti Tedeschi,
cacciata di cui non lui era l’autore. Adesso invece nella sua ultima
intervista, Benedetto XVI si attribuisce anche questa mala azione (“E’
stata una mia idea”); azione per di più con caratteri di abiezione e
bassezza, che certo non gli somigliano. Si incolpa di una cattiveria
commessa da altri: di cui, per di più, si può documentare che è falsa. Voleva infatti riabilitare Gotti Tedeschi, e ci sono testimonianze a provarlo.
Excusatio Non Petita
Un autorevole insider mi dice: E’ possibile che Benedetto XVI
faccia dichiarazioni menzognere ed evidentemente false per “falsificare”
tutte le dichiarazioni nella intervista ? Oppure vuole provocare
, con dette dichiarazioni false , reazioni di smentita e precisazioni
? . E perché infine dichiara che non è sotto ricatto? Non è una Excusatio non petita ? per far capire che sotto ricatto effettivamente fu, ed è ancora?
Tornielli ha detto la verità due volte, e passi (è un
giornalista). Ma che cosa induce Benedetto a mentire? Un Papa emerito?
Il motivo dev’essere gravissimo. Quale? Un anno fa, nel settembre
2015, ipotizzai che Ratzinger si fosse dovuto dimettere perché le
potenze mondialiste avevano tagliato fuori la banca vaticana da SWIFT,
il sistema di transazioni finanziarie globali: ciò che rendeva il
Vaticano uno stato-canaglia come l’Iran, e non gli consentiva alcun
pagamento se non in contanti. E difatti, appena le telecamere
ripresero l’elicottero con cui Benedetto XVI si ritirava a
Castelgandolfo, il Vaticano fu ricollegato a SWIFT, i bancomat
ripresero a funzionare…
Può essere stato rudemente invitato ad andarsene, da chi controllava
veramente le finanze vaticane perché la Chiesa sarebbe rimasta a secco
in poche ore? E nunziature e missioni nel mondo non avrebbero potuto
ricevere fondi da Roma? Né Roma ricevere donazioni?
Georg Ganswein alluse, nel luglio scorso, al rapporto malato della
Chiesa tedesca col denaro: in Germania, “Se decidi di non registrarti
più come cattolico” (e non paghi la tassa ecclesiastica) sei fuori.
La Chiesa reagisce con l’espulsione automatica dalla comunità, in
altre parole la scomunica! Questo è eccessivo, incomprensibile. Se metti
in questione un dogma, non importa a nessuno, non ti cacciano. Il non
pagamento della tassa alla Chiesa è un’offesa maggiore alla fede della
violazione dei principi di Fede?” Le casse piene e chiese vuote, questa
forbice è terribile, e non può andare molto più a lungo bene. Se i
registratori di cassa si riempiono ed i banchi si svuotano, ci dovrà
essere un giorno un’implosione. Una chiesa vuota non può essere presa
sul serio”.
A me sembrò una mite e sibillina protesta contro la Chiesa-Mammona;
la Chiesa che tiene più ad esser collegata con Swift che a tenersi
un Papa sgradito alle potenze dietro a SWIFT. Ma forse io sono
troppo sospettoso.
Un’altra voce o tesi, dice che queste stesse potenze vogliono
affrettare la fusione-dissoluzione della Chiesa romana, sacramentale,
nel protestantesimo generico, al “cristianesimo” generico, ridotto
universalismo umanitario, ritenuto il necessario componente del
‘governo mondiale’: operazione a cui Ratzinger esitava, e che Bergoglio
sta compiendo con straordinaria rapidità e specifico zelo.
Ma queste son tutte elucubrazioni cospiratorie. Una cosa è certa:
Benedetto ha ritrattato le affermazioni e le allusioni del suo
segretario che gettavano un’ ombra su Bergoglio; ha fatto di più, fino
ad incolparsi di un’azione abietta che effettivamente non ha commesso.
Chi è stato scagionato da questa auto-accusa? Non sappiamo. Perché
Benedetto mente? Perché deve mentire? Nonostante le sue fragilità, non
credo che lo farebbe se non nella convinzione di evitare alla Chiesa un
danno più grande. Deve avere, in qualche modo, adempiuto a un dovere.
Quale? Non ho risposte.
Invece sento il tono, e persino la terminologia, della Junta
sudamericana nell’ottimismo entusiasta di Ratzinger per le novità
che così poco gli somiglia: “L’elezione di un cardinale
latino-americano significa che la Chiesa è in movimento, è dinamica,
aperta, con davanti a sé prospettive di nuovi sviluppi. Che non è
congelata in schemi: accade sempre qualcosa di sorprendente, che
possiede una dinamica intrinseca capace di rinnovarla costantemente. Ciò
che è bello e incoraggiante è che proprio nella nostra epoca accadono
cose che nessuno si aspettava e mostrano che la Chiesa è viva e trabocca
di nuove possibilità. (…) La Chiesa sta abbandonando sempre più le
vecchie strutture tradizionali della vita europea e quindi muta aspetto e
in lei vivono nuove forme. È chiaro soprattutto che la
scristianizzazione dell’Europa progredisce, che l’elemento cristiano
scompare sempre più dal tessuto della società. Di conseguenza la Chiesa
deve trovare una nuova forma di presenza, deve cambiare il suo modo di
presentarsi”.
E’ il programma ideologico di Bergoglio, espresso con le parole di
Bergoglio, che sembra dettato da Bergoglio: non congelarsi in schemi,
Chiesa in movimento, trabocca di nuove possibilità….Ora, si può
essere d’accordo che “La Chiesa deve trovare nuove forme di presenza”,
sfrondando, abbandonando tradizioni morte, rendendosi dinamica: ma io
personalmente accetterei senza residui questo impulso, non avrei alcun
dubbio sulle innovazioni, se venissero da una persona con una intensa
vita di santità personale. Ma vedo sotterfugi, pressioni, menzogne e
violenze; vedo una tendenza a legarsi al dito, a non perdonare, a farsi
adulare, a godere delle luci mediatiche
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