Cavalleria Cristiana

"È autentica Cavalleria Cristiana quella dei Cavalieri Erranti, nel duplice senso di andare ed errare, simili ai saggi e giusti di Dio, i quali si ritirano di tanto in tanto nella fortezza della Tradizione Interiore per dare la scalata alle vette dello Spirito" Primo Siena

domenica 31 maggio 2015

Può parlare di Dio solo chi si è sufficientemente purificato


San Gregorio, nato a Nazianzo, una piccola città della Cappadocia, intorno al 330 fu Arcivescovo di Costantinopoli dal 379 al 381. Con Basilio il Grande e Gregorio di Nissa fa la triade dei Padri cappadoci della Chiesa. Essi si sono distinti per santità di vita e profondità di dottrina. Presentiamo in questa sezione un estratto dalle Orazioni di San Gregorio di Nazianzo sulla teologia. In un tempo difficile come il nostro, le parole del Nazianzeno sono una vivida luce in confronto alla quale la maggioranza delle pubblicazioni teologiche pare fitta nebbia.





Non a tutti, miei cari, compete di parlare di Dio, non a tutti: non si tratta di una capacità che si acquista a basso prezzo né che appartiene a quanti procedono senza staccarsi da terra. Voglio aggiungere che non si può fare sempre, né davanti a tutti, né riguardo a ogni argomento, ma c’è un tempo opportuno, un uditorio opportuno e ci sono argomenti opportuni.
Non compete a tutti, ma a quelli che si sono esercitati e hanno fatto progressi nella contemplazione, e che prima di tutto hanno purificato anima e corpo, o, più esattamente, li purificano. Chi non è puro non può senza pericolo venire a contatto con la purezza, come il raggio del sole non può senza danno raggiungere occhi malati. E quando lo può fare? Quando noi ci allontaniamo dal fango esteriore e dal disordine, e quando la parte direttrice che è in noi non viene confusa da immagini malvagie e deviate, come una bella scrittura mescolata a lettere di cattiva qualità, o un buon profumo mescolato al puzzo della melma. Bisogna realmente starsene liberi, infatti, per conoscere Dio, e “quando ci troveremo nella circostanza favorevole, giudicare” l’esattezza della teologia. Con chi bisogna parlarne? Con coloro dai quali l’argomento è affrontato con impegno e non come uno dei tanti argomenti inutili che con piacere si discutono dopo le corse dei cavalli, dopo gli spettacoli teatrali, dopo i canti, dopo aver accontentato il ventre e ciò che sta al di sotto del ventre: per queste persone è un piacere ciarlare su simili argomenti e mostrarsi abili nelle controversie.
Su cosa dobbiamo meditare e in quale misura? Sulle cose a noi accessibili, e fin dove arrivano la disposizione e la capacità degli ascoltatori. Questo per evitare che, come i suoni e gli alimenti in eccesso danneggiano l’udito o i corpi o, se preferisci, come i carichi troppo pesanti affaticano chi li sostiene, o le piogge troppo impetuose devastano la terra, così anche chi ascolta, pressato e gravato dalle parti più consistenti, per così dire, dei discorsi, venga a perdere anche la forza che prima possedeva.
E non dico che non bisogna ricordare affatto Dio non mi attacchino nuovamente quelli che sono proclivi e pronti a tutto!
Infatti, bisogna ricordarsi di Dio più spesso di quanto respiriamo, e, se è possibile dirlo, non bisogna fare altro che questo. Anche io sono tra quelli che approvano le parole che prescrivono di “esercitarsi giorno e notte”, di “raccontarlo a sera, al mattino e a mezzogiorno” e di “benedire il Signore in ogni circostanza”; se bisogna anche ripetere le parole di Mosè, “quando riposiamo a letto, quando ci alziamo e quando siamo in viaggio” mentre facciamo qualunque altra cosa, conformandosi alla purezza ricordandoci di Lui.
Quindi io non vieto di ricordare Dio continuamente, ma di disputare su Dio; e non proibisco la teologia in quanto cosa empia, ma in quanto cosa inopportuna; io non proibisco l’insegnamento, ma la mancanza di misura. Riempirsi di miele fino a sazietà provoca il vomito, anche se si tratta di miele: allo stesso modo “per ogni cosa c’è il suo tempo”, come sembra a Salomone e a me, e il bello non è più bello, quando non si produce in maniera bella, come il fiore che è in inverno è completamente fuori stagione, o come un’acconciatura maschile è inopportuna per le donne e una femminile lo è per gli uomini, o, ancora, come la geometria è inopportuna in un lutto e le lacrime in un banchetto. Non terremo in considerazione, dunque, il momento opportuno proprio laddove esso deve essere tenuto nella massima considerazione?

(Orazione 27, II-IV)







 

sabato 30 maggio 2015

Il culto dell’Arcangelo Michele e la linea sacra. Incredibile coincidenza o un segno celeste.






Il culto dell’Arcangelo Michele in luoghi sacri posizionati su un’unica linea retta. Un allineamento perfetto, inspiegabile. Solo una casualità?



Skellig Michael (Repubblica Irlandese), St Michael’s Mount (Cornovaglia – Inghilterra sud-occidentale), Mont Saint Michel (Normandia – Francia), la Sacra di San Michele (Val di Susa – Piemonte), San Michele (Monte Sant’Angelo – Puglia), Monastero di San Michele (Isola di Simi – Grecia, Dodecaneso meridionale). A vederli su di una cartina geografica, questi santuari risultano posizionati su una unica linea retta, la Leyline di San Michele.





Forse ancora più sorprendente è il fatto che tre luoghi importanti ovvero Mont Saint Michel in Francia, la Sacra di San Michele in val di Susa e il santuario di Monte Sant’Angelo nel Gargano si trovano alla medesima distanza. Qualcuno interpreta questo fatto come un ammonimento dell’Arcangelo ai fedeli di Cristo a mantenersi nella rettitudine e a non abbandonare mai il rispetto rigoroso delle leggi imposte da Dio. Potrebbe anche essere che quei luoghi di culto siano stati costruiti in punti della terra a forte concentrazione energetica, disposti sulle famose Lay Lines. Ma questa è tutta un’altra storia. Un’altra caratteristica di questa linea è il suo perfetto allineamento con il tramonto del Sole nel giorno del Solstizio d’Estate, giorno che è sempre stato ritenuto importante per riti e connessioni energetiche con la Natura.



Fonte: http://www.lalucedimaria.it/il-culto-dellarcangelo-michele-e-la-linea-sacra-incredibile-coincidenza-o-un-segno-celeste/






domenica 17 maggio 2015

Preghiera di riparazione delle bestemmie

"Chi bestemmia attira l'ira di DIO su se stesso, sulla propria casa (sia intesa come abitazione, che come casato) e sul MONDO INTERO" (Padre Pio).

 Gesù rivelò alla Serva di Dio, Suor Saint-Pierre, carmelitana di Tours (1843) Apostola della Riparazione: Il Mio Nome è da tutti bestemmiato. Gli stessi fanciulli bestemmiano e l'orribile peccato ferisce apertamente il Mio Cuore. Il peccatore con la bestemmia maledice DIO, lo sfida apertamente, annienta la Redenzione, pronuncia da se la propria condanna.. Io ti darò una freccia d'oro per cicatrizzarmi la ferita dei peccatori ed è questa: "SEMPRE SIA LODATO, BENEDETTO, AMATO, ADORATO, GLORIFICATO, IL SANTISSIMO, SACRATISSIMO, ADORABILISSIMO EPPURE INCOMPRENSIBILE, INNOMINABILE NOME DI DIO IN CIELO, IN TERRA O NEGLI INFERI DA TUTTE LE CREATURE USCITE DALLE MANI DI DIO. PER IL SACRO CUORE DI N.S. GESÙ CRISTO NEL SS. SACRAMENTO DELL'ALTARE, AMEN." OH AMMIRABILE NOME DI DIO! IN ISPIRITO DI RIPARAZIONE PER LE BESTEMMIE! GESÙ MARIA, SAN GIUSEPPE, VI AMO! SALVATE TUTTE LE ANIME! SIA BENEDETTA LA SANTA IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA SEMPRE VERGINE MARIA ORA E SECOLI. AMEN."

fonte: http://www.preghiereagesuemaria.it/coroncine/coroncina%20di%20riparazione%20delle%20bestemmie.htm