Cavalleria Cristiana

"È autentica Cavalleria Cristiana quella dei Cavalieri Erranti, nel duplice senso di andare ed errare, simili ai saggi e giusti di Dio, i quali si ritirano di tanto in tanto nella fortezza della Tradizione Interiore per dare la scalata alle vette dello Spirito" Primo Siena

lunedì 21 dicembre 2015

Tolkien ispirato dalle profezie sui Tempi Ultimi

Fonte: 
http://www.maurizioblondet.it/tolkien-ha-descritto-i-tempi-ultimi/


Tolkien, nelle sue lettere al figlio, quando spiega Il Signore degli Anelli, dice che nelle sue intenzione non c’era quella di attribuire caratteri religiosi ben definiti a ciascun personaggio. Non voleva scrivere un poema religioso; piuttosto un poema intriso di religiosità. La sua idea (geniale), quindi, fu piuttosto quella di distribuire caratteri dei protagonisti del Vangelo tra più personaggi (per questo i caratteri di Maria sono in parte ravvisabili in Galadriel, in parte nella moglie di Manwe, Angelo del Silmarillon) così come caratteri di Cristo si ravvisano in Bombadil (che risorge Frodo dai sepolcri, episodio non presente nei film) in parte nel Re guaritore Aragorn (il ritorno del Re visto come il ritorno di Cristo)
Come vedremo più avanti, poi, uno stesso personaggio ha caratteri diversi che lo accostano a diverse simbologie.
In questa ottica, la citta Minas Tirith (baluardo contro Mordor governata pro-tempore dai Sovrintendenti in attesa del ritorno del Re) è associabile alla Chiesa (depositaria del Vangelo e baluardo contro l’Eresia e l’Apostasia, governata temporaneamente dai Papi in attesa del ritorno di Cristo) la quale è ben rappresentata anche dalla figura stessa di Gandalf.

Gli esempi sono numerosi. Al di la, però, della ricerca simbolica dei personaggi del Signore degli Anelli, penso che tale opera meriti di essere indagata sotto un altro aspetto finora trascurato dai critici rispondendo alla domanda:
che il libro non sia stato scritto per il nostro tempo? La sensazione è forte!

Nessuno dei critici di Tolkien, infatti, lo ha mai fatto prima, ma, seppure ardita, credo che una lettura del Signore degli Anelli in un’ottica escatologica potrebbe permettere di aprire nuovi orizzonti sull’ opera.
In nessuno dei suoi scritti o delle sue lettere al figlio o agli amici Tolkien fa menzione delle profezie dei Santi o accenna ad una lettura escatologica della sua opera. E’ anche vero però che il più delle volte ha dato risposte vaghe sul significato dell’anello o su quello delle vicende narrate. (Alcuni critici del suo tempo cercarono di tirarlo per la giacchetta, chiedendogli se il regno di Mordor rappresentasse l’URSS e l’intera vicenda narrata lo scontro tra Occidente ed Unione Sovietica. Tolkien negò seccamente questa interpretazione che, infatti, limiterebbe assai la portata dell’opera.)

Può darsi quindi che nelle intenzioni di Tolkien non vi fosse conteplata l’idea di scrivere un’opera proiettata nel futuro. E quasi certamente fu proprio così. Ma ciò, paradossalmente, potrebbe non essere sufficiente per scartare a priori l’ipotesi escatologica della storia.



Può essere, infatti, che il suo sia un libro ispirato? Forse. Per rispondere, bisogna andare a leggere le lettere che Tolkien scrisse al figlio ed agli amici dopo la pubblicazione della trilogia.

L’autore, infatti, confidò più volte la sua sorpresa riguardo il modo in cui l’opera prese forma; aveva avuto spesso la sensazione che il libro si scrivesse da solo.

“Ciò che spinse Tolkien a dedicarsi così strenuamente alla sua opera non fu semplicemente l’ossessione di raccontare una storia, ma la credenza che «leggende e miti siano in gran parte fatti di “verità”, e in realtà presentino aspetti della verità che possono essere recepiti solamente sotto questa forma (di leggende)» (L 131). Sapeva di scrivere finzioni, ma allo stesso tempo sentiva che stava raccontando la verità sul mondo per come a lui si rivelava. E questa verità la scopriva scrivendo, attraverso il processo stesso della scrittura.

Sostenne sempre di aver avuto la sensazione di registrare ciò che era già «lì», piuttosto che di inventare materiale proprio (L 131); una sensazione che giaceva dietro l’artificio immaginario del «Libro Rosso dei Confini
Occidentali» sul quale Il Signore degli Anelli stesso finge di essere basato. In una lettera a Christopher ammise che il racconto sembrava quasi scriversi da solo e a volte prendeva una direzione molto diversa dall’abbozzo preliminare, come se la verità stesse cercando di emergere attraverso di lui (L 91). In un certo senso, dunque, egli credeva realmente a ciò che stava scrivendo. («Esistono dei piani o dei gradi secondari», scrisse in Notion Club Papers.) (http://www.totustuus.it/modules.php?name=News&file=print&sid=2865)

Nonostante Tolkien fosse in grado di analizzare in certa misura ciò che stava facendo, il motivo per cui lo faceva e il modo in cui otteneva gli effetti letterari desiderati, allo stesso tempo era estremamente sconcertato da ciò che gli era stato dato – cioè percepiva il fatto che un mistero fosse all’opera. Infatti continua:
Riconsiderando le cose totalmente inattese che hanno fatto seguito alla pubblicazione […] mi sembra che il cielo sempre più oscuro che copriva il nostro mondo si sia improvvisamente squarciato, le nuvole si siano diradate e un sole quasi dimenticato abbia ricominciato a splendere. Come se i Corni della Speranza si siano fatti di nuovo sentire, come all’improvviso li sentì Pipino nel nadir delle fortune dell’occidente. Ma come? E perché?
Questo senso di mistero è approfondito dall’incontro nella vita reale con una figura che Tolkien con un uomo (simile all’immagine che lui aveva di Gandalf) che gli fece visita per discutere di alcuni vecchi quadri che sembravano quasi pensati per illustrare Il Signore degli Anelli, ma che Tolkien non aveva mai visto prima. Dopo una pausa, l’uomo aveva osservato: «Naturalmente Lei non crederà di aver scritto il libro tutto da solo?».
Continua Tolkien:
Tale e quale Gandalf! Io ero troppo abituato ai modi di Gandalf per reagire bruscamente o per chiedergli che cosa volesse dire. Penso di aver detto: «No, credo di no». Da allora non sono più stato capace di crederlo. Una conclusione allarmante per un vecchio filologo nei confronti di una cosa che aveva scritto per il proprio godimento. Ma anche una conclusione tale da non inorgoglire chiunque si renda conto dell’imperfezione degli «strumenti prescelti» e di quella che a volte sembra una deprecabile inidoneità per gli scopi prefissati.
Uno «strumento prescelto»? Non voglio rischiare di darle troppa importanza, ma la lettera è illuminante. Pare che Tolkien sentisse come suo dovere suonare il corno della speranza in un mondo che andava oscurandosi, e quelle migliaia di lettori che fanno continuo ritorno al libro e al film per rinfrancarsi un po’ l’anima forse concordano con lui.  Si tratta di una storia che ci dice cose che abbiamo bisogno di sapere.
Non può essere capita tutta subito. È una di quelle storie nelle quali bisogna crescervi dentro, storie che hanno a che fare con il modo in cui è fatto il mondo, e con il modo in cui è fatto il proprio sé. Queste storie sono come i sogni, ma sogni che possono essere condivisi da un’intera cultura; sogni universali che restaurano l’equilibrio della psiche volgendo le nostre energie e i nostri pensieri verso la verità; sogni che somigliano a un’oasi nel deserto. Leggerli può costituire una meditazione.
Tolkien quindi ebbe sempre l’impressione che la storia narrata non fosse solo farina del suo sacco ma gli fosse stata suggerita. Ma se così fosse, da chi? E perché?
Sul Chi, è facile immaginare che il Signore degli Anelli, per come è concepito e scritto, non può che essere ispirato dall’Alto più che dal basso. E’ un libro pieno di speranza, sacrificio, coraggio, positività sempre presente nonostante le prove e i drammatici fatti che si susseguono.
Ma se così fosse, se, cioè, il libro è stato ispirato e “guidato”, quale ne sarebbe il motivo e lo scopo? Potrebbe limitarsi ad un libro sui valori cristiani? Tanti libri sono basati sui principi cristiani. Non per questo hanno beneficiato di un aiuto così forte in fase di stesura.
La tesi è che quindi l’intera opera sia stata scritta per il nostro tempo e per gli eventi che stanno per verificarsi. Per testare questa ipotesi, ho proceduto a mettere a confronto alcuni passi del libro con le profezie che i Santi hanno divulgato riguardo i nostri tempi e quelli futuri. Ecco il risultato


SAURON E LA MASSONERIA
La massoneria ricopre un importante ruolo in funzione escatologica. Nella visione apocalittica, essa è rappresentata come la bestia da cui fuoriescono i grandi errori e le menzogne della storia.
Tolkien non ha mai fatto cenno alla massoneria nei suoi scritti e nelle sue lettere. Tuttavia, nel suo racconto dimostra di conoscere molto bene la realtà massonica.
Quando la Compagnia dell’Anello decide di passare attraverso le Miniere di Moriah, all’ingresso si trovano un arco chiuso che è identico, nella descrizione e nella stampa della prima edizione italiana, all’Arco Reale Alchemico, tipico della massoneria, che Tolkien ha posto proprio all’entrata di quelle Miniere che saranno il vero luogo d’inizio dell’epica battaglia tra Bene e Male. Tolkien lo definisce “un posto maledetto”. Infatti, all’interno delle miniere (un tempo luogo pacifico dove i nani scavavano avidi la roccia, ma ora conquistato ed in balia delle forze oscure di Sauron) Galndalf dovrà sconfiggere un Balrog, ovvero uno degli spiriti di fuoco Caduti nella Tenebra perché corrotti da Melkor (chiamato anche Morgoth), il quale è la vera origine del Male supremo.



Inoltre, il nome stesso di Moriah, al cui ingresso ha posto un Arco simile a quello Reale Alchemico massonico, è riconducibile nella Bibbia al monte su cui Salomone ed il suo architetto Hiram hanno costruito il loro primo Tempio, il Monte Moriah per l’appunto, evento che ha dato le basi ai miti fondativi della massoneria gnostica iniziatica.
La stessa figura di Sauron ricorda molto nel simbolismo la libera muratoria, a partire dall’occhio.
SdA (Signore degli Anelli): “Per molte miglia parve loro che l’occhio rosso li osservasse fuggire” (p. 709)
SdA: “Infine, quando la notte stava ormai morendo ed essi erano già stanchi, l’occhio non fu più che un piccolo punto infocato, e poi svanì” (p. 709)
I massoni attribuiscono all’occhio una duplice simbologia: sul piano fisico il Sole, sul piano spirituale il Grande Architetto dell’Universo, un modo di indicare (il loro) dio. Il triangolo rappresenta alla base la Durata e ai lati Tenebre e Luce.
Sauron, nel Silmarillon, è un angelo caduto di secondo livello, aiutante e servo fedele di Morgoth, il grande Angelo che si era ribellato a Lluvatar e che era stato cacciato ed incatenato dall’Angelo Manwe.
Sauron ha il compito di mantere il potere malvagio sulla terra in nome di Morgoth in attesa della sua liberazione e del suo ritorno. Questo, per chi conosce la libera muratoria più in profondità, è proprio il compito della massoneria, Chiesa del Male, che ha il compito di preparare ll mondo alla venuta del figlio della perdizione.
GANDALF E SARUMAN
Ogni personaggio del Signore degli Anelli racchiude caratteri diversi. Gandalf è sicuramente un angelo, così come Saruman ma, in quanto guide sia degli uomini (Gandalf) che degli elfi (Saruman), rappresentano in qualche modo la funzione che la Chiesa ha nel mondo reale.
In particolare, i due personaggi rappresentano i due modi con cui la Chiesa si è da subito approcciata nei suoi rapporti con il mondo.
Gandalf rappresenta la Chiesa pura, semplice, coraggiosa, tenace, fiduciosa, positiva e speranzosa. Saruman rappresenta la Chiesa disposta al compromesso con il mondo, che ragiona secondo il mondo, che opera secondo il mondo, basandosi esclusivamente sulle proprie forze ed i propri ragionamenti, che arriva addirittura ad interpretare la Sacra Scrittura a proprio piacimento, invece di accettarla nella sua chiarezza e trasparenza:
SdA: “Sono venuto in cerca del tuo aiuto, Saruman il Bianco” disse Gandalf […] “Bianco”, sogghignò Saruman, “Serve come base. Il tessuto bianco può essere tinto. La pagina bianca ricoperta di scrittura e la luce bianca decomposta” “Nel qual caso non sarà più bianca”, rispose Gandalf “E colui che rompe un oggetto per scoprire cos’è, ha abbandonato il sentiero della saggezza” (p. 296)
Saruman è disposto a cercare il compromesso con l’Occhio, nell’assurda convinzione di poterlo così manovrare per il bene degli uomini
SdA: “Abbiamo bisogno di potere, potere per ordinare tutte le cose secondo la nostra volontà, in funzione di quel bene che soltanto i Saggi conoscono” (p. 297)
In questo passaggio si nota infatti la tipica mentalità massonica secondo cui la saggezza risiederebbe in un numero ristretto di “illuminati” destinati a guidare il mondo.
SdA: “Una nuova Potenza emerge. Inutili sarebbero contro di essa i vecchi alleati e l’antico modo di agire. Questa è dunque la scelta che si offre a noi: allearci alla Potenza. Sarebbe una cosa saggia, Gandalf, una via verso la speranza. La vittoria è ormai vicina, e grandi saranno le ricompense per coloro che hanno prestato aiuto. Con l’ingrandirsi della Potenza, anche i suoi amici fidati si ingigantiranno: e i Saggi come noi potrebbero infine riuscire a dirigerne il corso, a controllarlo. Si tratterebbe soltanto di aspettare . di custodire in cuore i nostri pensieri, deplorando forse il male commesso cammin facendo, ma plaudendo alla méta prefissata: Sapienza, Governo, Ordine. […] Non sarebbe necessario, anzi non vi sarebbe un vero cambiamento nelle nostre intenzioni; soltanto nei mezzi da adoperare” (p. 297)
La figura di Saruman ricorda molto la Bestia travestita da Agnello ovvero la massoneria all’interno della Chiesa, divenuta negli ultimi decenni molto potente all’interno delle alte gerarchie ecclesiastiche (Molti Cardinali e Vescovi sono purtroppo massoni) e denunciata anche da Paolo VI nella famosa frase “Il fumo di Satana è entrato nella Chiesa”.
Questo quanto avrebbe detto Maria nella sua apparizione a Don Stefano Gobbi il 17 giugno 1989 in merito all’Apocalisse:
“Figli prediletti, comprendete ora il disegno della vostra Mamma Celeste, la Donna vestita di sole, che combatte, con la sua schiera, nella grande lotta contro tutte le forze del male, per ottenere la sua vittoria, nella perfetta glorificazione della Santissima Trinità.
Con Me combattete, piccoli figli, contro il Drago, che cerca di portare tutta l’umanità contro Dio.
Con Me combattete, piccoli figli, contro la bestia nera, la massoneria, che vuole condurre le anime alla perdizione.
Con Me combattete, piccoli figli, contro la bestia simile a un agnello, la massoneria infiltrata all’interno della vita ecclesiale per distruggere Cristo e la Sua Chiesa.
Per raggiungere questo scopo essa vuole costruire un nuovo idolo, cioè un falso Cristo ed una falsa Chiesa.
La massoneria ecclesiastica riceve ordini e potere dalle varie logge massoniche ed opera per condurre segretamente tutti a fare parte di queste sette segrete. Così sollecita gli ambiziosi con la prospettiva di facili carriere; ricolma di beni gli affamati di denaro; aiuta i suoi membri a primeggiare e ad occupare i posti più importanti, mentre emargina, in maniera subdola, ma decisa, tutti coloro che si rifiutano di partecipare al suo disegno. Infatti la bestia simile a un agnello esercita tutto il potere della prima bestia, in sua presenza, e costringe la terra ed i suoi abitanti ad adorare la prima bestia. Addirittura la massoneria ecclesiastica giunge fino a costruire una statua in onore della bestia e costringe tutti ad adorare questa statua.”
       Messaggio 407 – 17 giugno 1989
Saruman è un infiltrato di Sauron all’interno della coalizione schierata a favore del Bene. E’ la bestia travestita da agnello bianco. Lo scontro tra Gandalf e Saruman, quindi, può essere interpretato come lo scontro tra queste due anime della Chiesa.
La stessa morte di Sauron il grigio può essere interpretata come lo sfacelo della Chiesa come l’abbiamo conosciuta oggi (sfacelo a cui stiamo assistendo in questo tempo) per poter risorgere come nuova Chiesa sotto il trionfo del Cuore Immacolato di Maria (nel Signore degli anelli è Manwe che rimanda Gandalf sulla terra in veste candida e rinnovata) e che è ben rappresentata dalla comparsa di Gandalf il Bianco.
Vidi che molti pastori si erano fatti coinvolgere in idee che erano pericolose per la chiesa. Stavano costruendo una chiesa grande, strana e stravagante…Tutti dovevano esserre ammessiin essa per essere uniti e avere uguali diritti: evangelici, cattolici e sette di ogni denominazione, una vera comunione di profani, vi sarebbe stato un solo pastore ed un solo gregge.”
“Ebbi di nuovo una visione in cui la chiesa di San Pietro era scalzata dalle sue fondamenta, seguendo un piano messo a punto dalla setta segreta, proprio mentre essa era danneggiata dalle tempeste. Ma io vidi anche il soccorso che arrivava nel momento della più grande afflizione. Vidi di nuovo la Santa Vergine porsi sopra la chiesa e stendere su di essa il suo mantello”                                                                          Caterina Emmerich

GALADRIEL E MARIA
Tolkien ha sempre sostenuto di non sopportare l’allegoria ed ha sempre ripetuto che i suoi personaggi non sono allegorici. Questo è vero nel senso che ogni personaggio del Signore degli Anelli non corrisponde allegoricamente in toto ad un personaggio Biblico o religioso. Tuttavia, i caratteri dei personaggi biblici e religiosi sono stati distribuiti tra i vari personaggi fantastici che, proprio per questo, hanno in se caratteri diversi dei personaggi religiosi.
I caratteri di Maria, ad esempio, si riscontrano in parte nella moglie di Manwe (personaggio del Silmarillon) ed in parte in Galadriel, la Dama Elfica che aiuta la Compagnia dell’Anello nella loro missione, facendo loro dei doni che si riveleranno utili, anzi, indispensabili per la buona riuscita della missione.
Galadriel indubbiamente ricorda la figura di Maria sia nell’aspetto che nell’atto di donare i preziosi oggetti. A Medjugorje, infatti, la Madonna ha indicato i cinque sassi come strumento di conversione personale e anche come strumento per affrontare le prove che ci attendono.
Tra i doni che vengono fatti a Frodo da Galadriel, ad esempio, c’è il pane degli Elfi che da solo, con poche briciole, bastava a dare energia ai due Hobbit. Nelle lettere 210 e 213, Tolkien spiega “Il lembas – il pane di via degli elfi – ricorda l’eucaristia, perché «nutre la volontà» ed è più efficace quando si è digiuni”
ARAGORN ED IL GRANDE MONARCA
E’ incredibile come la figura di Aragorn faccia venire in mente le profezie dei Santi riguardanti la venuta del Grande Monarca.
SdA: “Vuoi dire che Granpasso appartiene alla razza degli antichi Re?”, chiese meravigliato Frodo (p. 257)
PdS (Profezie dei Santi): “Sorgerà un valoroso re consacrato da Dio. Sarà un cattolico e un discendente di Luigi IX, ma anche un discendente di un’antica famiglia imperiale germanica, nato in esilio. Egli regnerà sovrano nelle questioni temporali.”                                         XVII secolo, profezia del Ven. Bartolomeo Holzhauser
SdA: “Perché Aragorn discende in linea diretta da Isildur, il figlio stesso di Elendil” (p. 725)
PdS: “Questo sarà un Re bianco, un nuovo San Luigi, più grande e più santo. Sarà mantenuto santo e salvo, perché la Madre di Dio lo protegge come un proprio figlio. Ella l’ha salvato per essere l’erede di una corona meritata e che gli è stata tolta. E’ un discendente del ramo reciso dei Gigli di Francia dei capitani rappresentante sul trono di Francia.”
XIX-XX secolo, messaggi di Gesù a Maria Giulia Jahenny, Blain in Francia
Da notare che nel libro, tutti i personaggi a cui viene rivelata la vera identità di Granpasso rimangono stupiti per il fatto che era opinione diffusa che la stirpe di Isildur fosse estinta.
Proprio come il Grande Monarca, discendente diretto di Luigi XVI°. Ad oggi, infatti, si crede che Luigi XVII°, figlio di Luigi XVI°, sia morto nelle prigioni della Torre del Tempio di Parigi. Non è così! Ce lo dicono alcune profezie:
PdS: “ il Bambino del Tempio non morirà e il suo seme assicurerà il trionfo della Chiesa come non ci sarà mai stato un simile . ” Padre Nectou XVIII secolo, morto ben prima dello scoppio della Rivoluzione Francese.
Padre Pio, ha visto, in stato di bilocazione, la volontà testamentarie della duchessa di Angoulême sorella del delfino Luigi XVII, detenute in un documento che verrà in futuro ritrovato in vaticano, documento “di un’importanza capitale per la Francia, l’Italia ed il mondo.”  Questo documento sarà la prova della legittimità e dell’ascendenza da Luigi XVII del grande Monarca tanto atteso ? (Va ricordato infatti che nelle profezie si dice che sarà il papa a proporlo al mondo.)

Ma soprattutto, ce lo ha detto Maximin Giraud; il pastore della Salette aveva ricevuto ordine della Santa Vergine di rivelare la sopravvivenza di Louis XVII e della sua discesa al conte di Chambord (che era il secondogenito dell’ultimo Re di Francia Carlo X destituito nel 1830 in favore di  Luigi Filippo I di Orleans sostenuto dalle logge massoniche) . Nell’aprile 1865, lo rivelò dunque a Frohsdorf, grazie alla Marquise di Pignerolles.
”Vidi che il conte di Chambord era commosso e parlò lungamente e con molta bontà al giovane veggente. Quando Maximin lasciò il luogo, tutto commosso, il principe si girò verso me: “Ora ho la certezza che il mio cugino Louis XVII è vivo. Non monterò io dunque sul trono della Francia. Ma Dio vuole che conserviamo il segreto. È Lui solo che si riserva di ristabilire la sovranità.”
Da una profezia del XVIII° secolo si apprende: “”Il clero cattolico e il popolo eleggeranno il Papa vero e legittimo, che sarà un uomo di grande santità e bontà di vita… Un discendente della stirpe carolingia, da tutti considerata estinta, verrà a Roma e osserverà ammirato la pietà e la clemenza di questo Pontefice, il quale lo incoronerà e dichiarerà che egli è il legittimo Imperatore dei romani.
 


LA BATTAGLIA DI MINAS TIRITH
A suffragio della tesi per cui Aragorn richiami la figura del Grande Monarca è la grande battaglia di Minas Tirith, che ricorda la grande battaglia profetizzata dai Santi e che sarà teatro della rivelazione del Grande Monarca
PdS: “Colonia sarà il teatro di una terribile battaglia. Là verranno massacrati molti stranieri: uomini e donne combatteranno per la loro fede. Sarà impossibile impedire questa orribile devastazione. La gente camminerà nel sangue che gli arriverà fino alle caviglie. Finalmente apparirà un re straniero che otterrà una vittoria per la causa dei giusti. I restanti nemici si ritireranno nel «paese della betulla». Là verrà combattuta l’ultima battaglia per la giusta causa.      
XVIII secolo, profezia di Bernhardt Rembordt

L’AIUTO INSPERATO
SdA: “Fu allora, quando le cose si mettevano male per Gondor e la speranza cominciava a vacillare, che un nuovo grido si levò nella Città” (a questo punto arriva Aragorn, il Grande Re tanto atteso) (p. 916)
PdS: “Le cose devono giungere al colmo, e quando la mano dell’uomo non potrà più fare nulla e che tutto sembrerà perduto, allora Iddio vi porrà la sua…”
XIX secolo, profezia del Ven. Padre Bernardo M. Clausi
Pds: “Quando tutto sarà considerato perduto, tutto sarà salvo.”
XVIII secolo, profezia di Padre Nectou
Pds:  “I cattolici buoni e fedeli, essendo meno numerosi, saranno sul punto di essere sterminati, ma un colpo dal Cielo li salverà. […]. Quando tutto sembrerà perduto, tutto verrà salvato.”
XVIII-XIX secolo, profezia di Suor Marianne, Francia
PdS: “”Fintanto che ci sarà la preghiera pubblica, non accadrà niente; ma verrà il tempo in cui la preghiera pubblica cesserà. La gente dirà: le cose resteranno come sono. Sarà allora che accadrà la grande calamità… Queste prove non dureranno per molto tempo, perché nessuno potrebbe sopportarle. Quando tutto sembrerà perduto, tutto verrà salvato. Sarà allora che il Principe regnerà, sarà voluto dal popolo che prima non ne aveva stima”
XVIII-XIX secolo, profezia di Suor Marianne, Francia
PdS: “L’umanità corre veloce verso la sua grande purificazione, verso questo «rinnovamento», Divina che si farà non senza pene, né senza dolori. Sembrerà persino il trionfo completo del male sul bene. Ma quei pochi che rimarranno fedeli alla mia Parola, formeranno un nuovo nucleo, come Abramo, dei veri figli di Dio. La lotta è già incominciata e andrà sempre più incalzandosi, tanto da lasciare nei buoni stessi poca fiducia. Tutto sembrerà perduto. Si griderà forte: Signore, salvaci, periamo! E solo allora gli uomini si ricorderanno che il loro aiuto è nel Signore. «Deus in adiutorium meum intende!»
8 giugno 1968, messaggio di Gesù a Suor N.N, Italia
IL GRANDE MONARCA ED IL PASSAGGIO DA UN’ERA ALL’ALTRA
Secondo le profezie di Santi e veggenti, la manifestazione del Grande Monarca e del Papa Santo corrisponderà con la fine della quinta era della Chiesa e il principio della sesta. Un’era quindi, finisce a beneficio di una nuova, dominata dalla Pace seguita al trionfo del Cuore immacolato di Maria. Anche nel Signore degli Anelli, la manifestazione di Aragorn e la sua incoronazione rappresentano lo spartiacque tra due ere.
SdA: E Gandaf disse ad Aragorn “Questo è il tuo regno, cuore del più grande regno a venire. La Terza era del mondo è finita, e una nuova era è incominciata, ed è tuo compito ordinarne il principio e conservare ciò che va conservato. Perché, se anche è stato salvato molto, tuttavia molto è destinato a scomparire” (p. 1047)
PdS: “…Il quinto periodo della Chiesa, che iniziò attorno al 1520, terminerà con l’arrivo del Papa Santo e del potente Monarca che è chiamato «Aiuto da Dio» perché ripristinerà ogni cosa…”
Profezia del XVII secolo, Ven. Bartolomeo Holzhauser
SdA: “Incomincia la Nuova Era”, disse Gandalf, “ed è possibile che in questa era i regni degli uomini durino più a lungo di te, Amico Fangorn” (p. 1055)
PdS: “Il sesto periodo inizierà con il potente Monarca e il Pontefice Santo… durerà fino alla rivelazione dell’Anticristo. In questo periodo, Dio consolerà la Sua Santa Chiesa per le afflizioni e le grandi tribolazioni che ha patito durante il quinto periodo. Tutte le nazioni diverranno cattoliche. Gli uomini vivranno in pace e questa verrà concessa perché la gente farà pace con Dio. Essi vivranno sotto la protezione del Grande Monarca e dei suoi successori.
Il potente Monarca, che sarà inviato da Dio, estirperà tutte le repubbliche. Sottometterà tutto alla sua autorità e mostrerà grande zelo per la vera Chiesa di Cristo.
L’impero dei maomettani sarà distrutto e questo monarca regnerà in oriente come in occidente[…]Nessuno potrà distorcere la parola di Dio, durante il sesto periodo ci sarà un Concilio ecumenico che sarà il più grande di tutti i concili. […]. Il Concilio definirà il vero senso della Sacra Scrittura e ciò sarà creduto e accettato da tutti.”
XVII secolo, profezia del Ven. Bartolomeo Holzhauser
SdA: Disse Gandalf, “(Nella nuova era) Tutte le terre che vedi, e quelle che li circondano saranno d’ora in poi abitate dagli Uomini. Perché è giunta l’ora del Dominio degli Uomini, e l’Antica Stirpe sta per svanire o partire” (p. 1047)
PdS: “In quel tempo…lo Spirito del Signore si effonderà con abbondanza sui popoli, con la rugiada della sua Grazia: la Scienza, la Saggezza e la Santità, cosicché tutti saranno trasformati in uomini nuovi. I santi Angeli verranno a riunirsi familiarmente a loro…”
XII secolo, profezia di Santa Ildegarda

OSCURAMENTO DEL CIELO CON I TRE GIORNI DI BUIO

SdA: “Delle candele accese illuminavano la stanza, poiché dalle finestre non penetrava che una luce fioca e crepuscolare; l’aria era pesante come se si stesse avvicinando un temporale” (p. 872)
PdS: “...Dio manderà due castighi: uno sarà sotto forma di guerre, rivoluzioni e altri mali; avrà origine sulla terra. L’altro sarà mandato dal Cielo. Verrà sopra la terra l’oscurità immensa che durerà tre giorni e tre notti. Nulla sarà visibile e l’aria sarà nociva e pestilenziale e recherà danno, sebbene non esclusivamente ai nemici della Religione. Durante questi tre giorni la luce artificiale sarà impossibile; arderanno soltanto le candele benedette.” XIX secolo, profezia della Beata Anna Maria Taigi, Siena 
SdA: “Tutto il giorno fu cupo e tetro. Dall’alba senza sole sino alla sera l’ombra continuò ad infittirsi e tutti nella Città si sentivano oppressi. Su di essi un’immensa nube avanzava dalla Terra; sotto di essa l’aria era stagnante e irrespirabile” (p. 873-874)
PdS: “Una nube rossa come il sangue attraverserà il cielo; il rombo del tuono farà tremare la Terra” XIX-XX secolo, messaggio di Gesù a Maria Giulia Jahenny, Blain in Francia
PdS: “Il cielo si ammantò di nera caligine, scoppiando i fulmini più tremendi, dove incenerivano, dove bruciavano; la terra, non meno che il cielo, era sconvolta. “XIX secolo, visione della Beata Elisabetta Canori Mora
SdA: “Il giorno seguente, benchè l’oscurità avesse raggiunto il punto massimo e ormai non si infittisse più, cominciò a pesare più minacciosa sui cuori degli uomini, e una grande paura incombeva su di loro” (p. 884)
PdS: “…Verso la fine, l’oscurità ricoprirà la Terra…” Profezia del XIX secolo, l’Estatica di Tours
PdS: “Si avvicinano giorni di tenebre, ma più grandi delle tenebre sulla terra sono le tenebre dell’anima.”
2 dicembre 1989, messaggio della Madonna a Patricia Talbot, Cuenca, Ecuador
SdA: “Le tenebre erano davvero fitte quando il re giunse a Edoras, benchè fosse appena mezzogiorno” (p.870)
PdS: “Si oscurerà il Cielo… Cadranno le tenebre su tutta la terra. La terra sarà avviluppata in un nero mantello per giorni e per notti!” 3 gennaio 1968, messaggio a Suor N.N, Italia
PdS: “Io verrò sul mondo peccatore con un terribile rombo di tuono, in una fredda notte d’inverno. Un caldissimo vento del Sud precederà questa tempesta e pesanti chicchi di grandine scaveranno la terra. Da una massa di nuvole rosso-fuoco lampi devastatori saetteranno, incendiando e riducendo tutto in cenere. L’aria si riempirà di gas tossici e di esalazioni letali che, a cicloni, sradicheranno le opere dell’audacia e della follia e della volontà di potenza della Città della notte…” XIX-XX secolo, messaggio di Gesù a Maria Giulia Jahenny, Blain in Francia 
E’ curioso come il Signore degli Anelli sia tornato alla ribalta mediatica nel 2001, data di inizio degli sconvolgimenti politici che ci hanno portato fino a qui e come la Beata Caterina Emmerich sia stata portata agli onori degli altari pochi anni fa da Giovanni Paolo II. Che ci siano stati indicati come guide di quello che succederà?
  

venerdì 11 dicembre 2015

Carlo I d’Austria: il giovane imperatore che tentò di fermare la guerra

A Vienna, così come in Austria, la ricorrenza del centenario della Grande Guerra è passato sottotono rispetto ad altri luoghi simbolo, come in Friuli, in Trentino ed in Slovenia.
Uno dei motivi potrebbe essere la pesante eredità che gli austriaci avvertono su di loro (anche se la responsabilità maggiore è attribuibile ai tedeschi), ma nel panorama complessivo degli avvenimenti non possiamo dimenticare che ci fu un personaggio di primo piano che lavorò incessantemente per far cessare, come affermava papa Benedetto XV, “ l’inutile strage”.
La storia del “gentiluomo europeo”, l’imperatore Carlo I d’Austria, è sconosciuta ai più e, soprattutto in Italia, la sua immagine è offuscata dalla propaganda anti-austriaca del periodo belligerante. Invece, per una corretta e completa visione di quel periodo, è importante ricordare i fatti di quello che è passato alla Storia come “L’affaire Sisto”.
L’INIZIO – Già con il proclama ai suoi popoli, l’imperatore Carlo (salito al trono alla fine del 1916) espresse immediatamente il suo programma di governo:

“ (…) Voglio fare di tutto per bandire, nel tempo più breve, gli orrori e i sacrifici della guerra e rendere ai miei popoli i benefici scomparsi della pace, non appena me lo permetteranno l’onore delle armi, le condizioni vitali dei miei stati e dei loro fedeli alleati e la testardaggine dei nostri nemici”.



Fu così che attuò sin dall’inizio una rivoluzione interna alla Corte, sostituendo i belligeranti e filo-tedeschi Capo di Stato Maggiore (Conrad von Hoetzendorf) ed il ministro degli Affari Esteri (Istvan Burian) con Arthur Arz-Straussenburg e Ottokar Czernin, due personalità più in linea con l’imperatore.

In più Carlo ha già nel cassetto un piano elaborato da tempo per cercare una pace separata con la Francia e la Gran Bretagna, in accordo con Sisto di Borbone-Parma, cognato dell’Imperatore (sposato con Zita di Borbone-Parma).

Nonostante questi prestasse servizio per l’esercito transalpino, di stanza in Belgio, (in quanto egli dichiarò fin dallo scoppio del conflitto che un Borbone sarà sempre in primis un francese) egli sarà sempre legato all’Austria, non solo per ragioni familiari, ma per quella simpatia e fiducia che provava verso il nuovo monarca. In pratica, l’uomo giusto per tale missione.

LA MISSIONE – Carlo, che decise di tenere all’oscuro della missione il suo ministro Czernin, cominciò con l’operazione dalla fine del dicembre 1916, quando sia tramite intermediari, sia con incontri diretti a Vienna, consegnò al principe Sisto delle missive (scritte o orali) da presentare ai governanti di Francia e Inghilterra.
Nel suo peregrinare tra Francia, Svizzera, Austria, Inghilterra il principe Sisto incontrò sia personaggi che lo appoggiarono (come il presidente della repubblica francese Poincaré ed il primo ministro Briand e, più tiepidamente, anche il re inglese Giorgio IV) ed altri che, palesemente, ostacolarono l’impresa, come l’austrofobo Alexandre Ribot (che dal 20 marzo 1917 prese il posto di Briand) e il premier inglese Lloyd George.
Ed è proprio in una lettera autografa dell’imperatore austriaco, consegnata da Sisto a Poincaré e al governo francese, che si può leggere chiaramente l’intenzione di Carlo di andare incontro alle richieste dell’Intesa (restituzione dell’Alsazia e della Lorena alla Francia, ricostituzione del Belgio ed altro, anche se non si fa menzione delle pretese italiane) e contrastare di fatto l’alleato germanico.
Le potenze dell’Intesa s’incontreranno quindi a St Jean de Maurienne il 19 aprile del 1917, per discutere i propositi dell’Imperatore e lì metteranno definitivamente la parola fine ai tentativi di Sisto, il quale il 25 giugno considerò terminata (e purtroppo fallita) la sua missione e tornò al proprio reggimento.
L’ERRORE FATALE – Nell’aprile del 1918, galvanizzato dalle vittorie delle Potenze Centrali, il ministro Czernin dichiarò al Parlamento che oltre ad essere forte l’alleanza con il Reich tedesco, la Francia l’anno precedente aveva avanzato una proposta di pace all’Austria.

La notizia fu trasmessa all’allora premier francese George Clemenceau, detto “la Tigre”, il quale per non apparire “un questuante della pace”, fece pubblicare la famosa lettera autografa di Carlo del 24 marzo 1917, creando così un terremoto politico che porterà definitivamente la Monarchia asburgica al declino.
Infatti Czernin pretese una dichiarazione firmata da parte dell’Imperatore che dichiarava falsa la lettera, in quanto non accettava che tutto questo fosse avvenuto alle sue spalle e a sua completa insaputa, e una volta ottenutala e mostratala ai tedeschi, fu rimosso dal suo incarico e sostituito con il ministro precedente (Burian); Sisto che tanto s’impegnò per l’augusto cognato si sentì ferito nell’onore.
Il Kaiser tedesco Guglielmo II dal canto suo approfittò della situazione e chiese una rinnovata fiducia a Carlo, sulla base (dopo un incontro fra i due leader avvenuto nella cittadina belga di Spa) di un maggior impegno in campo militare e soprattutto economico. In pratica la Germania cominciava ad annettersi l’Austria … cosa che riuscì a Hitler vent’anni dopo.
UN UOMO DI PACE, CON PAROLE E FATTI – Il giovane Imperatore è stato dileggiato molto al di fuori dei propri confini, additato spesso come un’inesperta ed incapace guida in un momento tanto difficile per il suo Paese e per l’Europa. Sicuramente si è mostrato ingenuo, si è fidato troppo di qualche suo ministro (vedi Czernin) e di altri volponi della scena europea, ma nei suoi due anni di regno è riuscito a dare un segno tangibile di volontà pacificatoria, oserei affermare che è stato l’unico (oltre al papa Benedetto XV).




 Ma era troppo tardi per realizzarla, soprattutto a causa di un’Inghilterra che voleva togliere dai giochi una Germania fin troppo forte dalla scena mondiale, per una Francia che non voleva saperne di reali cattolici e papalini, e un’Italia affamata di conquiste territoriali e con forti propositi espansionistici, ma soprattutto a causa di un alleato (Guglielmo II e il suo entourage) che credeva ciecamente alla vittoria finale e che stringeva nella sua morsa un’Austria-Ungheria allo stremo delle forze.

Se però ora l’Italia può vantare ancora una città meravigliosa come Venezia lo dobbiamo a Carlo che ne impedì il bombardamento, così come vietò l’uso dei gas sul fronte italiano, andando su tutte le furie quando venne a conoscenza che il comando tedesco lo fece utilizzare anche sui fronti austriaci.
A corte scelse di servirsi, lui e la famiglia imperiale, della tessera annonaria come i suoi sudditi per i pasti quotidiani; e in occasione dell’incoronazione quale Re d’Ungheria il pranzo di ricevimento composto di 18 portate fu interamente destinato al lazzaretto della capitale magiara.
Quella di Carlo I credo sia una figura da riscoprire, soprattutto in questo periodo di rievocazione e approfondimento della Grande Guerra, perché non fu unicamente un inascoltato “profeta di pace”, ma le idee moderne (e progressiste – almeno rispetto al conservatorismo del prozio Francesco Giuseppe) di un nuovo assetto dell’Europa avrebbero sicuramente giovato al futuro del nostro continente.

lunedì 7 dicembre 2015

«Caro Enzo Bianchi, Fatima non fu solo per i cattolici»

 Spiace vedere esternazioni anti-mariane e quasi protestanti da parte di personaggi come Enzo Bianchi. E spiace ancora di più constatare la mancanza di autorità da parte della Chiesa di Roma.
Robertus


Vittorio Messori torna alla carica con nuove «Ipotesi su Maria». Il fortunato volume pubblicato da Ares per la prima volta nel 2005, approda in libreria in una veste tutta nuova, in edizione interamente rivista dall’Autore e ampliata di 13 capitoli (150 pagine in più, per un totale di 672, al prezzo di 21,50 euro). Di seguito riportiamo, in anteprima, alcune spigolature tratte dal penultimo capitolo, in cui lo scrittore difende la veridicità di Fatima dalle critiche avanzate dal teologo Enzo Bianchi sulla scorta del padre domenicano Jean Cardonnel. 

Mi càpita di rivedere in rete l’articolo apparso su Le Monde nel maggio del 2000, quando Giovanni Paolo II fece rivelare al mondo quello che chiamano «terzo segreto» di Fatima. Il pezzo del giornale francese su questo evento è firmato da Jean Cardonnel, il domenicano morto alcuni anni fa, per tutta la vita l’intrattabile leader di ogni contestazione sia clericale sia politica, uno dei vedovi inconsolabili degli anni di piombo della Chiesa e della società. Uno per il quale non solo i soliti Mao, Che Gue­vara, Ho Chi Minh ma anche lo sterminatore del popolo cambogiano, Pol Pot, erano da venerare nell’Olimpo delle sacre rivoluzioni.
A Cardonnel si deve tra l’altro un precedente giuridico inedito e pericoloso. Era già molto vecchio, più vicino ai novanta che agli ottanta, insopportabile per la maggioranza dei confratelli per questa sua ossessione contestatrice, per il suo culto del «no» previo a tutto, ma si continuava a ospitarlo – data l’età – nel convento domenicano di Montpellier. Alla fine, il superiore di quella casa religiosa, non potendone più dei suoi costanti malumori, approfittò di uno dei suoi viaggi per sgomberare la sua cella, impacchettare con cura le cose e trovargli un posto in una casa di riposo per anziani. Al ritorno, l’ira di Cardonnel (egli pure, come da copione di ogni prete «adulto» che si rispetti, vietava a chiunque di chiamarlo «padre») esplose clamorosa e, dicendosi vittima di una violenza intollerabile, non pensò neanche un momento a confrontarsi con la legge della Chiesa, il diritto canonico.

Si rivolse invece alla legge della laicissima Repubblica francese, chiamando la Gendarmerie e denunciando il superiore per violazione di domicilio. Il tribunale, dopo lungo dibattito, gli diede ragione, condannò il superiore del convento che aveva proceduto allo sgombero e – per la prima volta, non solo in Francia – dichiarò che la cella di un religioso era un domicilio privato come ogni comune alloggio. Sentenza faziosa e pericolosa, dicevo, perché scavalca e in qualche modo imbavaglia l’autorità ecclesiastica anche all’interno dei suoi spazi.
Ma torniamo al Cardonnel commentatore di Fatima. Scriveva su Le Monde: «Quel presunto “segreto” è un falso, tanto falso quanto la donazione di Costantino con la quale si è voluto legittimare un diabolico controsenso: l’impero cristiano. Un grande teologo italiano – non si dimentichi il suo nome: Enzo Bianchi, fondatore di una nuova comunità monastica – si è subito reso conto della superstizione e della frode perpetrata dal Vaticano a Fatima. Sul quotidiano romano La Repubblica, fratel Bianchi mette implacabilmente il dito nella piaga. Scrive infatti: “Un Dio che, nel 1917, pensa di rivelare che i cristiani saranno perseguitati e che non parla della shoah e dei sei milioni di ebrei annientati non è un Dio credibile”». Continua l’articolo di Cardonnel: «Sì, bisogna scoprire la piaga: come non vedere la tara del presunto segreto di Fatima, la prova lampante che è un falso, che non può venire da Dio? Un falso che squalifica, che scredita l’Eterno. Un Dio, ripeto, non credibile: il Dio del razzismo cattolico, che si interessa solo dei suoi, della sua razza cattolica, nell’oblio del popolo di Gesù».
C’è da rimanere molto sorpresi da simili discorsi e soprattutto, per noi cattolici italiani, c’è da sorprendersi per la citazione (non smentita, anzi ribadita, dall’interessato) di fratel Bianchi. Circola ormai una convinzione, anche tra certi cristiani, secondo la quale la persecuzione degli ebrei da parte dei nazisti nei 12 anni tra 1933 e 1945 sarebbe, senza paragone possibile: il Male Assoluto, il Massimo Delitto della storia intera, l’Esempio Radicale della malvagità umana. Non a caso, la colpa nazista è considerata inespiabile e ancor oggi si braccano, per processarli e condannarli, dei novantenni se non dei centenari considerati in qualche modo responsabili di quello che viene detto, con termine religioso, «l’Olocausto» per eccellenza. Per un simile delitto, e solo per questo, non è prevista alcuna prescrizione. Stando al Cardonnel e al Bianchi, Dio stesso – se vuol parlarci attraverso Maria – deve, sottolineo deve, ricordare e ovviamente maledire la Shoah, altrimenti non sarebbe «un Dio credibile». Non è il vero Signore se non esecra esplicitamente Auschwitz.
Sia ben chiaro – è davvero inutile sottolinearlo – che non si tratta certo di sminuire la gravità del delitto perpetrato all’ombra di una croce uncinata, che fu il tragico rovesciamento della croce cristiana. Non c’è che da unirsi, ovviamente, alla condanna universale. Ma è davvero paradossale rifiutare Fatima perché nel 1917 la Madonna non avrebbe previsto e condannato – a nome del Figlio e della Trinità intera – quei lager tedeschi che sarebbero venuti una ventina d’anni dopo. Nel 1917, ripetiamo: proprio l’anno in cui Lenin prendeva il potere, dando inizio a quel mostro comunista che avrebbe fatto almeno 100 milioni di morti e che avrebbe praticato la più violenta e sanguinosa repressione religiosa della storia, in nome di un ateismo di Stato proclamato sin dalle Costituzioni dell’Unione Sovietica e dei suoi satelliti.

La ricerca storica più recente, capeggiata dal celebre docente tedesco Ernst Nolte, dimostra, documenti alla mano, che il nazionalsocialismo nasce come reazione al marx-leninismo: senza Lenin nel 1917, niente Hitler nel 1933. Senza il colpo di Stato di San Pietroburgo, l’ex imbianchino di Vienna avrebbe al massimo fatto l’ideologo in qualche stube di Monaco di Baviera per qualche oscuro gruppetto di fanatici. Mettere in guardia, a Fatima, dal comunismo che proprio allora nasceva, significava mettere in guardia dalle altre ideologie mortifere che sarebbero venute dopo di esso e per causa di esso. Il nazionalismo primo fra tutti.
Tra l’altro, Bianchi e Cardonnel sono incomprensibili anche quando denunciano che a Fatima si sarebbe manifestato «il Dio del razzismo cattolico, che si interessa solo dei suoi, della sua razza cattolica». Ma che discorso è mai questo? Per l’ateismo sovietico non c’erano zone franche, nel mondo religioso: a parte il fatto che la stragrande maggioranza delle vittime da Lenin sino a Gorbaciov (egli pure ebbe una giovinezza da persecutore) passando per Stalin, non furono cattoliche, ma ortodosse, i due dimenticano che nell’immensa Unione Sovietica erano presenti tutte le religioni. Così, i pope furono massacrati alla pari dei preti, dei rabbini, degli imam, dei maestri buddisti.
Lo stesso avvenne ovunque, nel mondo, il comunismo giunse al potere: nessuno scampo per chi non accettava il materialismo e non condannava la religione, tutte le religioni, come «oppio dei popoli». E questo cominciò proprio in quel fatale 1917, quando la Madonna diede l’allarme per una ideologia perversa, anche perché si presentava con un volto nobile, apparentemente evangelico (giustizia, liberazione, eguaglianza, fraternità), ma che avrebbe risvegliato tutti i dèmoni, compreso quel regime tedesco che si presenta, sin dal nome, come l’unione di nazionalismo e di socialismo. 
Le apparizioni di Fatima, come tutte le altre pur ufficialmente riconosciute, non sono de fide, possono essere criticate e magari non accettate anche dai credenti. Purché, però, lo si faccia su basi più presentabili di queste.
Visto che parliamo di Fatima e di comunismo: viene giusto a proposito ricordare quanto avvenne a Vienna nel decennio tra il 1945 e il 1955. Mentre gli inglesi, esperti e pragmatici, avrebbero voluto contenere l’Urss a Est, l’insipienza americana fermò i suoi carri armati in vista di Berlino per permettere a Stalin di dilagare nell’Europa orientale, occupando anche l’Austria. Il Paese fu diviso in quattro zone, sul modello della Ger­mania, ma quella riservata ai russi era la più importante e vasta, era quella dove stava la capitale stessa. Il ministro degli esteri, quel Molotov che aveva firmato il trattato con Hitler, permettendogli così di scatenare la guerra, disse e ripeté che Mosca mai si sarebbe ritirata da ciò che aveva occupato e tutti si aspettavano che, come a Praga e a Budapest, i comunisti organizzassero un colpo di Stato per andare da soli al potere nell’intera Austria. Le stesse cancellerie occidentali sembravano rassegnate. Opporsi significava quasi certamente una nuova guerra.

Ma non si rassegnò un francescano, padre Petrus che, tornato dalla prigionia proprio in Urss (e conoscendo quindi sulla sua pelle l’orrore di quel regime), andò in pellegrinaggio nel santuario nazionale austriaco, a Mariazell, per avere ispirazione sul che fare per la sua Patria. Lì, fu sorpreso da una voce interiore, una locuzione interna, che gli disse: «Pregate tutti, tutti i giorni, il rosario e sarete salvi». Buon organizzatore, oltre che sacerdote stimato, padre Petrus promosse una «Crociata nazionale del Rosario», nello spirito esplicito di Fatima, che in breve tempo raccolse milioni di austriaci, compreso lo stesso presidente della Repubblica, Leopold Figl. Giorno e notte, grandi gruppi si riunivano, spesso all’aperto, nelle città e nelle campagne recitando la corona e la stessa Vienna era percorsa da imponenti processioni mariane, sorvegliate con ostilità dall’Armata Rossa.
Gli anni passavano senza che l’occupazione cessasse, ma il popolo non si stancava di pregare la Madonna di Fatima. Ed ecco che nel 1955, all’improvviso, il Cancelliere austriaco fu con­vocato a Mosca, dove fu ricevuto al Cremlino dal Soviet Supremo. Qui, gli fu comunicato che l’Urss aveva deciso di ritirare le sue truppe e di ridare all’Austria la piena indipendenza. In cambio, si poneva una sola condizione, che le autorità del Paese che veniva liberato accettarono di buon grado: un impegno di neutralità che, tra l’altro, avrebbe portato grandi vantaggi a Vienna, facendola diventare la terza città delle Nazioni Unite dopo New York e Ginevra. I governi occidentali furono colti di sorpresa da una decisione del tutto inaspettata e unica, sia prima sia dopo: mai, come aveva ricordato Molotov dieci anni prima, mai l’Urss aveva accettato né avrebbe accettato di ritirarsi spontaneamente da un Paese occupato. 
Furono stupiti politici, diplomatici, militari, nel mondo intero. Ma non si stupirono coloro che da anni pregavano con la «Crociata del Rosario»: in effetti, il giorno in cui la notizia del ritiro fu annunciata a Mosca al Cancelliere era un 13 maggio, l’anniversario dell’inizio delle apparizioni di Fatima. Tanto per completare il quadro, lo sgombero totale dell’Armata Rossa fu fissato dal governo comunista per l’ottobre: tra i generali russi (dispiaciuti di lasciare un Paese così bello e strategicamente così importante) nessuno, ovviamente, sospettava che proprio ottobre è, per la tradizione cattolica che risale ai tempi della battaglia di Lepanto, il mese del rosario.

Fonte: http://ww.lanuovabq.it/it/articoli-caro-enzo-bianchifatima-non-fu-solo-per-i-cattolici-14610.htm