Cavalleria Cristiana

"È autentica Cavalleria Cristiana quella dei Cavalieri Erranti, nel duplice senso di andare ed errare, simili ai saggi e giusti di Dio, i quali si ritirano di tanto in tanto nella fortezza della Tradizione Interiore per dare la scalata alle vette dello Spirito" Primo Siena

venerdì 4 novembre 2011

La fede e le opere

Il 17 ottobre Papa Benedetto XVI ha pubblicato la lettera apostolica«Portafidei»conla quale indìce l’Anno della fede. La lettera parte dal dato di fatto che la fede è in crisi, non solo all’esterno ma perfino all’interno della Chiesa Cattolica. Per tornare alla fede, il Papa propone un percorso di nuova evangelizzazione e di conoscenza del Catechismo della Chiesa Cattolica. Il Papa ricorda che fin dall’inizio del suo ministero come Successore di Pietro ha ribadito l’esigenza di riscoprire il cammino della fede. Infatti, «capita ormai non di rado che i cristiani si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune. In effetti, questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfino negato. Mentre nel passato culturale unitario, largamente accolto nel suo richiamo ai contenuti della fede e ai valori da essa ispirati, oggi non sembra più essere così in grandi settori della società, a motivo di una profonda crisi di fede che ha toccato molte persone». Le difficoltà per la Chiesa, afferma il Papa, vengono sia dal di dentro sia dal di fuori. E il risultato finale è una società senza fede. Ma questa situazione di scristianizzazione è qualcosa che «non si può accettare». Di qui il vasto programma della nuova evangelizzazione. E di qui l’indizione di un secondo “Anno della fede”, dopo quello indetto da Paolo VI nel 1967, per fare memoria del martirio degli Apostoli Pietro e Paolo nel diciannovesimo centenario della loro testimonianza. Il Papa ha ritenuto di fare iniziare l’Anno della fede in coincidenza con il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II. “Questa coincidenza è un’occasione propizia per comprendere che i testi lasciati in eredità dai Padri conciliari “non perdono il loro valore né il loro smalto”. È necessario che essi vengano letti in maniera appropriata, era possibile riconoscere un tessuto che vengano conosciuti e assimilati come testi qualificati e normativi del Magistero, all’interno della Tradizione della Chiesa. Ai progressisti ricorda che non ha senso negare l’esistenza d’una grave crisi di fede anche all’interno della Chiesa, e fingere che tutto sia andato per il meglio dopo il Concilio. Agli anticonciliaristi – che vorrebbero rifiutare non solo il progressismo e l’interpretazione errata dei testi del Concilio, ma quegli stessi testi – il Papa ribadisce che i documenti del Vaticano II, letti «in maniera appropriata», costituiscono ancora oggi «una grande forza», «una grande grazia» e «una sicura bussola per orientarci». Il Pontefice indica anche il percorso che tutte le diocesi devono seguire. «Per accedere a una conoscenza sistematica dei contenuti della fede, tutti possono trovare nel Catechismo della Chiesa Cattolica un sussidio prezioso ed indispensabile. Esso costituisce uno dei frutti più importanti del Concilio Vaticano II. Pertanto, l’Anno della fede dovrà esprimere un corale impegno per la riscoperta e lo studio dei contenuti fondamentali della fede che trovano nel Catechismo della Chiesa Cattolica la loro sintesi sistematica e organica. Qui, infatti, emerge la ricchezza di insegnamento che la Chiesa ha accolto, custodito ed offerto nei suoi duemila anni di storia. Dalla Sacra Scrittura ai Padri della Chiesa, dai Maestri di teologia ai Santi che hanno attraversato i secoli, il Catechismo offre una memoria permanente dei tanti modi in cui la Chiesa ha meditato sulla fede e prodotto progresso nella dottrina per dare certezza ai credenti nella loro vita di fede». Naturalmente, precisa il Papa, la fede non dovrà mai essere opposta alle opere. Anzi, l’Anno della fede sarà anche un’occasione propizia per intensificare la testimonianza della carità. Non solo. Ma esso servirà anche a ricordare che, se è vero che la fede «senza la carità non porta frutto», non è meno vero che «la carità senza la fede sarebbe un sentimento in balia costante del dubbio».

+ Ignazio Sanna

fonte: http://www.arborense.it/vescovo/la-fede-e-le-opere.html

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