Robertus
Vittorio Messori torna alla carica con nuove «Ipotesi su Maria». Il fortunato volume pubblicato da Ares per la prima volta nel 2005, approda in libreria in una veste tutta nuova, in edizione interamente rivista dall’Autore e ampliata di 13 capitoli (150 pagine in più, per un totale di 672, al prezzo di 21,50 euro). Di seguito riportiamo, in anteprima, alcune spigolature tratte dal penultimo capitolo, in cui lo scrittore difende la veridicità di Fatima dalle critiche avanzate dal teologo Enzo Bianchi sulla scorta del padre domenicano Jean Cardonnel.
Mi càpita di rivedere in rete l’articolo apparso su Le Monde
nel maggio del 2000, quando Giovanni Paolo II fece rivelare al mondo
quello che chiamano «terzo segreto» di Fatima. Il pezzo del giornale
francese su questo evento è firmato da Jean Cardonnel, il domenicano
morto alcuni anni fa, per tutta la vita l’intrattabile leader di ogni
contestazione sia clericale sia politica, uno dei vedovi inconsolabili
degli anni di piombo della Chiesa e della società. Uno per il quale non
solo i soliti Mao, Che Guevara, Ho Chi Minh ma anche lo sterminatore
del popolo cambogiano, Pol Pot, erano da venerare nell’Olimpo delle
sacre rivoluzioni.
A Cardonnel si deve tra l’altro un precedente giuridico inedito e pericoloso.
Era già molto vecchio, più vicino ai novanta che agli ottanta,
insopportabile per la maggioranza dei confratelli per questa sua
ossessione contestatrice, per il suo culto del «no» previo a tutto, ma
si continuava a ospitarlo – data l’età – nel convento domenicano di
Montpellier. Alla fine, il superiore di quella casa religiosa, non
potendone più dei suoi costanti malumori, approfittò di uno dei suoi
viaggi per sgomberare la sua cella, impacchettare con cura le cose e
trovargli un posto in una casa di riposo per anziani. Al ritorno, l’ira
di Cardonnel (egli pure, come da copione di ogni prete «adulto» che si
rispetti, vietava a chiunque di chiamarlo «padre») esplose clamorosa e,
dicendosi vittima di una violenza intollerabile, non pensò neanche un
momento a confrontarsi con la legge della Chiesa, il diritto canonico.
Si rivolse invece alla legge della laicissima Repubblica francese, chiamando la Gendarmerie e denunciando il superiore per violazione di domicilio. Il tribunale, dopo lungo dibattito, gli diede ragione, condannò il superiore del convento che aveva proceduto allo sgombero e – per la prima volta, non solo in Francia – dichiarò che la cella di un religioso era un domicilio privato come ogni comune alloggio. Sentenza faziosa e pericolosa, dicevo, perché scavalca e in qualche modo imbavaglia l’autorità ecclesiastica anche all’interno dei suoi spazi.
Si rivolse invece alla legge della laicissima Repubblica francese, chiamando la Gendarmerie e denunciando il superiore per violazione di domicilio. Il tribunale, dopo lungo dibattito, gli diede ragione, condannò il superiore del convento che aveva proceduto allo sgombero e – per la prima volta, non solo in Francia – dichiarò che la cella di un religioso era un domicilio privato come ogni comune alloggio. Sentenza faziosa e pericolosa, dicevo, perché scavalca e in qualche modo imbavaglia l’autorità ecclesiastica anche all’interno dei suoi spazi.
Ma torniamo al Cardonnel commentatore di Fatima. Scriveva su Le Monde:
«Quel presunto “segreto” è un falso, tanto falso quanto la donazione di
Costantino con la quale si è voluto legittimare un diabolico
controsenso: l’impero cristiano. Un grande teologo italiano – non si
dimentichi il suo nome: Enzo Bianchi, fondatore di una nuova comunità
monastica – si è subito reso conto della superstizione e della frode
perpetrata dal Vaticano a Fatima. Sul quotidiano romano La Repubblica,
fratel Bianchi mette implacabilmente il dito nella piaga. Scrive
infatti: “Un Dio che, nel 1917, pensa di rivelare che i cristiani
saranno perseguitati e che non parla della shoah e dei sei milioni di
ebrei annientati non è un Dio credibile”». Continua l’articolo di
Cardonnel: «Sì, bisogna scoprire la piaga: come non vedere la tara del
presunto segreto di Fatima, la prova lampante che è un falso, che non
può venire da Dio? Un falso che squalifica, che scredita l’Eterno. Un
Dio, ripeto, non credibile: il Dio del razzismo cattolico, che si
interessa solo dei suoi, della sua razza cattolica, nell’oblio del
popolo di Gesù».
C’è da rimanere molto sorpresi da simili discorsi e
soprattutto, per noi cattolici italiani, c’è da sorprendersi per la
citazione (non smentita, anzi ribadita, dall’interessato) di fratel
Bianchi. Circola ormai una convinzione, anche tra certi cristiani,
secondo la quale la persecuzione degli ebrei da parte dei nazisti nei 12
anni tra 1933 e 1945 sarebbe, senza paragone possibile: il Male
Assoluto, il Massimo Delitto della storia intera, l’Esempio Radicale
della malvagità umana. Non a caso, la colpa nazista è considerata
inespiabile e ancor oggi si braccano, per processarli e condannarli, dei
novantenni se non dei centenari considerati in qualche modo
responsabili di quello che viene detto, con termine religioso,
«l’Olocausto» per eccellenza. Per un simile delitto, e solo per questo,
non è prevista alcuna prescrizione. Stando al Cardonnel e al Bianchi,
Dio stesso – se vuol parlarci attraverso Maria – deve, sottolineo deve,
ricordare e ovviamente maledire la Shoah, altrimenti non sarebbe «un Dio
credibile». Non è il vero Signore se non esecra esplicitamente
Auschwitz.
Sia ben chiaro – è davvero inutile sottolinearlo – che non si tratta certo di sminuire
la gravità del delitto perpetrato all’ombra di una croce uncinata, che
fu il tragico rovesciamento della croce cristiana. Non c’è che da
unirsi, ovviamente, alla condanna universale. Ma è davvero paradossale
rifiutare Fatima perché nel 1917 la Madonna non avrebbe previsto e
condannato – a nome del Figlio e della Trinità intera – quei lager
tedeschi che sarebbero venuti una ventina d’anni dopo. Nel 1917,
ripetiamo: proprio l’anno in cui Lenin prendeva il potere, dando inizio a
quel mostro comunista che avrebbe fatto almeno 100 milioni di morti e
che avrebbe praticato la più violenta e sanguinosa repressione religiosa
della storia, in nome di un ateismo di Stato proclamato sin dalle
Costituzioni dell’Unione Sovietica e dei suoi satelliti.
La ricerca storica più recente, capeggiata dal celebre docente tedesco Ernst Nolte, dimostra, documenti alla mano, che il nazionalsocialismo nasce come reazione al marx-leninismo: senza Lenin nel 1917, niente Hitler nel 1933. Senza il colpo di Stato di San Pietroburgo, l’ex imbianchino di Vienna avrebbe al massimo fatto l’ideologo in qualche stube di Monaco di Baviera per qualche oscuro gruppetto di fanatici. Mettere in guardia, a Fatima, dal comunismo che proprio allora nasceva, significava mettere in guardia dalle altre ideologie mortifere che sarebbero venute dopo di esso e per causa di esso. Il nazionalismo primo fra tutti.
La ricerca storica più recente, capeggiata dal celebre docente tedesco Ernst Nolte, dimostra, documenti alla mano, che il nazionalsocialismo nasce come reazione al marx-leninismo: senza Lenin nel 1917, niente Hitler nel 1933. Senza il colpo di Stato di San Pietroburgo, l’ex imbianchino di Vienna avrebbe al massimo fatto l’ideologo in qualche stube di Monaco di Baviera per qualche oscuro gruppetto di fanatici. Mettere in guardia, a Fatima, dal comunismo che proprio allora nasceva, significava mettere in guardia dalle altre ideologie mortifere che sarebbero venute dopo di esso e per causa di esso. Il nazionalismo primo fra tutti.
Tra l’altro, Bianchi e Cardonnel sono incomprensibili
anche quando denunciano che a Fatima si sarebbe manifestato «il Dio del
razzismo cattolico, che si interessa solo dei suoi, della sua razza
cattolica». Ma che discorso è mai questo? Per l’ateismo sovietico non
c’erano zone franche, nel mondo religioso: a parte il fatto che la
stragrande maggioranza delle vittime da Lenin sino a Gorbaciov (egli
pure ebbe una giovinezza da persecutore) passando per Stalin, non furono
cattoliche, ma ortodosse, i due dimenticano che nell’immensa Unione
Sovietica erano presenti tutte le religioni. Così, i pope furono
massacrati alla pari dei preti, dei rabbini, degli imam, dei maestri
buddisti.
Lo stesso avvenne ovunque, nel mondo, il comunismo giunse al potere:
nessuno scampo per chi non accettava il materialismo e non condannava
la religione, tutte le religioni, come «oppio dei popoli». E questo
cominciò proprio in quel fatale 1917, quando la Madonna diede l’allarme
per una ideologia perversa, anche perché si presentava con un volto
nobile, apparentemente evangelico (giustizia, liberazione, eguaglianza,
fraternità), ma che avrebbe risvegliato tutti i dèmoni, compreso quel
regime tedesco che si presenta, sin dal nome, come l’unione di
nazionalismo e di socialismo.
Le apparizioni di Fatima, come tutte le altre pur ufficialmente riconosciute, non sono de fide,
possono essere criticate e magari non accettate anche dai credenti.
Purché, però, lo si faccia su basi più presentabili di queste.
Visto che parliamo di Fatima e di comunismo: viene
giusto a proposito ricordare quanto avvenne a Vienna nel decennio tra il
1945 e il 1955. Mentre gli inglesi, esperti e pragmatici, avrebbero
voluto contenere l’Urss a Est, l’insipienza americana fermò i suoi carri
armati in vista di Berlino per permettere a Stalin di dilagare
nell’Europa orientale, occupando anche l’Austria. Il Paese fu diviso in
quattro zone, sul modello della Germania, ma quella riservata ai russi
era la più importante e vasta, era quella dove stava la capitale stessa.
Il ministro degli esteri, quel Molotov che aveva firmato il trattato
con Hitler, permettendogli così di scatenare la guerra, disse e ripeté
che Mosca mai si sarebbe ritirata da ciò che aveva occupato e tutti si
aspettavano che, come a Praga e a Budapest, i comunisti organizzassero
un colpo di Stato per andare da soli al potere nell’intera Austria. Le
stesse cancellerie occidentali sembravano rassegnate. Opporsi
significava quasi certamente una nuova guerra.
Ma non si rassegnò un francescano, padre Petrus che, tornato dalla prigionia proprio in Urss (e conoscendo quindi sulla sua pelle l’orrore di quel regime), andò in pellegrinaggio nel santuario nazionale austriaco, a Mariazell, per avere ispirazione sul che fare per la sua Patria. Lì, fu sorpreso da una voce interiore, una locuzione interna, che gli disse: «Pregate tutti, tutti i giorni, il rosario e sarete salvi». Buon organizzatore, oltre che sacerdote stimato, padre Petrus promosse una «Crociata nazionale del Rosario», nello spirito esplicito di Fatima, che in breve tempo raccolse milioni di austriaci, compreso lo stesso presidente della Repubblica, Leopold Figl. Giorno e notte, grandi gruppi si riunivano, spesso all’aperto, nelle città e nelle campagne recitando la corona e la stessa Vienna era percorsa da imponenti processioni mariane, sorvegliate con ostilità dall’Armata Rossa.
Ma non si rassegnò un francescano, padre Petrus che, tornato dalla prigionia proprio in Urss (e conoscendo quindi sulla sua pelle l’orrore di quel regime), andò in pellegrinaggio nel santuario nazionale austriaco, a Mariazell, per avere ispirazione sul che fare per la sua Patria. Lì, fu sorpreso da una voce interiore, una locuzione interna, che gli disse: «Pregate tutti, tutti i giorni, il rosario e sarete salvi». Buon organizzatore, oltre che sacerdote stimato, padre Petrus promosse una «Crociata nazionale del Rosario», nello spirito esplicito di Fatima, che in breve tempo raccolse milioni di austriaci, compreso lo stesso presidente della Repubblica, Leopold Figl. Giorno e notte, grandi gruppi si riunivano, spesso all’aperto, nelle città e nelle campagne recitando la corona e la stessa Vienna era percorsa da imponenti processioni mariane, sorvegliate con ostilità dall’Armata Rossa.
Gli anni passavano senza che l’occupazione cessasse,
ma il popolo non si stancava di pregare la Madonna di Fatima. Ed ecco
che nel 1955, all’improvviso, il Cancelliere austriaco fu convocato a
Mosca, dove fu ricevuto al Cremlino dal Soviet Supremo. Qui, gli fu
comunicato che l’Urss aveva deciso di ritirare le sue truppe e di ridare
all’Austria la piena indipendenza. In cambio, si poneva una sola
condizione, che le autorità del Paese che veniva liberato accettarono di
buon grado: un impegno di neutralità che, tra l’altro, avrebbe portato
grandi vantaggi a Vienna, facendola diventare la terza città delle
Nazioni Unite dopo New York e Ginevra. I governi occidentali furono
colti di sorpresa da una decisione del tutto inaspettata e unica, sia
prima sia dopo: mai, come aveva ricordato Molotov dieci anni prima, mai
l’Urss aveva accettato né avrebbe accettato di ritirarsi spontaneamente
da un Paese occupato.
Furono stupiti politici, diplomatici, militari, nel mondo intero.
Ma non si stupirono coloro che da anni pregavano con la «Crociata del
Rosario»: in effetti, il giorno in cui la notizia del ritiro fu
annunciata a Mosca al Cancelliere era un 13 maggio, l’anniversario
dell’inizio delle apparizioni di Fatima. Tanto per completare il quadro,
lo sgombero totale dell’Armata Rossa fu fissato dal governo comunista
per l’ottobre: tra i generali russi (dispiaciuti di lasciare un Paese
così bello e strategicamente così importante) nessuno, ovviamente,
sospettava che proprio ottobre è, per la tradizione cattolica che risale
ai tempi della battaglia di Lepanto, il mese del rosario.
Fonte: http://ww.lanuovabq.it/it/articoli-caro-enzo-bianchifatima-non-fu-solo-per-i-cattolici-14610.htm
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