Cavalleria Cristiana

"È autentica Cavalleria Cristiana quella dei Cavalieri Erranti, nel duplice senso di andare ed errare, simili ai saggi e giusti di Dio, i quali si ritirano di tanto in tanto nella fortezza della Tradizione Interiore per dare la scalata alle vette dello Spirito" Primo Siena

martedì 23 novembre 2010

Il Papa, il preservativo e gli imbecilli

di Massimo Introvigne 

Del libro-intervista del Papa Luce del mondo si dovrà parlare, a suo tempo, come merita. Oggi invece parliamo di imbecilli. Dalle associazioni gay a qualche cosiddetto tradizionalista, tutti a dire che il Papa ha cambiato la tradizionale dottrina cattolica sugli anticoncezionali. Titoli a nove colonne sulle prime pagine. Esultanza dell’ONU. Commentatori che ci spiegano come il Papa abbia ammesso che è meglio che le prostitute si proteggano con il preservativo da gravidanze indesiderate: e però, se si comincia con le prostitute, come non estendere il principio ad altre donne povere e non in grado di allevare figli, e poi via via a tutti?

Peccato, però, che – come spesso capita – i commentatori si siano lasciati andare a commentare sulla base di lanci d’agenzia, senza leggere la pagina integrale sul tema dell’intervista di Benedetto XVI, che pure fa parte delle anticipazioni trasmesse ai giornalisti. Il Papa, in tema di lotta all’AIDS, afferma che la «fissazione assoluta sul preservativo implica una banalizzazione della sessualità», e che «la lotta contro la banalizzazione della sessualità è anche parte della lotta per garantire che la sessualità sia considerata come un valore positivo». Nel paragrafo successivo – traducendo correttamente dall’originale tedesco – Benedetto XVI continua: «Ci può essere un fondamento nel caso di alcuni individui, come quando un prostituto usi il preservativo (wenn etwa ein Prostituierter ein Kondom verwendet), e questo può essere un primo passo nella direzione di una moralizzazione, una prima assunzione di responsabilità, sulla strada del recupero della consapevolezza che non tutto è consentito e che non si può fare ciò che si vuole. Ma non è davvero il modo di affrontare il male dell'infezione da HIV. Questo può basarsi solo su di una umanizzazione della sessualità».

Non so se il volume italiano che uscirà tradurrà correttamente «un prostituto», come da originale tedesco, o riporterà – come in alcune anticipazioni giornalistiche italiane, purtroppo ahimé anche dell’Osservatore Romano – «una prostituta». «Prostituto», al maschile, è cattivo italiano ma è l’unica tradizione di «ein Prostituierter», e se si mette la parola al femminile l’intera frase del Papa non ha più senso. Infatti le prostitute donne ovviamente non «usano» il preservativo: al massimo lo usano i loro clienti. Il Papa ha in mente proprio la prostituzione maschile, dove spesso – come riporta la letteratura scientifica in materia – i clienti insistono perché i «prostituti» non usino il preservativo, e dove molti «prostituti» – clamoroso il caso di Haiti, a lungo un paradiso del turismo omosessuale – soffrono di AIDS e infettano centinaia di loro clienti, molti dei quali muoiono. Qualcuno potrebbe dire che «prostituto» si applica anche al gigolò eterosessuale che si accompagna a pagamento con donne: ma l’argomento sarebbe capzioso perché è tra i «prostituti» omosessuali che l’AIDS è notoriamente epidemico, a prescindere dal fatto che anche in tedesco per il «prostituto» maschio che va con le donne si usa correntemente il termine «gigolo».
Stabilito dunque che le gravidanze non c’entrano, perché dalla prostituzione omosessuale è un po’ difficile che nascano bambini, il Papa non dice nulla di rivoluzionario. Un «prostituto» che ha un rapporto mercenario con un omosessuale – per la verità, chiunque abbia un rapporto sessuale con una persona dello stesso sesso – commette dal punto di vista cattolico un peccato mortale. Se però, consapevole di avere l’AIDS, infetta il suo cliente sapendo d’infettarlo, oltre al peccato mortale contro il sesto comandamento ne commette anche uno contro il quinto, perché si tratta di omicidio, almeno tentato. Commettere un peccato mortale o due non è la stessa cosa, e anche nei peccati mortali c’è una gradazione. L’immoralità è un peccato grave, ma l’immoralità unita all’omicidio lo è di più.
Un «prostituto» omosessuale affetto da AIDS che infetta sistematicamente i suoi clienti è un peccatore insieme immorale e omicida. Se colto da scrupoli decide di fare quello che – a torto o a ragione (il problema dell’efficacia, o scarsa efficacia, del preservativo nel rapporto omosessuale non è più morale ma scientifico) – gli sembra possa ridurre il rischio di commettere un omicidio non è improvvisamente diventato una brava persona, ma ha compiuto «un primo passo» - certo insufficiente e parzialissimo – verso la resipicenza. Di Barbablù (Gilles de Rais, 1404-1440) si dice che attirasse i bambini, avesse rapporti sessuali con loro e poi li uccidesse. Se a un certo punto avesse deciso di continuare a fare brutte cose con i bambini ma poi, anziché ucciderli, li avesse lasciati andare, questo «primo passo» non sarebbe stato assolutamente sufficiente a farlo diventare una persona morale. Ma possiamo dire che sarebbe stato assolutamente irrilevante? Certamente i genitori di quei bambini avrebbero preferito riaverli indietro vivi.
Dunque se un «prostituto» assassino a un certo punto, restando «prostituto», decide di non essere più assassino, questo «può essere un primo passo». «Ma – come dice il Papa - questo non è davvero il modo di affrontare il male dell'infezione da HIV». Bisognerebbe piuttosto smettere di fare i «prostituti», e di trovare clienti. La delicatezza del confessore nel trovare «strade umanamente percorribili» per trattare i casi pratici più delicati di applicazione della dottrina cattolica – che però non muta – in tema di anticoncezionali, evocata dal Papa in altra parte del libro-intervista, non c’entra con il brano che stiamo discutendo sul «prostituto». È questo il brano che è stato sbattuto in prima pagina e ha innescato la spirale perversa di commenti frettolosi pubblicati prima di sapere di che cosa diamine si stesse parlando. Qui, però, dove stanno la novità e lo scandalo se non nella malizia di qualche commentatore? Al proposito, vince il premio per il titolo più assurdo il primo lancio della Associated Press, versione in lingua inglese (poi per fortuna corretto, ma lo trovate ancora indicizzato su Yahoo con questo titolo): «Il Papa: la prostituzione maschile è ammissibile, purché si usi il preservativo». Solo gli imbecilli scambiano il Papa con Marrazzo, anche se entrambi vivono a Roma.

dal link http://www.cesnur.org/2010/mi_pre.html

 


martedì 16 novembre 2010

MSF lancia la campagna internazionale: "Europa! Giù le mani dalle nostre medicine"

Mentre l’Unione Europea ha ripreso in queste settimane i negoziati per gli accordi di libero scambio (FTA) con l'India, che ridurrebbero drasticamente l’accesso agli economici farmaci generici prodotti nel paese, Medici Senza Frontiere lancia una campagna globale per fermare i numerosi tentativi dell’Europa di limitare l'accesso a questi medicinali per i pazienti nei Paesi via di sviluppo.

"MSF dipende dall'accesso ai farmaci generici a prezzi accessibili - come quelli prodotti in India - per il trattamento di tutti i tipi di malattie. Noi compriamo l'80% dei nostri farmaci contro l'AIDS in India, farmaci che oggi curano 160.000 persone", afferma il Presidente internazionale di MSF, Unni Karunakara. "A nome loro, non possiamo rimanere in silenzio mentre l'Europa lavora per chiudere la porta su ogni aspetto legato alla fornitura e all’approvvigionamento dei farmaci, ovvero la produzione di un farmaco generico, la sua registrazione e il suo trasporto ai pazienti in altre parti del mondo. Per questo abbiamo lanciato una campagna importante: “EUROPA! GIÙ LE MANI DALLE NOSTRE MEDICINE”.

L'accordo di libero scambio con l’India è solo uno dei tanti attacchi contro i farmaci generici attualmente in corso da parte dell’UE. Attraverso altri accordi commerciali bilaterali in tutto il mondo, l'Europa sta minacciando la produzione di medicinali sicuri, efficaci e accessibili, esigendo norme più severe sulla proprietà intellettuale rispetto a ciò che viene richiesto dalle leggi internazionali. L'Europa è anche una forza trainante nei negoziati segreti per l’Accordo commerciale anti-contraffazione (Anti-Counterfeiting Trade Agreement), dove è leader nel portare avanti misure per porre limiti alla produzione di farmaci generici.
L'impatto di queste politiche è già stato avvertito dai pazienti: in base ai regolamenti doganali della Commissione europea, farmaci generici regolari destinati ai Paesi in via di sviluppo sono stati bloccati nei porti europei, mettendo in serio pericolo la vita dei malati.
"Ciò che gli europei stanno facendo è effettivamente strappare i farmaci dalle nostre mani", ha dichiarato il Dr. Marius Müller, coordinatore medico di MSF in Kenya. "Poiché i medicinali generici sono più economici, siamo stati in grado di sottoporre sempre più pazienti alle cure contro l'AIDS. Questo ha significato il ritorno della speranza per i nostri pazienti che possono lavorare di nuovo, che possono portare i loro figli a scuola. Ma se l'Europa continua a seguire la sua strada e blocca questa fonte, rischiamo di rendere vano quanto è stato realizzato negli ultimi cinque anni".
Un recente studio ha rilevato che, nel 2008, fino al 90% di alcuni farmaci contro l'AIDS acquistato dai donatori internazionali - tra cui gli stessi governi europei - sono stati comprati da produttori di generici in India. Bloccare questa fornitura di medicinali a prezzi accessibili sarebbe devastante per milioni di persone sotto trattamento o in attesa di cure.
"L'Europa sta chiaramente sfruttando ogni opportunità che riesce a trovare per chiudere il rubinetto dei farmaci generici a prezzi accessibili per le popolazioni dei Paesi in via di sviluppo", dichiara Michelle Childs, della Campagna di MSF per l'Accesso ai Farmaci Essenziali. "Insieme alle organizzazioni della società civile di tutto il mondo, chiediamo all'Europa di fare subito marcia indietro e chiediamo a chiunque, in tutto il mondo, di sostenere la nostra campagna e unirsi a noi inviando un messaggio al Commissario per il commercio europeo Karel De Gucht affinché metta “GIÙ LE MANI DALLE NOSTRE MEDICINE”.

Per firmare la petizione internazionale, clicca qui.

Si noti il silenzio dei media, sia di destra che di sinistra, per un'azione capital-liberista che annichilisce la dignità e la persona umana, quando invece altri uomini moralmente elevati in lotta contro le forze criptopolitiche, per poche parole sono stati esposti al linciaggio mediatico.

 

Il Pontefice per una revisione del modello economico globale

Angelus del 14 Novembre 2010,
Piazza S.Pietro, Roma.
Cari fratelli e sorelle!
Nella seconda Lettura della Liturgia odierna, l’apostolo Paolo sottolinea l’importanza del lavoro per la vita dell’uomo. Tale aspetto è richiamato anche dalla “Giornata del Ringraziamento”, che si celebra tradizionalmente in Italia in questa seconda domenica di novembre come azione di grazie a Dio al termine della stagione dei raccolti. Anche se in altre aree geografiche i tempi delle coltivazioni sono naturalmente diversi, vorrei oggi prendere lo spunto dalle parole di san Paolo per qualche riflessione, in particolare sul lavoro agricolo.

La crisi economica in atto, di cui si è trattato anche in questi giorni nella riunione del cosiddetto G20, va presa in tutta la sua serietà: essa ha numerose cause e manda un forte richiamo ad una revisione profonda del modello di sviluppo economico globale (cfr Enc. Caritas in veritate, 21).
E’ un sintomo acuto che si è aggiunto ad altri ben più gravi e già ben conosciuti, quali il perdurare dello squilibrio tra ricchezza e povertà, lo scandalo della fame, l’emergenza ecologica e, ormai anch’esso generale, il problema della disoccupazione. In questo quadro, appare decisivo un rilancio strategico dell’agricoltura. Infatti, il processo di industrializzazione talvolta ha messo in ombra il settore agricolo, che, pur traendo a sua volta beneficio dalle conoscenze e dalle tecniche moderne, ha comunque perso di importanza, con notevoli conseguenze anche sul piano culturale. Mi pare il momento per un richiamo a rivalutare l’agricoltura non in senso nostalgico, ma come risorsa indispensabile per il futuro.

Nell’attuale situazione economica, la tentazione per le economie più dinamiche è quella di rincorrere alleanze vantaggiose che, tuttavia, possono risultare gravose per altri Stati più poveri, prolungando situazioni di povertà estrema di masse di uomini e donne e prosciugando le risorse naturali della Terra, affidata da Dio Creatore all’uomo – come dice la Genesi – affinché la coltivi e la custodisca (cfr 2,15). Inoltre, malgrado la crisi, consta ancora che in Paesi di antica industrializzazione si incentivino stili di vita improntati ad un consumo insostenibile, che risultano anche dannosi per l’ambiente e per i poveri. Occorre puntare, allora, in modo veramente concertato, su un nuovo equilibro tra agricoltura, industria e servizi, perché lo sviluppo sia sostenibile, a nessuno manchino il pane e il lavoro, e l’aria, l’acqua e le altre risorse primarie siano preservate come beni universali (cfr Enc. Caritas in veritate, 27). E’ fondamentale per questo coltivare e diffondere una chiara consapevolezza etica, all’altezza delle sfide più complesse del tempo presente; educarsi tutti ad un consumo più saggio e responsabile; promuovere la responsabilità personale insieme con la dimensione sociale delle attività rurali, fondate su valori perenni, quali l’accoglienza, la solidarietà, la condivisione della fatica nel lavoro. Non pochi giovani hanno già scelto questa strada; anche diversi laureati tornano a dedicarsi all’impresa agricola, sentendo di rispondere così non solo ad un bisogno personale e familiare, ma anche ad un segno dei tempi, ad una sensibilità concreta per il bene comune.
Preghiamo la Vergine Maria, perché queste riflessioni possano servire da stimolo alla comunità internazionale, mentre eleviamo a Dio il nostro ringraziamento per i frutti della terra e del lavoro dell'uomo.

lunedì 1 novembre 2010

Ognissanti






"E vidi una folla immensa che nessuno poteva contare, proveniente da tutte le nazioni, tribù, popoli e lingue, che stava in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, vestiti di bianche vesti e con delle palme in mano. E gridavano a gran voce, dicendo: <<La salvezza appartiene al nostro Dio che siede sul trono, e all'Agnello>>. "  Ap 7, 9-10