Cavalleria Cristiana

"È autentica Cavalleria Cristiana quella dei Cavalieri Erranti, nel duplice senso di andare ed errare, simili ai saggi e giusti di Dio, i quali si ritirano di tanto in tanto nella fortezza della Tradizione Interiore per dare la scalata alle vette dello Spirito" Primo Siena

martedì 29 novembre 2016

Cardinale Bagnasco: “L’Occidente sta perdendo la dimensione mistica del Vangelo”

Dall'omelia del 27/11/2016, Cattedrale di San Lorenzo, Genova

“Se non si conosce Dio, non si può neppure conoscere Gesù. Lo si riduce a un saggio, a un politico, a un martire, un visionario, ma non si riconosce il redentore del mondo. Allora la Chiesa non è più mistero e sacramento ma diventa una realtà sociologica opera di uomini soggetta alle categorie del mondo: il numero, il potere il consenso, le organizzazioni”. Ad affermarlo il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, nell’omelia pronunciata ieri pomeriggio, nella cattedrale di San Lorenzo, in occasione della Messa per le ordinazioni presbiterali. “Ma – ha aggiunto il card. Bagnaco – la Chiesa non è umanamente attraente perché Dio vuole convertire, non sedurre. Divenire cristiani non è una adesione ma una conversione perché Dio, prima di essere il nostro bene è la nostra origine, la possibilità e la consistenza del nostro essere. Solo dopo è anche il destino della nostra anima”. E questa, ha aggiunto “è la questione delle questioni” perché riguarda “la salvezza eterna dell’anima”. Ma “quando si perde il senso dell’eterno, allora l’anima si identifica con le cose che incontra e consuma”. “Il sole di Satana che vuole sedurre le anime – ha detto ancora nell’omelia – vuole far credere che il proprio del cristiano è l’attività ma questo svuota la memoria di Dio e della sua grazia. L’uomo si trova da solo con sé stesso solo anche se dentro ad una collettività che però è altro della comunità dei discepoli”. Di qui l’invito all’adorazione perché “adorare non è un fare, è un non fare, per lasciarsi fare da Cristo e questa è la dimensione mistica del Vangelo che l’Occidente sta perdendo e per questo, più si danna nel fare, più sprofonda nell’angoscia della sua impotenza di senso”.

venerdì 25 novembre 2016

UNO STRANO CONCISTORO. SENZA INCONTRO CON I CARDINALI DI TUTTO IL MONDO. PER NON RISPONDERE AI “DUBIA”?



Marco Tosatti

Sabato (19 Novembre, l'articolo è del 17 Novembre, ndr) si svolgerà uno strano Concistoro. Strano perché, a differenza delle altre due occasioni precedenti, il Pontefice non vedrà i cardinali convenuti a Roma nei giorni precedenti.
Un Concistoro per la creazione di nuovi porporati è un avvenimento molto speciale, nella vita della Chiesa; anche perché tutti i cardinali che possono farlo vengono a Roma in quell’occasione, per dare solennità all’evento in cui si creano i nuovi principi della Chiesa, gli speciali collaboratori e consiglieri del Papa.
E’ anche un’occasione speciale per il Pontefice; per vedere riunito intorno a sé il Collegio, compresi quelli che di rado giungono ad limina apostolorum, per ricevere informazioni, scambiare idee e percezioni, e mandare messaggi.
Così è stato nelle due precedenti tornate di creazione di cardinali nel regno del Pontefice regnante.
Nel 2014 tutti i porporati, residenziali e di Curia, hanno passato due giorni con il Papa, il 20 e il 21 febbraio, prima della cerimonia ufficiale di consegna del cappello cardinalizio, avvenuta il 22 febbraio.
Lo stesso modello si è ripetuto l’anno scorso, sempre a febbraio. Anche in quell’occasione il Collegio si è riunito cum Petro il 12 e il 13 febbraio, prima della cerimonia ufficiale del 14 febbraio.
Quest’anno invece la riunione con tutti i porporati non ci sarà. Il programma prevede solo la cerimonia di creazione dei nuovi porporati, nella basilica di San Pietro, alle 11 di sabato 19 novembre, e la messa il giorno dopo. Il pomeriggio di sabato dalle 16.30 alle 18.30 sono previste le visite di cortesia, “di calore” come recita il gergo curiale.
E siamo alla chiusura di un Anno Santo voluto fortissimamente dal Pontefice. Quale migliore occasione ci sarebbe stata per discutere di un tema importante come la Misericordia davanti al Collegio dei suoi consiglieri?
Non è stata data nessuna spiegazione ufficiale, a nostra conoscenza, di questa singolare anomalia. E allora facciamo un’ipotesi.
A settembre quattro cardinali si sono fatti espressione di un sentimento molto diffuso nella Chiesa – e certamente anche nel Collegio – e hanno scritto una lettera imbarazzante al Papa e al Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Una lettera che – in assenza di una risposta qualsiasi da parte del Pontefice – hanno deciso di rendere pubblica nei giorni scorsi.
E’ chiaro che il Pontefice non ha voluto rispondere – e non vuole rispondere – alle domande formulate secondo un preciso schema teologico sotto forma di “dubia” che non ammette svicolamenti e scappatoie nella replica.
Ed è probabile, a nostro parere, che il quesito si sarebbe ripresentato nel corso di un incontro con il Collegio cardinalizio; non solo da parte dei firmatari della richiesta di chiarimenti, ma anche forse da parte di altri porporati, desiderosi di un parola risolutiva da parte del Pontefice.
Ecco, noi pensiamo che proprio per questo nel Concistoro di Novembre non è stato previsto un incontro collegiale con i porporati. Avrebbe potuto avere risvolti davvero imbarazzanti per il Pontefice. E ha preferito evitare…

martedì 1 novembre 2016

Sulla vigilia di Ognissanti

 Ringrazio Mons. Arnaldo Morandi di Brescia per la sua consueta e puntuale newsletter della Gebetsliga Italia - Lega di Preghiera per il Beato Imperatore Carlo e la pace fra i popoli. 

Qui è proposta una riflessione su "Halloween" e Ognissanti.

Robertus

In prossimità della festa di Halloween, vorrei proporre alle famiglie, alle agenzie educative, alle istituzioni, ai gestori degli esercizi commerciali, agli operatori pastorali e alla Comunità Ecclesiale tutta alcune riflessioni che ci aiutino a comprenderne l’autentico significato e la reale portata, al fine di decidere con più consapevolezza e con ragionevoli e coerenti motivazioni quale sistema di pensiero e di valori vogliamo fare nostro e trasmettere ai più piccoli, al di là di una ingenua e superficiale accettazione di tutto ciò che una società sempre più confusa e incerta, precaria e consumista, oggi ci propone.
Chiarisco subito che si tratta di semplici riflessioni, che non hanno altra pretesa se non quella di far maturare un pensiero autonomo e critico, capace di vagliare i vari messaggi, più o meno chiari ed evidenti, che ogni giorno riceviamo e che rischiano, talvolta a nostra insaputa, di disorientarci o anche semplicemente di distrarci da una realtà più scomoda ed esigente.
Anche se il nome “Halloween”, attribuito peraltro alla festa solo nel XIX secolo, significa letteralmente “Vigilia di tutti i Santi” e lascerebbe supporre che si tratti di una festa tipicamente cristiana, le sue origini sono da ricercare nella cultura delle popolazioni celtiche pre-cristiane, presso le quali si chiamava “Samhain”, nome che piuttosto indicava semplicemente la fine dell’estate.
Più precisamente, la festa di Samhain nella religione druidica si colloca in una visione circolare e ciclica del tempo, in cui tutto ritorna secondo i ritmi della natura, e rappresenta un momento che, posto al limite tra il ciclo vecchio (fine dell’estate) e quello nuovo (inizio dell’inverno), esce dalla dimensione temporale e consente per questo l’abolizione del confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
Nella notte di questo passaggio, fra il 31 ottobre e il 1° novembre secondo il calendario celtico, in un tempo strappato al tempo e in uno spazio abitato contemporaneamente dalla vita e dalla morte, i Celti credevano che i morti uscissero dalle tombe per far visita ai vivi, mentre fate ed elfi, creature mitologiche considerate nemiche degli uomini, si intromettessero per fare scherzi, spesso pericolosi, ai vivi.
A questa credenza e a questo sistema culturale e religioso, tipici dell’Irlanda e della Scozia e diffusi successivamente negli Stati Uniti e in Canada, si collega l’usanza di far vestire i bambini da streghe, zombie, fantasmi e vampiri (figure che, in un modo o in un altro, richiamano lo stato di non-morte, il mondo dell’occulto e la dimensione del male) e di mandarli a bussare alle porte delle case a chiedere «dolcetto o scherzetto?», rievocando l’altra tradizione, sempre legata allo Samhain celtico, di lasciare nelle case dei dolci per i morti che fossero venuti a far visita alla famiglia.
Quando il Cristianesimo si impiantò nei già esistenti sistemi culturali, ne riprese e ne affinò le espressioni più tipiche, dando, proprio a partire dalle feste, una lettura della storia e del mondo che corrispondesse ai dati della Rivelazione cristiana.
Così, in una rinnovata visione del mondo sottratto al caos di forze incontrollabili e consegnato all’ordine sapiente e onnipotente del Creatore, alla pre-cristiana e pagana festa delle forze occulte della natura e dei morti che non trovano riposo, si sostituirono la Festa di tutti i Santi e la Commemorazione di tutti i Fedeli defunti.
La storia di questa evoluzione, che qui, per esigenza di brevità, ho dovuto presentare in maniera succinta ed essenziale, ma che sarebbe utile approfondire ulteriormente in sedi più opportune, rivela la trasformazione culturale, e non solo religiosa, che si sta progressivamente operando nella nostra società.
Ciò premesso, nel pieno rispetto di quanti volessero scegliere altri sistemi religiosi e filosofici a cui ispirare la propria vita, vorrei proporre, a quanti si professano cristiani e a quanti hanno a cuore l’identità culturale che ci contraddistingue, i seguenti interrogativi:
a) che effetti può avere, a lungo andare e senza una matura e cosciente riflessione, l’assunzione inconsapevole di una cultura della morte e del male, propria di un neopaganesimo dilagante, in evidente contrapposizione a una cultura della vita e del bene, propria della più autentica tradizione cristiana?
b) a cosa porta la sostituzione dell’usanza – tipicamente nostra – di far trovare ai bambini i “regali dei morti”, perché imparino che la morte è un dono della vita, con l’acquisto di oggetti che esprimono la dissacrazione della morte e, conseguentemente, della vita?
c) cosa comporta la sostituzione del culto – tipicamente cristiano – dei morti e dei santi, capace di aprire alla speranza della vita eterna e alla comunione con i vivi e i defunti, con la leggerezza dello scherzo sulla condizione dei morti e, conseguentemente, dei vivi?
Auspicando che queste semplici riflessioni e questi ineludibili interrogativi trovino tante persone di buona volontà disposte a mettersi in discussione, auguro a tutti la maturità di fede e di pensiero che S. Paolo augurava alla comunità di Roma dicendo: «Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto» (Rm 12, 2).
Buona festa di Tutti i Santi!
Arnaldo Morandi