Durante il volo verso Beirut, Benedetto XVI nega di aver mai preso in
considerazione l'ipotesi di rinunciare al viaggio in Libano
P. Lombardi: Santità, benvenuto e grazie per essere qui con noi. I giornalisti al
seguito sono poco più di 50, di diverse lingue e nazionalità. Naturalmente ce ne
sono molte centinaia, forse migliaia, che ci aspettano invece in Libano e tutti
sono molto attenti a questo viaggio sapendone l’impegno e l’importanza. Le siamo
grati per essere con noi per rispondere a delle domande impegnative che i
giornalisti stessi hanno formulato nei giorni precedenti. Le prime due domande
le formulo in francese. Il Santo Padre risponde in francese come lingua più o
meno ufficiale del viaggio e le altre tre in italiano.
Domanda: Saint-Père, dans ces jours, il y a des anniversaires terribles, comme le 11
septembre ou le massacre de Sabra et Chatila ; aux frontières du Liban, il y a
une sanglante guerre civile, et nous voyons aussi que dans d’autres pays, le
risque de la violence est toujours présent. Saint-Père, avec quels sentiments
vous affrontez ce voyage ? Est-ce que vous avez été tenté d’y renoncer pour
l’insécurité, ou quelqu’un vous a suggéré d’y renoncer ?
[Santo Padre, in questi giorni ricorrono anniversari terribili, come quello
dell’11 settembre, o quello del massacro di Sabra e Chatila; ai confini del
Libano vi è una sanguinosa guerra civile, e vediamo anche che in altri Paesi il
rischio della violenza è sempre attuale. Santo Padre, con quali sentimenti
affronta questo viaggio? E’ stato tentato di rinunciarvi a motivo
dell’insicurezza, o qualcuno Le ha suggerito di rinunciarvi?]
Santo Padre: Chers amis, je suis très heureux et reconnaissant de cette possibilité de
parler avec vous. Je puis dire que personne ne m’a conseillé de renoncer à ce
voyage, et de ma part, je n’ai jamais pensé à cette hypothèse parce que je sais
que si la situation devient plus compliquée, il est encore plus nécessaire de
donner ce signe de fraternité, d’encouragement, de solidarité. Et donc, c’est le
sens de mon voyage : inviter au dialogue, inviter à la paix contre la violence,
aller ensemble pour trouver les solutions des problèmes. Et donc, mes sentiments
dans ce voyage sont surtout des sentiments de reconnaissance pour la possibilité
d’aller en ce moment dans ce grand Pays, ce Pays qui est – comme l’a dit le Pape
Jean-Paul II – plusieurs messages dans cette Région de la rencontre et de
l’origine des trois religions abrahamiques. Je suis reconnaissant surtout au
Seigneur qui m’a donné la possibilité ; je suis reconnaissant à toutes les
Institutions et aux personnes qui ont collaboré et collaborent encore pour cette
possibilité. Et je suis reconnaissant pour tant de personnes qui m’accompagnent
avec la prière. Dans cette protection de la prière et de la collaboration, je
suis heureux et je suis sûr que nous pouvons faire un réel service pour le bien
des hommes et pour la paix.
[Cari amici, sono molto lieto e riconoscente per questa possibilità di parlare
con voi. Posso dire che nessuno mi ha mai consigliato di rinunciare a questo
viaggio e, da parte mia, non ho mai contemplato questa ipotesi, perché so che se
la situazione si fa più complicata, è più necessario offrire questo segno di
fraternità, di incoraggiamento e di solidarietà. E’ il significato del mio
viaggio: invitare al dialogo, invitare alla pace contro la violenza, procedere
insieme per trovare la soluzione dei problemi. Dunque, i miei sentimenti in
questo viaggio sono soprattutto sentimenti di riconoscenza per la possibilità di
andare in questo momento in questo grande Paese, questo Paese che - come ha
detto Papa Giovanni Paolo II - è un messaggio molteplice, in questa Regione,
dell’incontro e dell’origine delle tre religioni abramitiche. Sono riconoscente
soprattutto al Signore che me ne ha dato la possibilità; sono riconoscente a
tutte le Istituzioni e alle persone che hanno collaborato e collaborano ancora
per questa possibilità. E sono riconoscente alle tante persone che mi
accompagnano con la preghiera. In questa protezione della preghiera e della
collaborazione, sono felice e sono certo che possiamo fare un servizio reale per
il bene dell’uomo e per la pace.]
P. Lombardi: Merci, Saint-Père. Un grand nombre de catholiques manifestent leur inquiétude
devant la croissance des fondamentalismes dans différentes régions du monde et
devant les agressions dont sont victimes de plusieurs chrétiens. Dans ce
contexte difficile et souvent sanglant, comment l’Église peut-elle répondre à
l’impératif du dialogue avec l’islam, sur lequel vous avez plusieurs fois
insisté ?
[Grazie Santo Padre. Molti cattolici manifestano la loro inquietudine dinanzi
alla crescita dei fondamentalismi in diverse regioni del mondo e alle
aggressioni di cui sono vittime numerosi cristiani. In questo contesto difficile
e sovente sanguinoso, la Chiesa come può rispondere all’imperativo del dialogo
con l’islam, su cui Lei ha più volte insistito?]
Santo Padre: Le fondamentalisme est toujours une falsification de la religion. Il va contre
l’essence de la religion qui veut réconcilier et créer la paix de Dieu dans le
monde. Donc, la tâche de l’Église et des religions est se purifier, une haute
purification de la religion de cette tentation est toujours nécessaire. Il est
de notre tâche d’illuminer et de purifier les consciences et de rendre clair que
chaque homme est une image de Dieu et nous devons respecter dans l’autre, non
seulement son altérité mais dans l’altérité la réelle essence commune d’être
image de Dieu, et traiter l’autre comme une image de Dieu. Donc, le message
fondamental de la religion doit être contre la violence qui en est une
falsification – comme le fondamentalisme – et doit être l’éducation,
l’illumination et la purification des consciences pour les rendre capables au
dialogue, à la réconciliation et à la paix.
[Il fondamentalismo è sempre una falsificazione della religione. Va contro
l’essenza della religione, che vuole riconciliare e creare la pace di Dio nel
mondo. Dunque, il compito della Chiesa e delle religioni è quello di
purificarsi; un’alta purificazione della religione da queste tentazioni è sempre
necessaria. E’ nostro compito illuminare e purificare le coscienze e rendere
chiaro che ogni uomo è un’immagine di Dio; e noi dobbiamo rispettare nell’altro
non soltanto la sua alterità, ma, nell’alterità la reale essenza comune di
essere immagine di Dio, e trattare l’altro come un’immagine di Dio. Quindi, il
messaggio fondamentale della religione dev’essere contro la violenza, che ne è
una falsificazione, come il fondamentalismo, e dev’essere l’educazione e
l’illuminazione e la purificazione delle coscienze, per renderle capaci di
dialogo, di riconciliazione e di pace.]
Padre Lombardi: Continuiamo in italiano. Nel contesto dell’onda di desiderio di democrazia che
si è messa in moto in tanti Paesi del Medio Oriente con la cosiddetta “primavera
araba”, data la realtà sociale nella maggioranza di questi Paesi, in cui i
cristiani sono minoranza, non c’è il rischio di una tensione inevitabile fra il
dominio della maggioranza e la sopravvivenza del cristianesimo?
Santo Padre: Direi che, di per sé, la primavera araba è una cosa positiva: è un desiderio
di maggiore democrazia, maggiore libertà, di maggiore cooperazione, di una
rinnovata identità araba. E questo grido della libertà, che viene da una
gioventù più formata culturalmente e professionalmente, che desidera maggiore
partecipazione nella vita politica, nella vita sociale, è un progresso, una cosa
molto positiva e salutata proprio anche da noi cristiani. Naturalmente, dalla
storia delle rivoluzioni, sappiamo che il grido della libertà, così importante e
positivo, è sempre in pericolo di dimenticare un aspetto, una dimensione
fondamentale della libertà, cioè la tolleranza dell’altro; il fatto che la
libertà umana è sempre una libertà condivisa, che solo nella condivisione, nella
solidarietà, nel vivere insieme, con determinate regole, può crescere. Questo è
sempre il pericolo, così è anche il pericolo in questo caso. Dobbiamo fare tutti
il possibile perché il concetto di libertà, il desiderio di libertà vada nella
giusta direzione, non dimentichi la tolleranza, l’insieme, la riconciliazione,
come parte fondamentale della libertà. Così anche la rinnovata identità araba
implica - penso - pure il rinnovamento dell’insieme secolare e millenario di
cristiani e arabi, che proprio insieme, nella tolleranza di maggioranza e
minoranza, hanno costruito queste terre e non possono non vivere insieme. Perciò
penso sia importante vedere l’elemento positivo in questi movimenti e fare la
nostra parte perché la libertà sia concepita in modo giusto e risponda a maggior
dialogo e non al dominio di uno contro gli altri.
Domanda: Santo Padre, in Siria, come tempo fa in Iraq, molti cristiani si sentono
costretti a lasciare a malincuore il loro Paese. Che cosa intende fare o dire la
Chiesa cattolica per aiutare in questa situazione, per arginare la scomparsa dei
cristiani in Siria e in altri Paesi mediorientali?
Santo Padre: Devo dire innanzi tutto che non solo cristiani fuggono, ma anche musulmani.
Naturalmente il pericolo che i cristiani si allontanino e perdano la loro
presenza in queste terre è grande e noi dobbiamo fare il possibile per aiutarli
a rimanere. L’aiuto essenziale sarebbe la cessazione della guerra, della
violenza: questa crea la fuga. Quindi, il primo atto è fare tutto il possibile
perché finisca la violenza e sia realmente creata una possibilità di rimanere
insieme anche in futuro. Che cosa possiamo fare contro la guerra? Diciamo,
naturalmente, sempre diffondere il messaggio della pace, chiarire che la
violenza non risolve mai un problema e rafforzare le forze della pace.
Importante qui è il lavoro dei giornalisti, che possono aiutare molto per
mostrare come la violenza distrugge, non costruisce, non è utile per nessuno.
Poi direi forse gesti della cristianità, giornate di preghiera per il Medio
Oriente, per i cristiani e i musulmani, mostrare possibilità di dialogo e di
soluzioni. Direi anche che deve finalmente cessare l’importazione di armi:
perché senza l’importazione di armi la guerra non potrebbe continuare. Invece di
importare le armi, che è un peccato grave, dovremmo importare idee di pace,
creatività, trovare soluzioni per accettare ognuno nella sua alterità; dobbiamo
quindi rendere visibile nel mondo il rispetto delle religioni, le une delle
altre, il rispetto dell’uomo come creatura di Dio, l’amore del prossimo come
fondamentale per tutte le religioni. In questo senso, con tutti i gesti
possibili, con aiuti anche materiali, aiutare perché cessi la guerra, la
violenza, e tutti possano ricostruire il Paese.
P Lombardi: Santo Padre, Lei porta un’Esortazione apostolica indirizzata a tutti i
cristiani del Medio Oriente. Oggi questa è una popolazione sofferente. Oltre
alla preghiera e ai sentimenti di solidarietà, Lei vede passi concreti che le
Chiese e i cattolici dell’Occidente, soprattutto in Europa e America, possono
fare per sostenere i fratelli del Medio Oriente?
Santo Padre: Direi che dobbiamo influire sull’opinione politica e sui politici per
impegnarsi realmente, con tutte le forze, con tutte le possibilità, con vera
creatività, per la pace, contro la violenza. Nessuno dovrebbe sperare vantaggi
dalla violenza, tutti devono contribuire. In questo senso, un lavoro di
ammonizione, di educazione, di purificazione è molto necessario da parte nostra.
Inoltre, le nostre organizzazioni caritative dovrebbero anche aiutare in modo
materiale e fare di tutto. Abbiamo organizzazioni come i Cavalieri del Santo
Sepolcro, di per sé solo per la Terra Santa, ma simili organizzazioni potrebbero
aiutare materialmente, politicamente, umanamente anche in questi Paesi. Direi,
ancora una volta, gesti visibili di solidarietà, giornate di preghiera pubblica,
simili cose possono richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica, essere
fattori reali. Siamo convinti che la preghiera ha un effetto; se fatta con tanta
fiducia e fede, avrà il suo effetto.
"Et absterget Deus omnem lacrimam ab oculis eorum, et mors ultra non erit, neque luctus neque clamor neque dolor erit ultra, quia prima abierunt" Ap 21,4
Cavalleria Cristiana
"È autentica Cavalleria Cristiana quella dei Cavalieri Erranti, nel duplice senso di andare ed errare, simili ai saggi e giusti di Dio, i quali si ritirano di tanto in tanto nella fortezza della Tradizione Interiore per dare la scalata alle vette dello Spirito" Primo Siena